I sussidi ambientali per l’agricoltura in Italia valgono oltre 8 miliardi di euro l’anno

Di questi, 4 miliardi fanno riferimento a erogazioni e agevolazioni che hanno un impatto incerto sull’ambiente
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Sussidi e ambiente sono due tra i temi più discussi in queste settimane a proposito delle proteste degli agricoltori contro le politiche europee e contro alcune decisioni del governo italiano. Ma quale rapporto c’è tra questi due temi? Secondo i calcoli di Pagella Politica, i sussidi ambientali di cui beneficiano gli agricoltori in Italia hanno un valore che supera gli 8 miliardi di euro l’anno. Di questi, circa la metà va in sussidi che hanno un impatto incerto sull’ambiente, oltre un miliardo va a sussidi dannosi per l’ambiente, mentre i restanti miliardi finanziano sussidi favorevoli all’ambiente.

I numeri sono contenuti nel “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli”, pubblicato a giugno dell’anno scorso dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Il rapporto contiene i dati, aggiornati al 2021, non su tutti i sussidi in vigore in Italia, ma solo su quelli con «un impatto ambientale rilevante, almeno in termini primari o diretti».

Di che cosa stiamo parlando

Come prima cosa bisogna chiarire che cosa si intende per “sussidio”: nella letteratura scientifica esistono infatti varie definizioni. Per esempio, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), il sussidio è «il risultato di un’azione statale che procura un vantaggio a produttori o consumatori con l’obiettivo di ridurre i loro costi o aumentare i loro redditi».

Nel loro catalogo gli esperti del ministero usano una definizione molto ampia di sussidio: in questa categoria rientrano infatti incentivi, agevolazioni, finanziamenti agevolati ed esenzioni da tributi. I sussidi si dividono in due categorie: quelli diretti, che per esempio prevedono trasferimenti di risorse direttamente ai produttori, e quelli indiretti, che contengono sconti fiscali e altre agevolazioni.

A livello internazionale non esiste neppure una metodologia condivisa su quali sussidi etichettare come “ambientalmente dannosi” (i SAD) e quali come “ambientalmente favorevoli” (i SAF). «In linea di principio, qualsiasi aumento del livello di produzione o di consumo di un bene potrebbe provocare un danno all’ambiente», sottolinea il catalogo del ministero. In linea di massima, un sussidio dannoso per l’ambiente aumenta i livelli di produzione con un maggiore uso delle risorse naturali, con il conseguente aumento dei rifiuti e dell’inquinamento. Un sussidio favorevole per l’ambiente, invece, ha l’obiettivo primario di salvaguardare l’ambiente e una gestione sensibile delle risorse naturali.

Le cose però sono più complesse di così: «Vi sono casi in cui il sussidio introdotto ha altre finalità, ma può avere effetti positivi sull’ambiente circostante e casi, numerosi, i cui effetti ambientali sono incerti», spiega il catalogo (i sussidi ambientalmente incerti sono abbreviati con la sigla “SAI”). «Essi possono avere un impatto ambientale negativo e positivo all’interno del medesimo processo che ne rendono ostica una valutazione netta».

Nel complesso il catalogo ha stimato in oltre 52 miliardi di euro l’effetto finanziario dei 168 sussidi ambientali in vigore nel 2021 in Italia in vari settori, dall’energia ai trasporti, passando appunto per l’agricoltura. Il valore dei 58 sussidi ambientalmente dannosi censiti è pari a 22,4 miliardi, quello dei 77 sussidi ambientalmente favorevoli a 18,6 miliardi di euro. I 33 sussidi dall’impatto incerto valgono circa 11,5 miliardi. Attenzione però. L’effetto finanziario dei sussidi diretti si calcola quantificando, per esempio, quante risorse sono trasferite direttamente a un determinato gruppo di beneficiari. L’effetto dei sussidi indiretti, invece, riguarda il mancato gettito a cui lo Stato rinuncia mantenendo in vigore alcune esenzioni o agevolazioni fiscali. Questo è un punto importante da tenere a mente, su cui torneremo a breve parlando degli agricoltori.

I sussidi ambientali per l’agricoltura

Per isolare i sussidi ambientali che riguardano l’agricoltura e gli allevamenti di animali, abbiamo isolato il valore economico di tutti quei sussidi che nel catalogo hanno a che fare esclusivamente con gli agricoltori e gli allevatori. Secondo i nostri calcoli, in totale i sussidi ambientali in questo ambito sono 53: 48 sono catalogati nella categoria “Agricoltura e pesca” (da cui abbiamo escluso i sussidi relativi ai pescatori) e altri cinque sussidi sono raccolti in altre categorie del catalogo. Nel complesso i sussidi ambientali per l’agricoltura hanno un effetto finanziario pari a circa 8,5 miliardi di euro (stima, come detto, aggiornata al 2021).

