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Il PD è vago su dove prendere i soldi da dare in più alla sanità

| 18 febbraio 2025
La dichiarazione
«Con le altre opposizioni abbiamo persino trovato le coperture: abbiamo suggerito al governo dove prendere 5 miliardi e mezzo in più da mettere subito sulla sanità pubblica per assumere medici e infermieri che mancano»
Fonte: Il caffè della domenica – Radio 24 | 16 febbraio 2025
ANSA
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Verdetto sintetico
In realtà, la proposta del PD resta vaga sulle coperture.
In breve
  • Il PD e altri partiti di opposizione hanno presentato un emendamento alla legge di Bilancio per il 2025 chiedendo di aumentare i fondi per il Servizio sanitario nazionale. TWEET
  • Come copertura è stato indicato il taglio dei sussidi ambientalmente dannosi. TWEET
  • L’emendamento, però, non ha specificato quali singoli sussidi bisogna tagliare. TWEET
Il 16 febbraio, ospite del programma Il caffè della domenica su Radio 24, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha indicato (min. 20:50) la «difesa della sanità pubblica» come uno dei temi su cui i partiti all’opposizione hanno fatto fronte comune contro il governo Meloni. «Abbiamo suggerito al governo dove prendere 5 miliardi e mezzo in più da mettere subito sulla sanità pubblica per assumere medici e infermieri che mancano», ha detto Schlein, dicendo che ci sarebbero le coperture per finanziare la misura.

Il riferimento della segretaria del PD è un emendamento presentato in Parlamento alla legge di Bilancio per il 2025, poi non approvato. È vero che questo emendamento è stato sostenuto da quasi tutti i partiti all’opposizione, ma non è vero che il PD, insieme agli altri partiti, è stato così chiaro sulle coperture come ha lasciato intendere Schlein.

L’emendamento dei partiti all’opposizione

A novembre 2024 quasi tutti i partiti di opposizione in Parlamento hanno presentato insieme un emendamento per modificare il disegno di legge di Bilancio per il 2025, all’esame della Commissione Bilancio della Camera, e aumentare così gli stanziamenti per il Servizio sanitario nazionale [1]. 

L’emendamento è stato firmato, tra gli altri, da cinque deputati che sono leader dei partiti di opposizione: la segretaria del PD Schlein, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, il portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e il segretario di Più Europa Riccardo Magi. L’emendamento è stato sostenuto anche dalla deputata e vicepresidente di Azione Elena Bonetti (il segretario di Azione Carlo Calenda è un senatore), mentre Italia Viva ha deciso di non firmare l’emendamento, presentandone uno alternativo.

L’emendamento dei partiti all’opposizione chiedeva di sostituire l’articolo 47 del disegno di legge di Bilancio con altri due articoli. L’articolo 47, contenuto nel testo presentato in Parlamento dal governo Meloni, proponeva di aumentare di 1,3 miliardi di euro il finanziamento del Servizio sanitario nazionale nel 2025, di 5 miliardi nel 2026 e di 5,8 miliardi nel 2027. La proposta alternativa del PD e degli altri partiti di opposizione era di destinare più soldi alla sanità: 6,8 miliardi di euro nel 2025 (con 5,5 miliardi di euro in più rispetto alla proposta del governo), 10,6 miliardi nel 2026 e 11,3 miliardi di euro nel 2027. Parte di queste risorse sarebbero dovute essere destinate all’assunzione di nuovo personale sanitario e a sostegno degli interventi per la prevenzione.

La questione delle coperture

Quando si propone un emendamento che prevede spese aggiuntive, bisogna però anche indicare le cosiddette “coperture”, ossia dove prendere i soldi per finanziare queste spese. La proposta del PD e degli altri partiti all’opposizione consiste nel «conseguire risparmi di spesa o maggiori entrate» per 5,5 miliardi di euro l’anno attraverso il taglio dei cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi”. Che cosa si intende con questa espressione?

Il “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli”, pubblicato periodicamente dal Ministero dell’Ambiente della Sicurezza energetica, usa una definizione ampia di sussidio: in questa categoria rientrano incentivi, agevolazioni, finanziamenti agevolati ed esenzioni da tributi. I sussidi si dividono poi in due categorie: quelli diretti, che per esempio prevedono trasferimenti di risorse direttamente ai produttori, e quelli indiretti, che contengono sconti fiscali e altre agevolazioni.

