Come se l’è cavata finora Letta alla prova del fact-checking

Ansa
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Il 12 marzo 2021 Enrico Letta, ex presidente del Consiglio e professore a Parigi a Sciences-Po (Institut d’Etudes politiques de Paris), ha sciolto la sua riserva e ha accettato la candidatura a prossimo segretario – sarà l’ottavo in 14 anni – del Partito democratico.

Il quasi certo successore di Nicola Zingaretti – abbiamo qui riassunto quali sono i prossimi passaggi necessari – ha un lungo passato in politica e di lui ci siamo spesso occupati nelle nostre analisi. Vediamo in primo luogo che cosa dicono i numeri, con la necessaria premessa che non hanno un particolare valore statistico: non avendo verificato tutte le affermazioni di Letta non possiamo dire se, in generale, lui faccia affermazioni più errate o più corrette.

I numeri di Letta

Da che esiste Pagella Politica abbiamo verificato 79 dichiarazioni di Enrico Letta, di cui 42 hanno avuto come verdetto “Vero”, 24 “C’eri quasi”, 10 “Nì”, tre “Pinocchio andante” e nessuna “Panzana pazzesca”.
Grafico 1. La percentuale di “Vero”, “C’eri quasi”, “Nì” e “Pinocchio andante” delle dichiarazioni da noi verificate di Enrico Letta. Ricordiamo che non hanno valore statisticamente significativo – Fonte: Pagella Politica
Ma vediamo ora in particolare le volte che Letta ha sbagliato, di che argomenti si stava parlando, per poi vedere invece quali sono le sue tre dichiarazioni più recenti che abbiamo analizzato.

I tre “Pinocchi andanti”

Il primo “Pinocchio andante” che abbiamo dato a Letta risale a quando ricopriva la carica di presidente del Consiglio. Il 29 aprile 2013 Letta aveva parlato della mobilità sociale in Italia e in particolare aveva sostenuto che «solo il 10 per cento dei giovani italiani con il padre non diplomato riesce a laurearsi, mentre sono il 40 per cento in Gran Bretagna, il 35 per cento in Francia, il 33 per cento in Spagna».

Il concetto di base era corretto ma, come avevamo verificato all’epoca, le percentuali dei Paesi stranieri erano errate.

Il secondo “Pinocchio andante” è del 12 febbraio 2014, quando Letta era già stato sfiduciato dal suo stesso partito – guidato allora da Matteo Renzi, fresco vincitore delle primarie – ma ancora non aveva lasciato l’incarico di presidente del Consiglio (sarebbe successo una decina di giorni dopo). Allora Letta aveva rivendicato i risultati del suo governo e, nello specifico, aveva detto che «quest’anno il debito scende, per la prima volta, grazie alle privatizzazioni, dopo 6 anni».

Come avevamo verificato, all’epoca il calo del debito era solo una previsione del Mef (oggi peraltro sappiamo essere stata sbagliata, il debito salì anche nel 2013 rispetto al 2012 e nel 2014 rispetto al 2013: il primo calo ci fu nel 2015 rispetto al 2014) e il ruolo delle privatizzazioni del tutto teorico e probabilmente insufficiente a giustificare di per sé le previsioni.

Infine, l’ultimo “Pinocchio andante” è relativo a una dichiarazione del 27 gennaio 2019. Allora Letta – in quel momento lontano dalla politica attiva – aveva criticato Salvini che si vantava del calo degli sbarchi, sostenendo che i flussi migratori «sono calati in tutta Europa, non è che sono calati in Italia, sono calati dovunque».

Non era vero: in Spagna e Grecia (gli altri due principali Paesi europei di sbarco dei migranti) gli arrivi di migranti nel 2018 rispetto al 2017 erano aumentati.

Le ultime tre dichiarazioni

Veniamo allora alle tre dichiarazioni del prossimo probabile segretario del Pd da noi analizzate più di recente.

A giugno 2020 abbiamo dato “Vero” alla sua affermazione secondo cui la crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 sarà la peggiore degli ultimi anni, perderemo circa 150 miliardi di euro e il nostro debito pubblico passerà dal 135 al 155 per cento. Al netto di alcune leggerissime imprecisioni, le previsioni disponibili a quel momento su calo del Pil, perdita di ricchezza nazionale lorda e aumento del debito confermavano in modo quasi unanime le parole di Letta.

Ancora a giugno 2020 abbiamo dato un altro “Vero” a Letta per aver ricordato che il Mes – all’epoca al centro del dibattito politico, e di cui i critici parlavano sempre in relazione al caso della Grecia – era stato utilizzato nel 2012 dalla Spagna che era quindi «uscita dalla crisi meglio di noi».

La Spagna in effetti aveva usato lo strumento dei “Prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche” del Mes per sostenere il proprio sistema creditizio. Quanto all’uscire dalla crisi «meglio di noi», il Pil spagnolo è tornato ai livelli pre-crisi due anni prima del Pil italiano e nel 2019 aveva raggiunto un rapporto di 110 a 100 col Pil del 2010, mentre il Pil italiano un rapporto di 100,6 a 100. Inoltre l’occupazione in Spagna, già 2 punti superiore a quella italiana nel 2010, negli anni successivi alla crisi è cresciuta aumentando il distacco rispetto a quella italiana a 4,3 punti, mentre la disoccupazione in Spagna nello stesso periodo (pur rimanendo più alta che in Italia) si è ridotta più di quanto non sia successo nel nostro Paese.

L’ultima dichiarazione di Letta che abbiamo verificato risale a luglio 2020 e riguarda ancora il Mes. Secondo l’ex presidente del Consiglio «gli altri Paesi hanno meno interesse di noi al Mes perché hanno un debito meno elevato e possono attivare prestiti alternativi sui mercati a tassi bassi come quelli del Mes. Noi no».

Letta aveva quasi ragione. Da un lato è vero che l’Italia, dopo la Grecia, è il Paese Ue con il rapporto debito pubblico/Pil più alto d’Europa e, all’epoca, con costi di finanziamento sui mercati più alti rispetto a quelli imposti dal Mes. Dall’altro lato, però, non si può ridurre il dibattito dei vantaggi e svantaggi di accesso al Mes solo al tema dei costi sui mercati. Ci sono altri elementi che potrebbero aver spinto «gli altri Paesi» a non fare ricorso al Mes per ora. Un “C’eri quasi” per Letta.

In conclusione

Enrico Letta è quasi certamente destinato a diventare il prossimo segretario del Pd, dopo Nicola Zingaretti. Se quest’ultimo proveniva dalla parte di ex Pci, Letta viene invece da quella di ex Dc, ma entrambi sono esponenti della maggioranza interna del partito (che, semplificando, possiamo dire esprima le correnti Area Dem e Dems).

Di lui ci siamo occupati spesso in passato e finora ha più verdetti positivi che negativi, anche se – lo ribadiamo ancora una volta – questo non ha particolare valore statistico: non abbiamo modo di verificare tutte le dichiarazioni di tutti i politici e non possiamo quindi sostenere che uno menta più dell’altro.

Vedremo in futuro se, da segretario Pd, farà in primo luogo dichiarazioni verificabili e in secondo se queste saranno corrette o meno.

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