Il fact-checking del video di Salvini sul processo Open Arms

Abbiamo analizzato sette dichiarazioni del leader della Lega, che ha detto alcune cose non supportate dai fatti e fuorvianti
Pagella Politica
Sabato 14 settembre, in un video pubblicato sui social network, il segretario della Lega Matteo Salvini ha difeso le sue ragioni contro la Procura di Palermo, che quel giorno ha chiesto una condanna a sei anni di carcere nei confronti di Salvini, accusato di sequestro di persona e di omissione di atti d’ufficio. Il processo riguarda fatti avvenuti ad agosto 2019: all’epoca era in carica il primo governo Conte, supportato da Movimento 5 Stelle e Lega, e l’allora ministro dell’Interno Salvini impedì per giorni lo sbarco in Italia dei migranti salvati dalla nave Ong Open Arms.

Abbiamo verificato sette dichiarazioni fatte da Salvini nel video per controllare quali sono supportate dai fatti e dai numeri, e quali no, e non per stabilire se il segretario della Lega sia colpevole o meno dei reati di cui è accusato. Questo compito, infatti, spetta alla magistratura: la sentenza di primo grado nel processo è attesa per la fine dell’anno e, in caso di condanna, Salvini potrà fare ricorso e sarebbe comunque innocente fino a un’eventuale sentenza definitiva.

Chi ha mandato Salvini a processo

«Oggi sono a processo e rischio il carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato»

Con tutta probabilità, con questa dichiarazione Salvini ha fatto riferimento al voto con cui, il 30 luglio 2020, l’aula del Senato ha dato la propria autorizzazione a mandare a processo il segretario della Lega, al tempo senatore. All’epoca era in carica il secondo governo guidato da Giuseppe Conte, supportato tra gli altri dal Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico. Il processo in cui è coinvolto Salvini, invece, riguarda fatti avvenuti ad agosto 2019, durante le ultime settimane del primo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega.

Il 30 luglio 2020, 149 senatori hanno votato in aula contro la relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, che aveva chiesto di negare l’autorizzazione a procedere con il processo nei confronti di Salvini. I voti favorevoli alla relazione sono stati 141, dunque non sufficienti a farla passare. Tra i voti contrari alla relazione, sono stati decisivi quelli dei senatori di Italia Viva, che alla fine di maggio 2020 si erano invece astenuti nel voto della giunta.

L’articolo 96 della Costituzione stabilisce che i ministri, anche se cessati dalla loro carica, possono essere sottoposti a processo «per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni» solo se viene data l’autorizzazione del Senato o della Camera dei deputati, «secondo le norme stabilite con legge costituzionale». In base alla legge attualmente in vigore (la n. 1 del 1989), dei possibili reati commessi da un ministro si occupa in primo luogo il cosiddetto “Tribunale dei ministri”, che se lo ritiene può chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere oppure può decidere di archiviare le accuse. 

La richiesta dell’autorizzazione a procedere è stata avanzata dal Tribunale dei ministri di Palermo a gennaio 2020, un’informazione che Salvini ha omesso nel suo video. Il Tribunale dei ministri ha riconosciuto la possibilità che il segretario della Lega possa aver commesso due reati: il sequestro di persona plurimo nei confronti dei migranti a bordo della Open Arms e il rifiuto di atti d’ufficio, per non aver concesso alla nave la possibilità di sbarcare. È di questi due reati che è accusato Salvini e su cui dovranno esprimersi i giudici (per chi volesse approfondire, qui è disponibile il testo della memoria conclusiva con cui la Procura di Palermo ha chiesto la condanna di Salvini, con i due reati analizzati nel dettaglio). Nello specifico, Salvini è accusato di aver commesso il reato di sequestro di persona ai danni di 147 migranti e il reato di rifiuto di atti d’ufficio tra il 14 agosto e il 20 agosto 2019.