Senza entrare troppo nei dettagli (per approfondire rimandiamo a questo altro nostro articolo), il Catalogo usa una specifica metodologia per individuare i sussidi che hanno un impatto negativo sull’ambiente (i sussidi ambientalmente dannosi, SAD) e quelli con un impatto positivo (i sussidi ambientalmente favorevoli, SAF). Esiste un’ulteriore categoria, che riguarda i sussidi il cui impatto è incerto (i sussidi ambientalmente incerti, SAI).

Secondo le stime più aggiornate, nel 2022 in Italia erano in vigore 183 sussidi ambientali, che avevano un valore complessivo di 58,2 miliardi di euro. Di questi sussidi, 55 erano considerati “ambientalmente dannosi” e avevano un valore di 24,2 miliardi di euro. La maggior parte di questa somma (circa 20,5 miliardi di euro) faceva riferimento a sussidi indiretti.

Uno degli esempi di sussidi ambientalmente dannosi più citati e dibattuti è il diverso trattamento fiscale tra benzina e gasolio: l’accisa che si paga su un litro di benzina, infatti, è più alta di quella su un litro di gasolio. Questa differenza comporta un minor incasso per lo Stato, stimato intorno ai 3,1 miliardi di euro, che sono conteggiati, appunto, come sussidio ambientale dannoso, dato che – si legge nel Catalogo del ministero – «sotto il profilo ambientale e della tutela della salute umana il gasolio non merita un trattamento fiscale preferenziale». Di altri sussidi simili beneficiano categorie specifiche dell’economia, come l’agricoltura e la manifattura, per esempio con sconti sulle imposte sull’energia.

Nel suo emendamento alla legge di Bilancio, il PD e gli altri partiti di opposizione hanno proposto di recuperare i 5,5 miliardi di euro in più da destinare alla sanità tagliando i sussidi ambientalmente dannosi. Ma quali nello specifico? Qui la proposta si fa più vaga. L’emendamento dà il compito al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy di individuare quali sussidi eliminare. Dunque, non sono indicati esplicitamente quali dei 55 sussidi ambientalmente dannosi eliminare. L’emendamento specifica solo che non devono essere tagliati i «sussidi strettamente connessi al consumo di beni e servizi essenziali» e che bisogna dare priorità all’eliminazione dei sussidi «che possono determinare procedure di infrazione per il contrasto con le normative europee».

Per quanto riguarda i beni e servizi essenziali, non è chiaro a quali sussidi si faccia riferimento, visto che questa distinzione non c’è nel Catalogo. Per esempio, il citato diverso trattamento fiscale tra benzina e gasolio come va inteso? Pur essendo un sussidio ambientalmente dannoso, la stessa Schlein e vari esponenti del PD hanno più volte criticato il governo Meloni, che ha annunciato di voler alzare l’accisa sul gasolio, abbassando contestualmente quella sulla benzina. 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) prevedeva entro la fine del 2024 la pubblicazione di «una relazione del governo basata sui risultati della consultazione tra il governo e i portatori di interessi per definire la tabella di marcia per ridurre le sovvenzioni dannose per l’ambiente entro il 2030». Questo impegno è stato rispettato e la relazione è consultabile qui. Il primo obiettivo è individuare 2 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi da ridurre entro il 2026, e ulteriori 3,5 miliardi entro il 2030. In ogni caso, la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi comporterà un aumento dei costi per quelle categorie della popolazione che ne beneficiano, dalle imprese alle famiglie.

A febbraio 2024, insieme ad altri deputati del PD, Schlein ha presentato una proposta di legge – poi respinta a giugno – per fissare una spesa sanitaria minima entro il 2028 pari al 7,5 per cento del Prodotto interno lordo (PIL). Anche in questo caso le coperture economiche erano vaghe: il testo diceva di recuperare i soldi «dalla crescita economica prevista dai documenti di programmazione economica e finanziaria» e, se nel caso questa fosse insufficiente, da «meccanismi e misure aggiuntive di contrasto dell’evasione ed elusione fiscale e contributiva», senza specificare quali.

Il verdetto

Elly Schlein ha dichiarato che il PD, insieme ad altri partiti all’opposizione, «ha suggerito al governo dove prendere» 5,5 miliardi di euro in più da destinare alla sanità. In realtà, la proposta difesa dalla segretaria PD è vaga sulle coperture.

L’emendamento proposto alla legge di Bilancio, infatti, propone di recuperare i soldi tagliando i sussidi ambientalmente dannosi, escludendo quelli «strettamente connessi al consumo di beni e servizi essenziali». I sussidi specifici da tagliare non sono stati indicati, e il compito è stato dato al governo.

 

***


[1] L’emendamento è il n. 47.4)

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