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Vero: gli agricoltori non pagano l’Imu, l’Irap e l’Irpef sui terreni

| 06 febbraio 2024
La dichiarazione
«Gli agricoltori non pagano Imu, non pagano Irap, e non pagano Irpef sui terreni agricoli»
Fonte: X | 6 febbraio 2024
ANSA
ANSA
Verdetto sintetico
Il deputato di Italia Viva ha sostanzialmente ragione.
In breve
  • I terreni posseduti o condotti da coltivatori diretti e da imprenditori agricoli professionali sono esenti dal pagamento dell’Imu. È esente dal pagamento dell’Irap chi esercita un’attività agricola. TWEET
  • Fino al 2023 è rimasta in vigore l’esenzione – introdotta temporaneamente dal 2017 – dell’Irpef sui redditi dominicali e agrari. TWEET
Il 6 febbraio il deputato di Italia Viva Luigi Marattin ha commentato su X le proteste degli agricoltori che in questi giorni stanno raggiungendo Roma con i loro trattori, dove è in programma un corteo contro le politiche europee sull’agricoltura e contro alcune misure del governo. 
Secondo Marattin, gli agricoltori «hanno alcune ragioni» e «alcuni torti», tra cui lamentarsi per le tasse troppo alte. Gli agricoltori non pagano l’Imu, l’Irap e l’Irpef sui terreni agricoli, ha scritto il deputato di Italia Viva, aggiungendo che secondo lui questo è comunque giusto visto che l’agricoltura è un settore ad alta concorrenza e a «bassa marginalità» (ossia genera profitti ridotti).

Senza entrare nei giudizi sulle proteste degli agricoltori, è vero che questi non pagano le tre tasse elencate da Marattin? Abbiamo verificato e il deputato di Italia Viva ha sostanzialmente ragione.

L’Imu sui terreni agricoli

Partiamo dall’Imu, una sigla che sta per “imposta municipale unica”. Devono pagare questa imposta i contribuenti che possiedono un’abitazione, aree fabbricabili e terreni agricoli, ma esistono delle eccezioni. Per esempio la prima casa è esentata dal pagamento dell’Imu, così come lo sono in alcuni casi anche i terreni agricoli. Se questi terreni sono posseduti o condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, l’Imu non va pagata. In base alla legge, è considerato un coltivatore diretto chi svolge in modo continuativo l’attività agricola, mentre l’imprenditore agricolo professionale (abbreviato con la sigla “Iap”) è colui che, dotato di competenze specifiche, dedica all’attività agricola, direttamente o come socio di una società, almeno il 50 per cento del proprio tempo di lavoro e che da questa attività ricava il 50 per cento del proprio reddito da lavoro. Ci sono poi altre esenzioni sui terreni agricoli, che riguardano per esempio quelli situati nelle isole minori (qui la lista).

Secondo i dati Inps più aggiornati, in Italia ci sono circa 384 mila coltivatori diretti, un numero che corrisponde a oltre l’89 per cento dei lavoratori agricoli autonomi. Il restante 11 per cento circa è composto da imprenditori agricoli professionali.

L’Irap sull’attività agricola

L’Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive) si paga sul valore di produzione di chi esercita un’attività d’impresa e di lavoro autonomo, ossia la differenza tra i suoi costi e i ricavi, al netto di alcuni fattori come i compensi per il personale. 

Come per l’Imu, anche per l’Irap esistono delle esenzioni. Tra gli altri, non sono tenuti a pagare questa imposta coloro che esercitano un’attività agricola, intesa dalla legge come «attività diretta alla coltivazione del terreno e alla selvicoltura».

L’Irpef sui terreni agricoli

Marattin ha scritto su X che gli agricoltori «non pagano l’Irpef sui terreni agricoli», aggiungendo: «Abbiamo chiesto di ripristinare l’esenzione Irpef, che è sulla “rendita catastale” dei terreni, non certo sul reddito».

Qui il deputato di Italia Viva ha fatto riferimento a una recente decisione del governo Meloni, che con la legge di Bilancio per il 2024 non ha rifinanziato una misura temporanea introdotta nel 2017 e poi prorogata varie volte fino al 2023, da ultimo proprio dal governo Meloni. Fino all’anno scorso il valore dei cosiddetti “redditi dominicali e agrari” relativi ai terreni dichiarati dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali era escluso dal calcolo della base imponibile, ossia il reddito su cui calcolare quanta Irpef versare allo Stato. Con la nuova legge di Bilancio il governo ha deciso di non rinnovare questo beneficio a favore degli agricoltori, che alle casse dello Stato costava oltre 230 milioni di euro l’anno (quasi 250 milioni considerando le addizionali Irpef di regioni e comuni).

I redditi dominicali e quelli agrari sono due categorie con cui il Testo unico delle imposte sui redditi suddivide i redditi fondiari, ossia quelli inerenti il possesso di un fabbricato o di un terreno. Semplificando, il reddito dominicale di un terreno è attribuibile al proprietario del terreno, mentre il reddito agrario è attribuibile a chi coltiva quel terreno. Questi redditi concorrono alla formazione complessiva del reddito del contribuente, su cui poi paga le tasse. Come detto, fino al 2023 questi redditi erano esentati dal pagamento dell’Irpef, esenzione non rifinanziata per il 2024.

Secondo fonti stampa, in seguito alle proteste degli agricoltori, il governo Meloni starebbe valutando di reintrodurre l’esenzione, ma con una soglia di reddito.

Il verdetto

Secondo Luigi Marattin, gli agricoltori non pagano l’Imu, l’Irap, e l’Irpef sui terreni agricoli. Abbiamo verificato e il deputato di Italia Viva ha ragione.

I terreni posseduti o condotti da coltivatori diretti e da imprenditori agricoli professionali sono esenti dal pagamento dell’Imu. È esente dal pagamento dell’Irap chi esercita un’attività agricola.

Fino al 2023 è rimasta in vigore l’esenzione – introdotta temporaneamente dal 2017 – dell’Irpef sui redditi dominicali e agrari.

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