Conte ha la memoria corta sugli impegni presi con la NATO

Il presidente del Movimento 5 Stelle dice di non «aver sottoscritto» l’impegno a portare le spese in difesa al 2 per cento del PIL, ma non la racconta giusta
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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Il 23 giugno il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte è intervenuto alla Camera per criticare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nelle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo ha annunciato che l’Italia rispetterà il nuovo impegno preso con la NATO: portare nei prossimi anni la spesa in difesa a un valore pari al 5 per cento del Prodotto interno lordo (PIL). Questo nuovo impegno aggiorna quello concordato oltre dieci anni fa dai Paesi membri dell’alleanza militare, che prevedeva un aumento delle spese in difesa fino al 2 per cento del PIL.

«Ha riconosciuto che l’accordo al 2 per cento del PIL era del 2014: io ero professore a Firenze, non faccia confusione. Lei era in politica», ha detto Conte, che ha aggiunto di aver scontentato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump quando quest’ultimo aveva chiesto ai Paesi della NATO di aumentare le spese militari. «Ho guardato Trump negli occhi e ho detto: “Prima devo sottoscrivere un accordo con la Cina, perché i nostri imprenditori hanno bisogno, sono in difficoltà, hanno bisogno di nuovi mercati”», ha dichiarato il presidente del Movimento 5 Stelle. «Non ho sottoscritto il 2 per cento, ma l’ho giustificato. Sa come? Lo faccia anche lei: ho detto che non posso affamare gli italiani».

Ma è davvero così? Quando era presidente del Consiglio, Conte ha davvero respinto l’impegno di portare al 2 per cento la spesa in difesa dell’Italia? In breve, la risposta è no.

Quando Conte guidava il governo

L’impegno a portare le spese in difesa al 2 per cento del PIL è stato ufficializzato dai Paesi della NATO a settembre 2014, a Newport, in Galles. All’epoca il presidente del Consiglio era Matteo Renzi, del Partito Democratico.

Conte è diventato presidente del Consiglio il 1° giugno 2018, alla guida di un governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. In quella veste ha partecipato al vertice NATO di luglio 2018. In quel periodo, Trump era presidente degli Stati Uniti e più volte aveva chiesto agli alleati europei di aumentare la spesa per la difesa, per ridurre il peso sostenuto dagli Stati Uniti.

Nelle conclusioni di quell’incontro, i capi di Stato e di governo dell’Alleanza avevano ribadito il loro impegno «nei confronti di tutti gli aspetti del Patto sugli investimenti nella difesa [in inglese Defence Investment Pledge, ndr] concordato al vertice del Galles del 2014 e a presentare piani nazionali credibili per la sua attuazione, compresi gli orientamenti di spesa per il 2024, le capacità pianificate e i contributi». «Tutti gli alleati hanno iniziato ad aumentare in termini reali la quantità di spesa destinata alla difesa e circa due terzi degli alleati hanno piani nazionali per portare la spesa per la difesa al 2 per cento del loro PIL entro il 2024», si legge ancora nelle conclusioni.

Dopo il vertice, Conte ha tenuto una conferenza stampa in cui non ha affermato che l’Italia avrebbe disatteso gli impegni del 2014. Anzi, li ha confermati. «L’Italia ha ereditato degli impegni di spesa per quanto riguarda il contributo alla NATO e impegni di spesa che noi non abbiamo alterato, quindi nessuna spesa aggiuntiva», aveva dichiarato il presidente del Consiglio, aggiungendo che le richieste di Trump erano fondate. «Vorrei dichiarare pubblicamente che nel momento in cui gli Stati Uniti dicono che loro contribuiscono alle spese per la difesa in modo eccessivamente gravoso per la loro nazione, rispetto ai contributi degli altri Paesi, dicono qualcosa che corrisponde alla realtà».

A una domanda precisa sull’obiettivo del 2 per cento del PIL per la difesa, Conte non ha risposto dicendo che l’Italia lo avrebbe disatteso perché troppo oneroso. «Impegni sono stati assunti, quindi noi ci inseriamo in un percorso che in qualche modo è stato già tracciato. Ogni governo che si insedia è chiaro che eredita delle linee di continuità, ci mancherebbe che ogni volta si potesse resettare tutte le azioni politiche, di indirizzo, e di ripartire da zero», aveva sottolineato il presidente del Consiglio. «Poi in particolar modo nell’ambito della NATO ci sono degli impegni assunti che non si cambiano ovviamente dall’oggi al domani».

L’obiettivo del 2 per cento è stato riconfermato dai Paesi della NATO anche a dicembre 2019, quando Conte guidava il suo secondo governo, sostenuto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali. Nelle conferenza stampa al termine di quel vertice, il presidente del Consiglio non aveva parlato dell’obiettivo del 2 per cento. 

Nel 2020, durante la pandemia di COVID-19, non si sono tenuti vertici della NATO, mentre nel 2021 un incontro è stato organizzato a giugno, quando Conte non era più presidente del Consiglio. All’epoca, il suo successore Mario Draghi aveva confermato l’impegno del 2 per cento.

Durante i due governi di Conte la spesa militare dell’Italia è aumentata, arrivando all’1,5 per cento del PIL, secondo le stime della NATO.

Conte all’opposizione

Il governo Draghi era sostenuto da una larga maggioranza parlamentare, in cui rientrava anche il Movimento 5 Stelle. Nel 2022, tuttavia, l’obiettivo di aumentare le spese militari ha generato divisioni interne alla maggioranza. Dopo settimane di trattative, a marzo di quell’anno è stato raggiunto un compromesso: l’Italia avrebbe aumentato gradualmente la spesa per la difesa fino al 2 per cento del PIL, ma non entro il 2024, bensì entro il 2028.

Il Movimento 5 Stelle era tra i partiti più critici verso l’aumento della spesa, ma senza mettere in discussione l’obiettivo fissato con la NATO. Per giustificare la propria posizione, il partito guidato da Conte aveva pubblicato un articolo sul proprio sito ufficiale, in cui si leggeva la seguente frase: «Non mettiamo in discussione gli impegni internazionali, come quello del 2 per cento del PIL per investimenti militari, ma la tempistica stabilita in via indicativa nel 2014, cioè in un’altra era politica, sociale ed economica va rimodulata alla luce delle gravi crisi ancora in atto, pandemica ed energetica».

In quei giorni, ospite a Mezz’ora in più su Rai3, Conte aveva dichiarato: «Io stesso non ho mai messo in dubbio che gli accordi, anche quelli presi nel 2014 – otto anni fa, Galles, vertice NATO – siano da rispettare: il famoso 2 per cento di PIL». Il presidente del Movimento 5 Stelle aveva detto che le tempistiche per raggiungere questa percentuale potevano, però, essere spostate più in là rispetto al 2024. In ogni caso, non aveva detto che l’obiettivo del 2 per cento non fosse da raggiungere.

Ricapitolando: in base alle dichiarazioni pubbliche, quando era presidente del Consiglio Conte ha sempre confermato durante i vertici della NATO l’impegno a portare le spese in difesa dell’Italia al 2 per cento del PIL. Negli anni successivi, anche quando il Movimento 5 Stelle è passato all’opposizione, il partito e il suo leader hanno continuato a sostenere formalmente questo obiettivo, pur chiedendo di rivedere i tempi per raggiungerlo.

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