I salvataggi della Open Arms

«Il 1° agosto la Open Arms riesce a intercettare un barcone con dei clandestini a bordo. Da quel momento comincia a navigare per il Mediterraneo, raccogliendo altri clandestini e puntando verso l’Italia. Il 20 agosto arriverà davanti alle coste siciliane con 164 clandestini a bordo»

La ricostruzione fatta da Salvini nel video lascia intendere che nel giro di venti giorni la nave Open Arms abbia girovagato in mare con l’obiettivo di raccogliere migranti. Prima di analizzare i fatti, punto per punto, è necessario sottolineare che nel video il segretario della Lega ha usato più volte il termine “clandestini”. Secondo diverse associazioni, tra cui l’Associazione Carta di Roma, fondata per garantire una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, il termine “clandestino” contiene però implicitamente «un giudizio negativo aprioristico» e «suggerisce l’idea che il migrante agisca al buio, di nascosto, come un malfattore». Inoltre questa definizione è da considerare giuridicamente scorretta se usata per definire le persone che tentano di raggiungere l’Europa e non hanno ancora avuto la possibilità di fare richiesta di protezione internazionale, quelle che hanno fatto la richiesta e sono in attesa di una risposta oppure chi si è visto rifiutata la richiesta di asilo o non gode più di una forma di protezione umanitaria. 

Ma torniamo alla ricostruzione fatta da Salvini e integriamola con la cronologia dei fatti avvenuti tra il 1° agosto e il 20 agosto 2019 riportata dal Tribunale dei ministri di Palermo. 

Il 1° agosto la nave Open Arms, omologata per 19 persone, ha salvato 55 persone migranti a bordo di un barca di legno che imbarcava acqua nella zona Sar (sigla dall’inglese Search and rescue) della Libia. L’equipaggio della nave Ong ha avvisato del salvataggio le autorità libiche, italiane e maltesi. Lo stesso giorno l’allora ministro dell’Interno Salvini, insieme al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e della Difesa Elisabetta Trenta (entrambi del Movimento 5 Stelle), ha firmato un decreto interministeriale che vietava alla Open Arms di entrare in acque territoriali italiane. Questo potere era stato dato al governo dal secondo decreto-legge “Sicurezza”, approvato dal governo Conte il 25 luglio 2019 e convertito in legge il 5 agosto. Nella notte del 2 agosto la Open Arms ha salvato altre 69 persone migranti a bordo di un gommone in difficoltà in zona Sar di Malta. La nave ha così reiterato le sue richieste per ottenere un porto a Malta e all’Italia, senza ricevere risposta positiva. Passata una settimana, il 9 agosto Open Arms ha salvato ancora 39 migranti in zona Sar maltese.

La nave è poi arrivata «davanti alle coste siciliane» tra il 14 e il 15 agosto – e non il 20 agosto, come ha detto Salvini – quando è entrata in acque territoriali italiane, avvicinandosi a Lampedusa. Lo sbarco finale di tutti i migranti a bordo è avvenuto il 20 agosto dopo che la Procura di Agrigento ha disposto il sequestro dell’imbarcazione, scelta all’epoca contestata da Salvini.

Secondo il segretario della Lega, la nave Open Arms è arrivata davanti alle coste della Sicilia con 164 migranti a bordo. A questo numero si arriva sommando i numeri dei migranti salvati nelle tre operazioni di salvataggio. In realtà, dopo alcune evacuazioni (di cui parleremo più avanti), il numero di migranti a bordo della nave è sceso a circa 120, ossia quelli tutti sbarcati infine il 20 agosto.

Le proposte di sbarco

«Nei giorni precedenti [la nave Open Arms] aveva testardamente rifiutato ogni richiesta di aiuto, di soccorso, di sbarco, in porti diversi, rispetto a quelli italiani. Hanno detto di no alla Tunisia, hanno detto di no a Malta, hanno detto di no persino allo Stato di bandiera, cioè alla Spagna. Più di 20 giorni di navigazione nel Mediterraneo trattenendo a bordo tutti questi clandestini quando per raggiungere la Spagna sarebbero bastate 72 ore. Questa nave spagnola ha rifiutato per ben due volte lo sbarco dei clandestini in due porti messi a disposizione dalla Spagna»

Qui Salvini ha lasciato intendere che la nave Open Arms abbia avuto numerose possibilità per far sbarcare i migranti a bordo, ma le cose non stanno così. Innanzitutto, dalla ricostruzione dei fatti fornita dal Tribunale dei ministri (e dalla Procura di Palermo) non risulta che la Tunisia abbia proposto alla nave Open Arms di far sbarcare i migranti a bordo in un suo porto.

