Come si sono spostati i voti in 15 anni di elezioni, dal Nord al Sud

Ogni partito ha una sua distribuzione dei consensi, cambiata negli anni: c’è chi ha consolidato la propria posizione nel Mezzogiorno e chi invece ha un seguito più omogeneo a livello nazionale
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Con le elezioni europee dell’8 e 9 giugno i partiti italiani potranno capire se la distribuzione dei voti raccolti alle elezioni politiche del 2022 si è consolidata oppure se ci sono stati cambiamenti, come già avvenuto negli ultimi 15 anni. 

Abbiamo infatti analizzato le elezioni politiche ed europee che si sono tenute dal 2008 in poi e abbiamo registrato notevoli cambiamenti su dove i principali partiti hanno attirato la maggior parte dei loro consensi. Per esempio, nel tempo il Movimento 5 Stelle ha concentrato i suoi voti al Sud, mentre Fratelli d’Italia ha aumentato la sua forza al Nord.

Fratelli d’Italia ha aumentato i consensi al Nord

Partiamo proprio dal partito di Giorgia Meloni, nato nel 2012 e attualmente al primo posto nei consensi secondo i sondaggi più recenti. All’inizio i consensi di Fratelli d’Italia erano radicati soprattutto nel Centro-Sud, ma negli anni successivi hanno guadagnato spazio al Nord. 

Alle elezioni politiche del 2013 – le prime a cui ha partecipato – Fratelli d’Italia ha preso meno del 2 per cento dei voti a livello nazionale. Oltre il 35 per cento di questi voti proveniva dalle regioni meridionali, il 25 per cento da quelle centrali e il 39 per cento dalle regioni settentrionali. Sei anni dopo, alle elezioni europee del 2019, Fratelli d’Italia ha preso il 45 per cento dei suoi consensi al Nord, oltre il 22 per cento al Centro e quasi il 33 per cento al Sud. Alle elezioni politiche del 2022, le prime in cui è stato il partito più votato, ha invece ottenuto più della metà dei voti nell’Italia settentrionale.

Ricordiamo che gli elettori non sono distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio italiano: il 45 per cento vive al Nord, il 20 per cento al Centro e il 35 per cento nel Mezzogiorno.

Il PD ha perso consensi al Sud

Al momento, dietro a Fratelli d’Italia nei sondaggi c’è il Partito Democratico. Negli anni il PD, che è nato nel 2007, ha registrato un aumento del peso del suo elettorato nel Nord e un calo nel Mezzogiorno. Alle elezioni politiche del 2013 il PD ha preso il 45 per cento dei suoi consensi al Nord, una percentuale salita fino al 53 per cento alle elezioni europee del 2019 e passata al 52 per cento alle elezioni politiche del 2022. Il peso del PD nel Mezzogiorno è sceso invece dal 30 per cento di quattordici anni fa al 24 per cento del 2022. 

Dietro a questi risultati, oltre alla forte crescita avuta dal Movimento 5 Stelle al Sud, c’è anche la progressiva “urbanizzazione” del voto: il PD ha infatti aumentato i suoi voti nelle grandi città, che in Italia sono più concentrate al Nord. Gli elettori del Centro coprono comunque una fetta importante dei consensi del PD: nel complesso gli elettori italiani che risiedono al Centro sono circa il 20 per cento del totale e alle ultime elezioni politiche hanno contribuito a circa il 25 per cento dei voti del PD.

Il Movimento 5 Stelle si è trasformato

Il Movimento 5 Stelle è uno dei partiti italiani che ha subìto la maggiore trasformazione elettorale. Nato nel 2009, il partito guidato da Giuseppe Conte ha partecipato per la prima volta alle elezioni politiche nel 2013, e nel tempo è passato dall’essere un partito di carattere nazionale a un partito a trazione meridionale.

Alle elezioni politiche del 2013 il Movimento 5 Stelle ha ottenuto il 44 per cento dei suoi consensi dal Nord, il 22 per cento dal Centro e il 34 per cento dal Sud. Nelle elezioni successive la quota di voti del partito di Conte proveniente dal Mezzogiorno è aumentata: è stata del 46 per cento alle elezioni politiche del 2018 ed è arrivata al 56 per cento alle elezioni politiche del 2022. Oltre metà dei votanti del Movimento 5 Stelle risiede quindi al Sud, nonostante solo il 35 per cento degli elettori italiani viva in questa macroarea.

