Renato Brunetta parte nuovamente all’attacco di Matteo Renzi, questa volta colpevole di aver gonfiato i risultati economici del suo governo nel discorso in Senato (lo stesso giorno del suo discusso tweet sulla Presidenza italiana del Consiglio dell’Ue). E’ vero che nel 2015 la crescita sarà deludente?
Se tutto andrà bene, la metà dell’Eurozona
Il +0,8% citato da Brunetta in realtà è addirittura oltre le aspettative dei principali istituti di ricerca. La forchetta delle previsioni di crescita del Pil italiano nel 2015 oscilla dallo 0,4% del Fondo Monetario Internazionale (a gennaio) al +0,6% della Commissione Europea (previsioni di febbraio) e dell’Ocse (le cui previsioni sono state pubblicate qualche giorno fa). Lo 0,8% dichiarato da Brunetta in realtà non ha ancora avuto riscontro ufficiale, anche se dovrebbe essere la stima che rilascerà il Ministero dell’Economia ad aprile nel suo Documento di Economia e Finanza (secondo fonti Reuters).
Rilevando però i dati degli enti internazionali – che non traggono vantaggio politico da una previsione eccessivamente positiva – vediamo che il confronto fatto da Brunetta è corretto. La crescita nell’Eurozona era prevista all’1,2% dal Fondo Monetario Internazionale, +1,3% dalla Commissione Europea e +1,4% dall’Ocse. In tutti e tre i casi tale tasso dell’Eurozona è pari ad almeno il doppio (e nel caso dell’Fmi, il triplo) del tasso italiano.
La nostra distanza dall’Europa in aumento
Se Brunetta non erra sulla prima parte, scivola sulla seconda. Se fosse vera l’affermazione in base a cui “la nostra distanza dall’Europa” è in aumento, si dovrebbe avere un’inasprirsi del divario tra la crescita italiana e quella dell’Eurozona e dell’Ue, evenienza che non si materializza secondo i dati dell’Fmi e della Commissione. Sebbene infatti l’Italia rimanga lontana dai risultati della media dell’Europa, la forbice si è assottigliata rispetto al passato (qui potete trovare i nostri conti). Se nel 2013 il Pil italiano cresceva -1,9 punti in meno rispetto a quello Ue e -1,4 punti rispetto a quello dell’Eurozona, tali divari si sono ridotti a -1,8 e -1,3 nel 2014. Si prevede inoltre che si ridurranno ancora più nel 2015. Il tasso di crescita del Pil italiano dovrebbe infatti essere di 1,1 punti inferiore alla media Ue e 0,7 punti sotto alla media dell’Eurozona. Tale trend si prevede continuerà anche nel 2016.
Il verdetto
Brunetta ha ragione a denunciare una crescita ancora debole e un distacco ancora importante rispetto alla crescita del resto dell’Eurozona. Nel sostenere però che il divario tra crescita del Pil italiano e quello dell’Europa o dell’Eurozona sia previsto in aumento dice il contrario della verità. Un vero e una panzana danno come risultato un “Nì” per il forzista.