Malta, invece, si era detta disponibile a far sbarcare solo i 39 migranti salvati da Open Arms il 9 agosto. Il comandante della nave ha respinto questa proposta perché avrebbe potuto causare «disordini» tra i migranti a bordo e mettere in pericolo la «sicurezza della navigazione». In tutto questo, Malta aveva chiesto all’Italia di assegnare Lampedusa come porto di sbarco, vista la sua vicinanza. In più, il 13 agosto Malta ha rifiutato la richiesta di Open Arms di potersi avvicinare alle sue coste per ripararsi dal maltempo, invitando la nave Ong ad avvicinarsi alle coste tunisine o di Lampedusa.

È vero che la Spagna era lo Stato di bandiera della nave Open Arms. Ma come abbiamo spiegato in passato, le norme del diritto internazionale non impongono alle navi che salvano persone in mare di portarle nel loro Stato di bandiera. Detto questo, la Spagna ha proposto alla Open Arms di portare i migranti salvati nel porto di Algeciras, vicino allo Stretto di Gibilterra, il 18 agosto, ossia 18 giorni dopo il primo salvataggio. Il giorno successivo, vista la distanza tra Lampedusa e Algeciras (raggiungibile in sei o sette giorni di navigazione, secondo la ricostruzione della Procura di Palermo), la Spagna ha proposto un altro porto nelle isole Baleari. Questa soluzione è stata «sostanzialmente declinata» dalla Open Arms – ha scritto il Tribunale dei ministri – viste le condizioni di difficoltà in cui si trovavano le persone a bordo della nave. È stata anche scartata l’ipotesi, avanzata da Open Arms, di trasbordare i migranti su un’altra nave, che li portasse in Spagna.

Il soccorso a donne e bambini

«Durante la navigazione nel Mediterraneo della Open Arms abbiamo sempre soccorso e fatto sbarcare malati, donne incinte e minori a bordo» 

Non è vero che nei venti giorni tra il primo soccorso della Open Arms e lo sbarco definitivo di tutti i migranti sono «sempre» stati soccorsi e «fatti sbarcare» i malati, le donne in gravidanza e i minorenni. Lo sbarco di quest’ultimi, infatti, è stato impedito per giorni, una scelta rivendicata dallo stesso Salvini. 

Il 3 agosto sono state fatte sbarcare dalle autorità italiane due donne in gravidanza e un’accompagnatrice. Tra l’11 e il 14 agosto altre due evacuazioni mediche hanno riguardato altre 13 persone. 

I 27 minorenni non accompagnati a bordo della nave, invece, sono stati fatti sbarcare il 18 agosto, quindi 18 giorni dopo il primo soccorso effettuato dalla Open Arms, e dopo uno scambio di lettere tra l’allora presidente del Consiglio Conte e il ministro Salvini. In breve: Conte aveva detto a Salvini che era riuscito a trovare un accordo con alcuni Paesi europei per redistribuire i migranti, invitandolo a far sbarcare i minori. Dopo essersi rifiutato, il 17 agosto l’allora leader della Lega gli aveva risposto che «a suo malgrado» avrebbe autorizzato lo sbarco dei minorenni, dicendo però che la responsabilità era del presidente del Consiglio.

Il divieto di ingresso

«Insieme ai colleghi di governo avevo firmato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane» 

Il decreto a cui fa riferimento Salvini è quello che, come abbiamo visto, è stato firmato il 1° agosto insieme ai ministri Toninelli e Trenta. Il segretario della Lega omette però un’informazione importante.

Il 14 agosto il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio ha sospeso il decreto firmato dai tre ministri del governo Conte, per consentire a Open Arms di entrare in acque territoriali italiane e ricevere soccorso. Lo stesso giorno Salvini ha firmato un nuovo decreto di divieto di ingresso per l’imbarcazione, che però non è stato emanato – ha scritto il Tribunale dei ministri di Palermo – perché non è stato sottoscritto dalla ministra Trenta. A dicembre 2022, ascoltata durante il processo nei confronti di Salvini, Trenta ha dichiarato di non aver firmato il decreto perché la situazione a bordo della nave «era peggiorata ancora di più». Anche Toninelli, ascoltato a processo, ha detto che secondo lui non aveva senso reiterare un decreto che era già stato sospeso dal Tar.

Ricordiamo che all’epoca il primo governo Conte era in crisi già da settimane: i rapporti tra il Movimento 5 Stelle e la Lega di Salvini si erano ormai logorati, e i dissidi hanno portato prima alla caduta del governo e poi all’insediamento il 5 settembre 2019 del secondo governo Conte.

