Il 27 gennaio 2019 Enrico Letta, intervistato a Che tempo che fa sul primo canale Rai, ha contestato una dichiarazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini: secondo l’ex presidente del Consiglio, la diminuzione degli arrivi dei migranti non riguarda solo l’Italia, ma anche tutti gli altri Paesi europei. Salvini quindi non avrebbe motivo di rivendicare un successo particolare per le proprie politiche, in relazione alla diminuzione dei flussi.

Abbiamo verificato.

Il dato europeo

Secondo i dati dell’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), fra gennaio e dicembre 2018 sono arrivati in Europa 139.300 migranti, registrando un calo di 33.024 presenze: circa il 20 per cento in meno rispetto al 2017, quando 172.324 persone hanno raggiunto le coste europee.

Il calo è ancora più significativo se letto a confronto con il 2016 (363.425 arrivi) e con il 2015, l’anno in cui il numero ha toccato il picco massimo di 1.015.877 migranti. In percentuale, rispetto al 2015, i flussi in tutta Europa nel 2018 sono calati dell’86,28 per cento.

Dobbiamo però fare una precisazione: il dato fornito dall’Unhcr per il 2018 riguarda i migranti giunti in Europa via mare e via terra in Italia, Grecia e Spagna, a cui vanno aggiunte 2.211 persone approdate a Cipro e Malta. Parlando di migrazioni irregolari via terra i Paesi interessati sono la Spagna e la Grecia. Nel primo caso si fa riferimento a coloro che nel 2018 hanno raggiunto le enclavi spagnole in Africa di Ceuta e Melilla. Per la Grecia, invece, si tratta dei migranti che arrivano nei territori del Paese provenendo dal confine con la Turchia. Per gli anni precedenti e, quindi, dal 2015 al 2017, vengono invece considerati unicamente gli arrivi via mare.

Flussi in salita verso Spagna e Grecia

La riduzione nel numero degli arrivi nel 2018 non è però omogenea in tutti i Paesi di primo approdo. Secondo il rapporto Viaggi disperati stilato dall’Unhcr, mentre in Italia gli arrivi sono diminuiti dell’80 per cento nel 2018 rispetto al 2017, Spagna e Grecia hanno registrato un aumento, rispettivamente, del 131 per cento e del 45 per cento.

Il cambiamento di rotta è stato graduale nel corso dei dodici mesi. Si legge infatti nel dossier che «nella prima metà dell’anno è stato più elevato il numero di persone arrivato in Grecia piuttosto che in Italia o Spagna, mentre nella seconda metà la Spagna è divenuto il principale punto d’ingresso, dal momento che un numero sempre crescente di persone ha tentato la pericolosa traversata lungo la rotta del Mediterraneo occidentale».

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Grafico 1: I flussi migratori verso l’Europa (Italia, Grecia, Spagna) nel 2017 e nel 2018 – Fonte: Unhcr

La dichiarazione di Matteo Salvini

A margine: il vertiginoso calo degli sbarchi in Italia è da attribuire esclusivamente all’azione di Matteo Salvini? Come evidenzia un approfondimento dell’Istitito di politica internazionale (Ispi) pubblicato il 1° ottobre 2018 e basato sulla rielaborazione dei dati forniti dall’Unhcr, il numero degli arrivi in Italia ha visto una progressiva riduzione a partire da luglio 2017, proseguendo «in maniera lineare negli undici mesi successivi». In questo periodo il governo in carica era guidato da Paolo Gentiloni e il ministro dell’Interno era Marco Minniti.

Lo studio dell’Ispi mette a confronto i dati del precedente governo con l’azione dell’attuale, fino a settembre 2018: si legge che «il periodo che corrisponde alle politiche Salvini ha fatto registrare un’ulteriore riduzione degli sbarchi (circa 61 al giorno): una contrazione equivalente al 48 per cento rispetto al periodo delle politiche Minniti, e all’89 per cento se confrontata con l’ultima fase della “crisi migratoria” in Italia» (16 luglio 2016 – 15 luglio 2017).

Il dato è confermato anche dal rapporto “Viaggi disperati” dell’UNHCR dove viene sottolineato che «sebbene gli arrivi via mare in Italia fossero già significativamente diminuiti a partire da luglio 2017, dal mese di giugno 2018 si è registrato un ulteriore calo a seguito della decisione dell’Italia di non consentire più lo sbarco nei porti italiani di rifugiati e migranti soccorsi da ONG e navi mercantili al largo delle coste libiche, in quella che è diventata la Zona di ricerca e soccorso libica (Search and Rescue Region/SRR)».

Il verdetto

Enrico Letta, ospite a Che tempo che fa, ha sottolineato come non sia corretto associare il merito del calo dei flussi migratori alle sole scelte fatte negli ultimi mesi dall’Italia (come sembra fare Matteo Salvini) poiché si assiste ad una generale diminuzione dei flussi verso l’intero continente europeo.

La crisi umanitaria del 2015 – quando più di un milione di persone hanno raggiunto le coste europee – ha visto un complessivo ridimensionamento già nel 2016 e nel 2017. Il significativo calo dei flussi in Europa nel 2018 è stato però trainato dal dato italiano. L’anno scorso, mentre in Italia il numero degli arrivi continuava a scendere, gli sbarchi aumentavano in Grecia e, soprattutto, in Spagna. Enrico Letta sbaglia quindi quando afferma che i flussi «sono calati in tutta Europa»: in Grecia e in Spagna sono aumentati in modo considerevole. Per questo motivo, l’ex presidente del Consiglio si porta a casa un “Pinocchio andante”.