Il sussidio con il valore più alto (2,1 miliardi di euro) è il cosiddetto “regime di pagamento di base”, un sussidio diretto cofinanziato dall’Unione europea ed erogato per sostenere i redditi degli agricoltori, riducendo il rischio che abbandonino l’attività agricola. Il catalogo del ministero considera “incerto” l’impatto ambientale di questo sussidio, dato che l’erogazione del sussidio è intaccata «solo in misura marginale» dall’eventuale mancato rispetto delle pratiche considerate benefiche per l’ambiente fissate dall’Ue. Altri sussidi – che presi singolarmente hanno un valore di poche decine di milioni di euro – riguardano il sostegno a specifiche coltivazioni, dalla vite alla soia, e il sostegno all’allevamento di specifici animali, come bovini, suini e ovini. 

Un esempio di sussidio diretto ambientalmente favorevole è il cosiddetto greening, ossia il pagamento per le pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. Tra queste pratiche rientra per esempio la diversificazione delle colture. Questo sussidio, anch’esso cofinanziato dall’Ue, vale 1,1 miliardi di euro. 

Secondo il catalogo del ministero, il sussidio dannoso per l’ambiente che riguarda gli agricoltori e ha l’effetto finanziario più alto è la riduzione delle imposte sui carburanti. Le aliquote delle accise su benzina e gasolio usate dagli agricoltori per i loro mezzi agricoli sono infatti più basse di quelle in vigore per i comuni cittadini. L’accisa normale su un litro di benzina, a uso carburante, vale 73 centesimi di euro, quella su un litro di gasolio 62 centesimi. Per gli agricoltori le due accise valgono rispettivamente 40 centesimi e 19 centesimi al litro. 

«La riduzione dell’aliquota di accisa per gasolio e benzina non favorisce un uso più efficiente di tali carburanti», si legge nel catalogo. Questo «determina quindi uno stimolo economico nella direzione opposta a quella necessaria sotto il profilo ambientale». Con questa agevolazione, lo Stato rinuncia a incassare 935 milioni di euro l’anno, assumendo che se fosse eliminata l’agevolazione, i consumi degli agricoltori rimarrebbero invariati.

Gli agricoltori godono anche di un’aliquota agevolata dell’Iva sull’acquisto dei fertilizzanti e degli organismi considerati utili per la lotta biologica in agricoltura. Con “lotta biologica” si fa riferimento all’uso di batteri, funghi e vertebrati per controllare la crescita di agenti patogeni o parassiti nelle colture. Secondo il catalogo, l’agevolazione sui fertilizzanti generici è un sussidio dannoso per l’ambiente, che vale 88 milioni di euro, mentre quello per gli organismi usati nella lotta biologica è considerato un sussidio favorevole all’ambiente, con un valore però più basso, intorno ai 17 milioni. 

Nel complesso i sussidi (diretti e indiretti) con un impatto dannoso per l’ambiente hanno un valore pari a oltre un miliardo di euro, mentre quelli con un impatto favorevole 3,3 miliardi. I sussidi con un impatto incerto sono stimati intorno ai 4 miliardi.

L’impegno nel nuovo Pnrr

Con la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), approvato dall’Ue all’inizio dello scorso dicembre, il governo Meloni ha preso l’impegno di ridurre le sovvenzioni dannose per l’ambiente. Entro la fine del 2026 i sussidi ambientalmente dannosi andranno ridotti di 2 miliardi di euro. Il governo dovrà anche stabilire un calendario per un’ulteriore riduzione di questi sussidi di almeno 3,5 miliardi di euro entro il 2030. 

Al di là dell’agricoltura, uno dei sussidi ambientalmente dannosi più discussi è il diverso trattamento fiscale che hanno la benzina e il gasolio. Come abbiamo visto, l’accisa su questi due tipi di carburanti non ha lo stesso valore per i normali cittadini: l’accisa sul gasolio è infatti più bassa di 11 centesimi. Secondo gli autori del catalogo del ministero, «sotto il profilo ambientale e della tutela della salute umana il gasolio non merita un trattamento fiscale preferenziale». In base alle stime, nel 2021 il mantenimento di questo sussidio indiretto ha causato una perdita di gettito per lo Stato intorno ai 4 miliardi di euro. 

Se il governo dovesse decidere di intervenire su questo specifico sussidio, potrebbe incassare più soldi dell’accisa sul gasolio, con il conseguente aumento dei costi però per gli automobilisti.

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