Quante armi commercia l’Italia e verso chi

Nel 2024 le esportazioni di armamenti sono aumentate, mentre le importazioni calate
Ansa
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Il 21 giugno il Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra hanno annunciato di voler presentare insieme in Parlamento una mozione per chiedere al governo «la sospensione di qualsiasi forma di cooperazione militare con Israele». «Da una settimana ormai le ostilità tra Israele e Iran hanno catalizzato la preoccupazione dell’opinione pubblica mondiale, distogliendo l’attenzione sui crimini contro l’umanità in corso a Gaza e sui piani israeliani di annessione coloniale della Cisgiordania», si legge in una nota diffusa dai partiti. In particolare, le tre forze politiche all’opposizione chiedono la revoca del memorandum d’intesa sulla cooperazione nel settore della difesa, firmato nel 2003 tra il governo italiano e quello israeliano e ratificato dal Parlamento nel 2005.

Negli scorsi mesi, esponenti degli stessi partiti hanno più volte chiesto di fermare il commercio di armi con Israele. Per quanto riguarda questo punto, la relazione del governo sull’esportazione e l’importazione di armamenti – presentata a marzo in Parlamento – precisa che nel 2024 non sono state autorizzate nuove esportazioni di armamenti dall’Italia verso Israele, a causa dell’intervento militare israeliano a Gaza. Ma dalla stessa relazione risulta che oltre il 20 per cento degli armamenti importati dall’Italia nel 2024 proviene proprio da Israele.

Più in generale – Israele a parte – nel 2024 le esportazioni di armamenti dall’Italia verso altri Paesi sono aumentate rispetto all’anno precedente, anche se non hanno raggiunto il massimo storico.

Quante armi esporta l’Italia

Secondo la legge n. 185 del 1990, per esportare armi e tecnologie militari è necessaria un’autorizzazione del governo, rilasciata dall’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA). L’autorizzazione può essere concessa solo se le armi sono destinate a Stati che non hanno attaccato o invaso altri Paesi, né sono sottoposti a embargo da parte di organizzazioni internazionali. Inoltre, la vendita deve essere conforme alla politica di difesa dell’Italia e rispettare i princìpi della Costituzione.

Nel 2024, le aziende italiane hanno esportato armamenti per un valore di 6,5 miliardi di euro, con un incremento del 35 per cento rispetto al 2023, anno in cui si era già registrata una crescita del 18 per cento sull’anno precedente. Oltre ai 6,5 miliardi, ci sono altri 1,2 miliardi di euro, relativi alla vendita delle cosiddette “licenze globali di progetto” o di “trasferimento”, che riguardano progetti congiunti con Paesi alleati.

Nonostante l’aumento, il valore del 2024 non rappresenta il record assoluto: considerando l’inflazione, nel 2016 le esportazioni valsero 17,5 miliardi di euro e nel 2017 11,3 miliardi. Negli ultimi 34 anni, cioè da quando sono disponibili i dati, in sei occasioni l’Italia ha esportato più armi rispetto al 2024.
Il Paese che ha ricevuto armamenti per il valore più alto è stato l’Indonesia (1,25 miliardi di euro), seguita da Francia (591 milioni), Nigeria (481 milioni), Regno Unito (360 milioni) e Germania (357 milioni). Il dato dell’Indonesia è in forte crescita rispetto al passato per via di una vendita di navi da guerra da parte di Fincantieri. 
Nel dettaglio, il 9,1 per cento degli armamenti esportati è andato a Paesi dell’Africa centro-meridionale, il 12,9 per cento al Nord Africa e Medio Oriente, il 27 per cento all’Asia, il 39,4 per cento all’Europa, mentre il restante si è distribuito tra America e Oceania.

Che cosa vendiamo

L’81,3 per cento degli armamenti esportati ha riguardato la categoria dei “materiali”, sebbene ci sia stato un calo rispetto agli anni precedenti, il 12 per cento le “tecnologie” (in aumento), il 3,4 per cento i “servizi” e il 3,3 per cento i “ricambi”. 

La principale voce di esportazione per il 2024 è stata quella degli aerei, con un valore pari a 1,27 miliardi di euro, seguiti dalle navi da guerra con 1,26 miliardi. Sotto il miliardo troviamo bombe, siluri, razzi e missili (825 milioni), apparecchiature elettroniche (697 milioni), armi di calibro superiore a 12,7 millimetri (661 milioni), tecnologia per la produzione (461 milioni), munizioni (433 milioni), veicoli terrestri (303 milioni) e armi di calibro inferiore a 12,7 millimetri (205 milioni). Le altre categorie si fermano sotto i 100 milioni.
Leonardo è stata l’azienda che ha esportato più armamenti, con un valore di 1,8 miliardi di euro, pari al 27,7 per cento del totale, seguita da Fincantieri con 1,5 miliardi, il 22,6 per cento. Leonardo è una società a controllo pubblico, in cui il Ministero dell’Economia detiene circa il 30 per cento delle azioni. Fincantieri è un’azienda pubblica controllata al 70 per cento da Cassa Depositi e Prestiti.

Cosa importiamo

Nel 2024 l’Italia ha importato armamenti per circa 744 milioni di euro, un valore in calo rispetto ai quasi 1,3 miliardi del 2023. 

Il 24,7 per cento delle importazioni proviene dagli Stati Uniti, il 20,8 per cento da Israele, il 15 per cento dalla Svizzera, l’11,6 per cento dal Regno Unito e l’11,6 per cento dall’India, mentre i Paesi rimanenti non arrivano insieme al 10 per cento sul totale.

Il 93,8 per cento delle importazioni di armamenti riguardava i “materiali”, solo il 3,5 per cento i “servizi” e il 2,7 per cento “ricambi”, mentre non risulta di fatto nessun acquisto nel settore della “tecnologia”. Quasi 340 milioni sono stati spesi per importare munizioni, bombe, siluri e razzi, 84 milioni per le apparecchiature elettroniche e 76 milioni per le armi con calibro superiore ai 12,7 millimetri. 

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