In Portogallo a fine aprile è entrata in vigore una legge che garantisce il congedo mestruale retribuito: chi soffre di endometriosi o adenomiosi, in caso di dolori durante il ciclo mestruale può assentarsi per tre giorni dal lavoro o dalle lezioni scolastiche, senza ripercussioni sul proprio stipendio o sulla propria carriera. La legge è stata approvata a marzo ed è in vigore da circa tre mesi, e in Italia in questi giorni ne hanno parlato diverse fonti stampa.

Il Portogallo non è il primo Paese che introduce il congedo mestruale retribuito nell’Unione europea. Era già successo in Spagna, dove nel 2023 è stato introdotto il congedo in caso di «menstruación incapacitante secundaria», cioè una «situazione di inabilità derivante da una dismenorrea generata da una patologia precedentemente diagnosticata». Per dismenorrea si intendono i dolori legati al ciclo mestruale che in alcuni casi sono lievi e facilmente sopportabili, ma in altri assumono forme invalidanti.

La decisione del Portogallo è stata accolta positivamente da gruppi femministi e associazioni attive nella sensibilizzazione sul tema. Secondo “La voce di una è la voce di tutte”, un’organizzazione di volontariato italiana che si rivolge alle persone con endometriosi, si tratta di «una legge storica», che «segna un passo fondamentale verso una società che non considera più il dolore mestruale come qualcosa da “sopportare in silenzio”, ma come un tema di salute pubblica, di diritti, di dignità». Anche per l’Associazione progetto endometriosi la legge portoghese è «una scelta di civiltà che va oltre la politica e rappresenta un vero riconoscimento del dolore dell’endometriosi e dell’adenomiosi come una condizione reale, invalidante e troppo a lungo ignorata».

Come raccontano le associazioni, nel nostro Paese la situazione è molto diversa. In Italia «siamo ancora a fare chilometri per trovare un centro specializzato. Siamo ancora a spiegare ai datori di lavoro che non è “solo un ciclo”. Siamo ancora a lottare per una diagnosi che arriva dopo anni, se arriva», ha aggiunto l’associazione “La voce di una è la voce di tutte”. Come vedremo, però, introdurre il congedo mestruale non implica automaticamente la caduta di tutti i tabù.