La Lega resta ancora il partito del Nord

Fondata nel 1989 da Umberto Bossi, la Lega è stata fino al 2013 un partito di stampo autonomista del Nord Italia (il suo nome originario era “Lega Nord”). Dal 2013 in poi, quando Matteo Salvini ne è diventato il segretario, la Lega Nord ha cambiato il nome in “Lega” e ha subìto una svolta nazionale. 

Fino a dieci anni fa, la Lega aveva il 95 per cento del suo elettorato al Nord, una percentuale scesa all’89 per cento alle elezioni europee del 2014, al 70 per cento alle elezioni politiche del 2018 e al 61 per cento alle elezioni europee del 2019, quando ha raggiunto il suo miglior risultato a livello nazionale. Alle elezioni politiche del 2022 il peso del Nord è tornato a crescere, arrivando al 65 per cento, con un calo di quello al Centro, confermandosi invece stabile al Sud. Nel complesso la Lega di Salvini è ancora un partito per lo più “nordista”, ma con un 35 per cento dei voti provenienti dal Centro-Sud.

La costanza di Forza Italia

Nonostante il calo dei consensi a livello nazionale, Forza Italia è stato il partito che dal 2008 a oggi ha mantenuto pressoché invariate le sue quote di elettorato nelle varie zone del Paese. Il partito fondato da Silvio Berlusconi, oggi guidato da Antonio Tajani, è sempre stato forte al Nord e al Sud, e più debole al Centro. 

Alle elezioni politiche del 2008 i voti dell’allora Popolo della Libertà, la formazione nata dall’alleanza tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, provenivano per il 40 per cento dal Nord, per un altro 40 per cento dal Sud, e per il 20 per cento dal Centro. Nonostante la scissione del Popolo della Libertà, avvenuta nel 2013, Forza Italia ha mantenuto negli anni successivi la stessa distribuzione di voti.

Chi ha la distribuzione migliore dei consensi

Sulla base di questi numeri, qual è il partito italiano che ha la distribuzione del voto più uniforme tra varie aree del Paese? Per rispondere a questa domanda abbiamo calcolato il cosiddetto “indice di dissimilarità spaziale”. Questo indice misura quanto la distribuzione geografica dei voti di un partito si discosta dalla distribuzione geografica dell’elettorato nel suo complesso. L’indice di dissimilarità spaziale varia da zero a 100: un valore pari a zero indica che la distribuzione dei voti del partito è perfettamente proporzionale alla distribuzione dell’elettorato in ogni macroarea, mentre il valore 100 indica una distribuzione completamente sbilanciata. 

In altre parole, l’indice rappresenta la percentuale di voti del partito che dovrebbe essere redistribuita tra le aree del Paese per ottenere una distribuzione perfettamente proporzionale a quella dell’elettorato complessivo. 

Alle elezioni politiche del 2022 Fratelli d’Italia è stato il partito con la distribuzione dei consensi più uniforme sul territorio nazionale, con un indice di dissimilarità spaziale pari a 6,6. Dietro ci sono il Partito Democratico (6,7) e Forza Italia (10,4). La Lega presenta una distribuzione dei voti meno uniforme (16,3), mentre il Movimento 5 Stelle è il partito con la distribuzione dei consensi più disomogenea tra le macroaree, con un indice di 25,8. Questo significa che oltre un quarto dei voti del partito di Conte dovrebbe essere “redistribuito” tra le diverse zone del Paese per allinearsi alla distribuzione nazionale degli elettori.
Il Movimento 5 Stelle è passato dall’essere un partito con un consenso distribuito uniformemente sul territorio nazionale a un partito con una forte connotazione territoriale. Al contrario la Lega ha compiuto il percorso inverso, passando da una dimensione marcatamente territoriale a una più nazionale. Il PD e Fratelli d’Italia, invece, hanno mantenuto nel tempo una distribuzione dei consensi relativamente stabile e uniforme tra le aree del Paese. Alle elezioni europee del 2019 Forza Italia ha visto aumentare lievemente la propria disomogeneità nella distribuzione dei voti, che è poi tornata a scendere alle elezioni politiche del 2022.

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