La disuguaglianza di reddito tra le fasce più povere e più ricche della popolazione di un Paese è uno dei principali dati da considerare, quando si desidera verificarne la salute macroeconomica e sociale.
Laura Puppato ci classifica “penultimo Paese in Europa” proprio negli indicatori che misurano questo fenomeno. Avrà ragione? Sembra quasi di sì.
Il 23 gennaio di quest’anno il Corriere della Sera Economia pubblica infatti un articolo sullo stato della diseguaglianza di reddito tra i cittadini in età lavorativa, rilevandone la crescita rispetto al 2000. A supporto, menziona uno studio effettuato dall’Ocse, il quale utilizza come metodo di confronto l’Indice di Gini – un coefficiente che va da 0 a 1, dove 0 rappresenta uno stato di massima eguaglianza e 1 di diseguaglianza totale.
Il grafico sotto rappresenta lo schieramento dei Paesi europei osservati dall’Ocse per Indice di Gini al netto di tasse e trasferimenti di altra natura, misurato sulla popolazione in età lavorativa (dai 18 ai 65 anni di età). L’Italia figura terzultima (ricordiamo, più è alto il valore e più sono accentuate le diseguaglianze), meglio solo di Regno Unito e Portogallo.
Estendendo ulteriormente la nostra analisi ed includendo il rapporto tra il reddito medio guadagnato dal 10% più ricco della popolazione ed il 10% più povero (indagine OCSE), possiamo osservare la classifica di cui sotto:
In Italia, secondo i dati più recenti, il 10% più ricco della popolazione guadagna in media 10 volte di più del 10% più povero. Non siamo penultimi in Europa, bensì terzultimi, almeno considerando i Paesi inclusi all’interno dell’indagine Ocse. Certo, è un campione di soli 6 Paesi, che non può essere ritenuto fortemente attendibile ai fini della nostra analisi, ma è pur sempre di interesse.
In ogni caso, ci riserviamo di assegnare alla Puppato un “C’eri quasi”!