Il Presidente del Consiglio torna sul tema dei debiti della pubblica amministrazione. Un approfondimento che abbiamo già svolto nella nostra sezione blog, ma che vale la pena ripetere per il messaggio leggermente diverso di cui si fa portatore il Premier e per l’attualità della questione.



I ritardi dei pagamenti



Nonostante i fornitori della pubblica amministrazione lamentino il ritardo dei pagamenti ormai da anni, è soltanto nel giugno di quest’anno che la Commissione Europea ha inoltrato una richiesta di chiarimento all’Italia (e alla Slovenia). Secondo i dati contenuti nel comunicato stampa, infatti, l’amministrazione pubblica italiana impiega in media 180 giorni nel pagare i propri fornitori, contravvenendo alla specifica direttiva europea che indica in 30 giorni il tempo massimo.



Passati i due mesi di tempo concessi dalla Commissione al governo perché presentasse dei progressi in merito, sembra che le nuvole si stiano un po’ diradando. Il commissario europeo per l’industria e l’imprenditoria, Ferdinando Nelli Feroci (che aveva sostituito Antonio Tajani in seguito all’elezione di quest’ultimo al Parlamento Europeo) ha infatti annunciato che la Commissione ha apprezzato la lettera di contromisure inviata dall’Italia, ma che la procedura di infrazione non si è al momento ancora conclusa e che si attendono ulteriori sviluppi.



A quanto ammontano i debiti della pubblica amministrazione



Come spiegato prima, ancora non si sa. Bankitalia dice che sono 90 miliardi di euro, il Ministero dell’Economia sostiene invece che siano 60 miliardi.



In ogni caso il sito della Camera dei deputati dichiara che “al momento non esistono dati certi sull’ammontare dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese. Secondo quanto riferito nel corso della audizione della Banca d’Italia […] ciò sarebbe imputabile al fatto che nel nostro Paese gli attuali sistemi contabili delle pubbliche amministrazioni non permettono una rilevazione sistematica ed esaustiva dei debiti commerciali”.



I progressi fatti finora



I dati si possono trovare tutti sul sito del Ministero dell’Economia. Il processo di pagamento dei debiti maturati dalle pubbliche amministrazioni avviene in tre fasi:



1) lo stanziamento di risorse da parte dell’esecutivo;



2) lo sblocco di tali risorse erogandole agli enti debitori – amministrazione centrale come Regioni, Province, Comuni;



3) pagamento effettivo da parte degli enti debitori.



Di seguito i provvedimenti adottati dagli ultimi tre governi per stanziare le risorse:



  • il governo Monti ha messo a disposizione circa 40 miliardi di euro (decreto legge n. 35 del 2013).

  • Il governo Letta ha stanziato 7,7 miliardi di euro (7,2 miliardi con il decreto legge n. 102 del 2013, e 0,5 miliardi con la Legge di Stabilità 2014).

  • Il governo Renzi ha assegnato risorse per ulteriori 9,3 miliardi di euro (decreto legge n. 66 del 2014).



Lo Stato ha dunque stanziato un totale di 57 miliardi di euro per far fronte al problema, ossia quasi tutte le risorse necessarie se si vuole credere alla stima diramata dal Ministero dell’Economia (3 miliardi in meno per raggiungere il limite proprio come dichiarato dal Presidente del Consiglio).



Se osserviamo il progresso dei pagamenti diramato dal Mef in data 23 settembre, però, la situazione è un po’ diversa. Nonostante l’insediamento del overno Renzi sia stato caratterizzato da una accelerazione delle risorse erogate e dei pagamenti, siamo ancora ben lontani dall’obiettivo.






In data 23 settembre erano stati erogati dallo Stato 38,4 miliardi di euro, e pagati 31,3. Un po’ più della metà della cifra stanziata.



Insomma, per quanto Renzi possa affermare di essere vicino, in termini di risorse stanziate, alla cifra da raggiungere (sempre che la stima del Ministero dell’Economia sia corretta), non può pienamente affermare che gli manchino “3 miliardi di euro per completare questo pagamento”, visto che al momento sono stati effettivamente pagati solamente la metà degli stanziamenti.



“Nì”.