Su che cosa non vanno d’accordo Salvini e Meloni

Dall’economia all’immigrazione, passando per la politica estera: ecco che cosa divide i due alleati
ANSA/MATTEO BAZZI
ANSA/MATTEO BAZZI
Nel corso di questa campagna elettorale, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, sono emerse alcune divergenze tra la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il leader della Lega Matteo Salvini, che al voto sono alleati nella stessa coalizione, insieme a Forza Italia e a Noi moderati, una lista che raggruppa quattro partiti di centrodestra.

Al momento, secondo gli ultimi sondaggi, il partito di Meloni gode del doppio dei consensi rispetto a quello di Salvini: il 24,4 per cento rispetto al 12,7 per cento, con Fratelli d’Italia in crescita da settimane e la Lega in calo. 

Dall’economia all’immigrazione, passando per la politica estera, ecco che cosa non mette d’accordo i due leader alleati.

Le divisioni sullo scostamento di bilancio

Da settimane i continui rincari dei prezzi energetici hanno riportato d’attualità nel dibattito politico la necessità di intervenire, da parte del governo, per contenere gli aumenti delle bollette di luce e gas.

In questo momento, uno dei problemi per l’esecutivo dimissionario guidato da Mario Draghi è quello di reperire le risorse per evitare che molte famiglie e imprese non possano stare dietro ai rincari. Diversi partiti stanno così chiedendo al governo di stanziare nuove risorse facendo ricorso a nuovo debito pubblico, attraverso il cosiddetto “scostamento di bilancio”. In parole semplici, con questo provvedimento si aumenterebbe il livello di debito pubblico rispetto a quanto precedentemente preventivato (per esempio, durante la pandemia di Covid-19 sono stati approvati sei scostamenti).

Da tempo Salvini è uno dei leader di partito che con maggiore insistenza chiede di approvare un nuovo scostamento di bilancio. L’11 settembre, ospite a Non è l’arena su La7, il leader della Lega – che, ricordiamo, al momento sostiene ancora il governo dimissionario di Draghi – ha ribadito (min. 8:00) che serve un decreto da «30 miliardi di euro per bloccare subito gli aumenti» delle bollette, «come durante il Covid». Su questo punto, Meloni è invece più cauta: ha più volte ribadito che serve intervenire per contenere i rincari, ma non necessariamente con uno scostamento di bilancio, ritenuto un’«extrema ratio», ossia l’ultima soluzione possibile. «Io ho votato diversi scostamenti di bilancio nella mia vita», ha dichiarato Meloni l’8 settembre, in un’intervista con Sky Tg24. «È una scelta però che non si fa mai a cuor leggero, perché sono soldi a debito: sono soldi che stai scaricando sui tuoi figli e su cui paghi gli interessi».

Le divisioni sulle sanzioni

Un altro tema che divide Meloni e Salvini sono le sanzioni contro la Russia, introdotte dai Paesi occidentali a partire dalla fine di febbraio dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. 

Da alcuni giorni, il leader della Lega sta ripetendo che queste sanzioni non stanno funzionando, dato che la guerra prosegue e che la Russia continua a incassare decine di miliardi di dollari dalle esportazioni di beni energetici, come gas e petrolio. «Al posto delle sanzioni, che dovevano danneggiare i russi, sarebbe meglio proteggere gli italiani e gli europei con uno scudo», ha di recente dichiarato Salvini, chiedendo maggiore aiuto dall’Unione europea. 

«I dati che abbiamo noi dicono che le sanzioni stanno avendo un effetto», ha invece sostenuto Meloni, ospite l’8 settembre su Sky Tg24, citando, per esempio, le stime secondo cui il Prodotto interno lordo della Russia calerà del 6 per cento quest’anno rispetto al 2021.

Le divisioni sull’immigrazione

In queste settimane, Salvini e Meloni hanno dimostrato di pensarla diversamente anche sulla gestione dell’immigrazione, e in particolare sulle misure da mettere in campo per limitare gli sbarchi di migranti sulle coste italiane. 

La proposta di Fratelli d’Italia è quella di introdurre il cosiddetto “blocco navale”, non inteso come atto di guerra, ma come «missione militare europea, realizzata in accordo con le autorità libiche, per impedire ai barconi di immigrati di partire in direzione dell’Italia» (un progetto che ha diversi limiti di fattibilità). 

«Serve il blocco navale? No, basta reintrodurre i decreti Sicurezza», ha invece dichiarato Salvini, ospite a Controcorrente su Rete4 il 3 settembre, facendo riferimento ai due decreti-legge approvati quando era ministro dell’Interno del primo governo Conte, poi rivisti dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle. «Nel programma del centrodestra non c’è nessun blocco navale: non facciamo la battaglia navale con i sommergibili, ci sono i decreti Sicurezza».

SOSTIENI PAGELLA

Leggi ogni giorno la newsletter con le notizie più importanti sulla politica italiana. Ricevi le nostre guide eBook sui temi del momento.
ATTIVA LA PROVA GRATUITA
Newsletter

I Soldi dell’Europa

Il lunedì, ogni due settimane
Il lunedì, le cose da sapere sugli oltre 190 miliardi di euro che l’Unione europea darà all’Italia entro il 2026.

Ultimi articoli