Oltre un milione e mezzo di voti non saranno rappresentati in Parlamento

I partiti “antisistema” non hanno eletto deputati e senatori, ma sono stati votati da una parte consistente dell’elettorato
ANSA
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Oltre ai partiti più noti, alle elezioni del 25 settembre hanno partecipato anche una serie di forze politiche minori e di liste “antisistema”, rappresentative di una galassia di partiti e movimenti che si collocano fuori dal sistema della politica nazionale, schierate contro il «mainstream» e il «pensiero unico», come hanno spesso affermato i loro leader durante la campagna elettorale.

Al di là delle differenze ideologiche e di programma tra una lista e l’altra, tutti i partiti “antisistema” condividono una netta contrarietà verso gli obblighi vaccinali e l’utilizzo del green pass come strumento di lotta alla pandemia da Covid-19 (quest’ultimo punto è presente però anche nel programma di Fratelli d’Italia). 

Ma come sono andate queste forze politiche alle elezioni? In breve: per l’elezione della Camera, queste liste hanno ottenuto oltre 1,5 milioni di voti, che salgono oltre i 3 milioni se si considera anche il Senato. Questi numeri non sono però stati sufficienti per eleggere rappresentanti in Parlamento.

Niente “antisistema” nel sistema

Come abbiamo raccontato più nel dettaglio in una guida divisa in quattro parti (qui la prima parte, qui la seconda, qui la terza, qui la quarta), i partiti “antisistema” non sono tutti uguali: alcuni di loro sono nati anni fa, sono piuttosto radicati in alcune frange della popolazione e hanno presentato un programma lungo e strutturato. Altri invece sono nati solo in seguito alla pandemia e l’abolizione dell’obbligo vaccinale e del green pass rappresenta il loro obiettivo principale. 

In queste elezioni politiche, il partito “antisistema” che ha ricevuto più voti è stato Italexit, fondato dall’ex senatore del Movimento 5 stelle Gianluigi Paragone sul modello del Brexit party britannico, e che si attesta su posizioni sovraniste ed euroscettiche. La contrarietà del partito nei confronti di vaccini e green pass era dichiarata sin dal preambolo del programma elettorale, dove veniva esplicitamente dichiarato che «Italexit è no green pass e contro l’obbligo vaccinale»

Secondo gli ultimi sondaggi prima delle elezioni, il partito di Paragone viaggiava vicino al 3 per cento, la soglia di sbarramento sotto la quale non si è inclusi nella ripartizione dei seggi parlamentari, ma il risultato delle urne è stato peggiore. Sia alla Camera che al Senato Italexit ha ottenuto circa mezzo milione di voti, l’1,9 per cento del totale, ben al di sotto della soglia di sbarramento, non riuscendo ad eleggere nessun parlamentare. «Speravamo in un’affluenza decisamente superiore, non credo sia un bene per la democrazia un’affluenza così bassa», ha affermato Paragone commentando il risultato non soddisfacente.

Il secondo partito in ordine di voti ottenuti a non aver eletto rappresentanti in Parlamento è Unione popolare, la lista guidata dall’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris e sostenuta da diversi partiti e associazioni riconducibili all’area della sinistra e dell’estrema sinistra italiana. Questa forza politica, diversamente dalle altre “antisistema”, non ha al suo interno una forte componente complottista o antivaccinista, nonostante sia comunque contraria all’uso del green pass e critica nei confronti dell’obbligo vaccinale. In ogni caso, Unione popolare ha raggiunto l’1,4 per cento delle preferenze alla Camera, prendendo circa 400 mila voti.

Stando al risultato elettorale, il terzo partito “antisistema” è Italia sovrana e popolare, l’alleanza politica sovranista, euroscettica, populista e no vax guidata dal segretario del Partito comunista Marco Rizzo. La particolarità di Italia sovrana e popolare in queste elezioni era quella di aver candidato esponenti politici provenienti da esperienze e posizioni ideologiche molto diverse tra loro. Per esempio, oltre a un comunista come Rizzo, tra i candidati dello schieramento c’erano anche l’ex consulente della comunicazione del Movimento 5 stelle e fondatore del blog di controinformazione Byoblu Claudio Messora, l’eurodeputata no vax e filorussa eletta con la Lega Francesca Donato, nonché l’attrice novantacinquenne Gina Lollobrigida. Al netto della varietà di candidature, il partito di Rizzo, che nella prima pagina del programma chiede «basta dittatura sanitaria e green pass, nessun obbligo vaccinale» ha preso l’1,2 per cento dei voti alla Camera, poco meno di 350 mila elettori, e non ha eletto parlamentari.

Nessun eletto in parlamento nemmeno per Vita, il movimento politico presieduto dall’ex deputata del Movimento 5 stelle Sara Cunial, nota per le sue posizioni complottiste e antivacciniste. Il partito unisce i rappresentanti di alcuni movimenti complottisti, euroscettici, antisistema e negazionisti della Covid-19, e a livello nazionale si è fermato allo 0,7 per cento (200 mila voti) alla Camera. Tuttavia, Vita è andato molto bene in Alto-Adige, dove la lista ha raggiunto il 7,9 per cento nel collegio di Bressanone e il 6,6 per cento in quello di Bolzano.

Altri partiti con posizioni diverse e non incentrate sulla gestione della pandemia si sono candidati senza successo alle elezioni, come la lista dell’ex ministro Clemente Mastella Noi di centro europeisti, che alla Camera ha preso lo 0,2 per cento con 46 mila voti, e il Partito comunista italiano del segretario Mauro Alboresi, che con circa 25 mila voti ha totalizzato lo 0,1 per cento alla Camera.

Rispetto a quelli sopra elencati, gli altri partiti candidati che hanno fatto della battaglia all’obbligo vaccinale un punto centrale del programma sono andati ancora peggio: la lista che comprendeva il movimento Unione per le cure, i diritti e le libertà ha preso 21 mila voti alla Camera, pari allo 0,08 per cento, mentre Alternativa per l’Italia-No green pass, l’alleanza tra l’ex leader di Casapound Simone Di Stefano e il fondatore del Popolo della famiglia Mario Adinolfi ha ottenuto poco meno di 17 mila voti alla Camera, lo 0,06 per cento. Un altro partito “antisistema” con posizioni antivacciniste candidato alle elezioni è Forza del popolo, la lista guidata dall’avvocato siciliano Lillo Massimiliano Musso che voleva istituire una serie di commissioni parlamentari chiamate «La nuova Norimberga» per indagare sulla gestione statale della pandemia: il partito però alla Camera ha preso solo 815 voti, totalizzando lo 0,0 per cento.

In totale, tra liste “antisistema” e non, alla Camera quasi 1,6 milioni di voti su 28 milioni non hanno contribuito ad eleggere deputati, circa il 5,4 per cento dei voti totali. Stesso discorso al Senato, dove le liste spesso raggruppate nei sondaggi sotto la voce “altro” hanno ottenuto la stessa percentuale, con quasi 1,6 milioni di voti.

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