Il 30 marzo la maggioranza che sostiene il governo ha trovato un accordo sulle tempistiche da seguire per aumentare la spesa militare fino a raggiungere il 2 per cento del Pil, sbloccando così anche la conversione in legge del decreto “Ucraina”, avvenuta il giorno successivo in Senato.
Nelle ultime settimane la questione è stata al centro del dibattito politico italiano, creando non poche tensioni nella maggioranza. Inizialmente sembrava infatti che il governo e il Parlamento fossero intenzionati a rispettare gli accordi presi con la Nato e raggiungere l’obiettivo del 2 per cento entro il 2024, aggiungendo quindi in meno di due anni circa 13 miliardi di euro alla nostra spesa militare attuale.
La ferma opposizione del Movimento 5 stelle ha però portato a una soluzione di compromesso, condivisa anche dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Partito democratico) e dal presidente del Consiglio Mario Draghi, per incrementare gradualmente le spese e raggiungere il 2 per cento del Pil indicativamente entro il 2028.
Nelle ultime settimane la questione è stata al centro del dibattito politico italiano, creando non poche tensioni nella maggioranza. Inizialmente sembrava infatti che il governo e il Parlamento fossero intenzionati a rispettare gli accordi presi con la Nato e raggiungere l’obiettivo del 2 per cento entro il 2024, aggiungendo quindi in meno di due anni circa 13 miliardi di euro alla nostra spesa militare attuale.
La ferma opposizione del Movimento 5 stelle ha però portato a una soluzione di compromesso, condivisa anche dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Partito democratico) e dal presidente del Consiglio Mario Draghi, per incrementare gradualmente le spese e raggiungere il 2 per cento del Pil indicativamente entro il 2028.