Alessandro Di Battista – così come altri esponenti del Movimento 5 Stelle (tra cui Grillo e Crimi) – non è nuovo a feroci critiche al programma di rigore a cui è stata sottoposta la Grecia negli ultimi anni. Atene è effettivamente uscita provata dalle misure messe in atto per aggiustare lo stato delle sue finanze pubbliche ma l’entità delle conseguenze è spesso stata esagerata e non soltanto da politici. Vista quindi l’abitudine ad accentuare la catastrofe economica che ha colpito la Grecia – come se un calo di quasi il 25% del Pil dal 2007 al 2013 non fosse sufficiente – abbiamo deciso di verificare anche questo.



Povertà relativa e assoluta



Il rapporto che cita Di Battista si chiama “Minimum income schemes in European Union and Greece – a comparative analysis”, ed è effettivamente redatto dalla Commissione Bilancio del parlamento greco – un organo che si è costituito nel 2010 in pieno regime di tutela finanziaria. Ci sembra che il parlamentare del Movimento 5 Stelle abbia inoltre tratto le sue considerazioni da un articolo comparso sul sito inglese del quotidiano greco Kathimerini, che cita i dati del rapporto proprio come Di Battista, con una fondamentale differenza:



– 2,5 milioni di individui si trovavano nel 2013 in regime di povertà relativa. I loro redditi netti si trovavano quindi sotto la soglia del 60% del reddito mediano della popolazione per lo stesso anno. Questo è un indice che misura la povertà di un individuo relativamente al resto della popolazione più che la sua capacità di condurre una vita al di sopra dei livelli minimi di sostentamento. Tra questi si contano ovviamente individui che sono in regime di povertà assoluta, ossia che non riescono a permettersi un paniere essenziale di beni per condurre una vita a livelli di sostentamento.



– 3,8 milioni di individui erano invece a rischio di povertà – i loro redditi erano cioè giudicati prossimi a scendere al di sotto della soglia di povertà specificata nel paragrafo precedente. Quest’ultimo dato è corroborato anche da Eurostat che fornisce le percentuali di popolazione a rischio di povertà nel 2013 – il 35,7%, ovvero circa 3,9 milioni di individui.



La realtà è che, come cita tra l’altro l’articolo su Ekathimerini, 6,3 milioni di greci (quasi il 60% della popolazione, che nel 2013 ammontava a poco più di 11 milioni di individui) erano al di sotto della soglia di povertà o a rischio di entrarci e Di Battista commette una grossa esagerazione di definire tutti e 6 i milioni di individui al di sotto della soglia della povertà, cosa che lo studio da lui citato non fa.



Il verdetto



Il nostro voto in pagella per Di Battista è un “Nì” (e non di meno) perché non vogliamo certo sottovalutare il drammatico panorama sociale della Grecia di questi anni, anche se vi è una sostanziale differenza tra quello che dice Di Battista e quanto afferma lo studio da lui stesso citato.