Il calo degli sbarchi e dei morti

«Grazie alla mia azione di governo erano diminuiti sbarchi, morti e dispersi nel Mar Mediterraneo. Nell’anno precedente al mio arrivo gli sbarchi di clandestini erano stati 42.700. Durante il mio mandato al Ministero dell’Interno gli sbarchi si erano ridotti fino a 8.691. Dopo di me gli sbarchi purtroppo tornarono a salire superando quota 21 mila nello stesso periodo» 

Negli anni Salvini ha più volte rivendicato che durante il suo mandato da ministro dell’Interno è calato, grazie alle sue politiche, sia il numero dei morti in mare sia il numero degli sbarchi. Vediamo che cosa dicono i numeri e perché il segretario della Lega non la dice tutta.

Salvini è stato ministro dell’Interno dal 1° giugno 2018 al 5 settembre 2019. È vero che secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), il 2019 è stato l’anno – dal 2013 in poi – con il numero più basso di morti e dispersi nella rotta centrale del Mar Mediterraneo, quella che collega il Nord Africa con l’Italia. 

Uno studio pubblicato nel 2020 e realizzato da Eugenio Cusumano, all’epoca ricercatore in Relazioni internazionali dell’Università di Leiden, nei Paesi Bassi, e da Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), ha calcolato che quando Salvini era ministro dell’Interno il numero dei morti e dei dispersi nel Mar Mediterraneo centrale è sì sceso in valore assoluto, ma è aumentato in rapporto al numero delle partenze dalla Libia. In concreto «il rischio di attraversare il Mediterraneo è triplicato», hanno scritto i due ricercatori, basandosi su dati dell’Unhcr e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Tra giugno e dicembre 2018 è morto o è andato disperso il 5,7 per cento dei migranti che sono partiti dalla Libia, tra gennaio e agosto 2019 il 6,7 per cento. Tra gennaio 2016 e maggio 2018 la percentuale era del 2 per cento circa. Secondo i due ricercatori, inoltre, i due fattori che incidono di più sulla partenza dei migranti sono l’instabilità politica del Nord Africa e le condizioni metereologiche.

E qui veniamo al calo degli sbarchi. Salvini dice che durante il suo mandato da ministro dell’Interno gli arrivi di migranti sulle coste italiane «si erano ridotti fino a 8.691». Questo numero è contenuto nel dossier di Ferragosto del 2019 del Ministero dell’Interno: tra il 1° agosto 2018 e il 31 luglio 2019 sono sbarcati in Italia 8.691 migranti, l’80 per cento in meno rispetto ai 42.700 arrivati tra il 1° agosto 2017 e il 31 luglio 2018. Nello stesso periodo a cavallo tra il 2019 e il 2020 gli sbarchi sono tornati ad aumentare, arrivando a 21.618. 

Nel riportare questi numeri, il segretario della Lega ha omesso almeno due informazioni importanti. In primo luogo, Salvini non è stato ministro solo tra il 1° agosto 2018 e il 31 luglio 2019, ma – come abbiamo visto – dal 1° giugno 2018 al 5 settembre 2019. In quel periodo gli sbarchi sono stati oltre 15 mila.

In secondo luogo, come abbiamo spiegato in numerosi fact-checking, il calo degli sbarchi è iniziato prima dell’insediamento del governo Conte, durante l’estate 2017, quando l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti (Partito Democratico) ha firmato un contestato accordo con le milizie libiche per bloccare le partenze dei migranti.

Che cosa dice la Costituzione

«L’articolo 52 della Costituzione italiana recita: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”»

Il primo comma dell’articolo 52 della Costituzione stabilisce che «la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». Nel secondo comma si legge che «il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge» e che «il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici». «L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», recita infine il terzo comma dell’articolo 52 della Costituzione.

Come abbiamo visto, però, i reati contestati a Salvini sono due: il sequestro di persona e il rifiuto di atti d’ufficio. Non si parla dunque di aver violato la Costituzione. Entrambi i reati contestati sono regolati dal codice penale ed è su questi due reati che dovranno esprimersi i giudici del Tribunale di Palermo. In più, lo ricordiamo, quando si parla di salvataggi in mare ci sono anche norme internazionali da rispettare.

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