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No, l’Ue non chiede all’Italia di tassare la prima casa

| 23 maggio 2022
La dichiarazione
«C’è una raccomandazione di Bruxelles per reintrodurre la tassa sulla prima casa in Italia»
Fonte: Facebook | 23 maggio 2022
ANSA/MATTEO CORNER
ANSA/MATTEO CORNER
Verdetto sintetico
Il leader della Lega sbaglia.
In breve
  • Le nuove raccomandazioni dell’Ue chiedono all’Italia di aggiornare i valori delle rendite catastali, non di reintrodurre la tassa sulla prima casa. TWEET
  • Nel 2017 l’Ue aveva raccomandato al nostro Paese la reintroduzione dell’imposta sulla prima casa, ma solo per i redditi alti. TWEET
Il 23 maggio, durante un evento elettorale a Lissone, in Lombardia, il segretario della Lega Matteo Salvini ha dichiarato (min. 2:30) che l’Unione europea «ci chiede di aumentare le tasse sulla casa», aggiungendo che ci sarebbe una «raccomandazione di Bruxelles» per introdurre di nuovo nel nostro Paese «la tassa sulla prima casa». «Non ci pensiamo neanche», ha dichiarato l’ex ministro dell’Interno. 

Abbiamo verificato e non è vero che l’Ue ha detto al governo italiano di reintrodurre le tasse sulla prima casa. Anche la questione sull’aumento delle imposte sugli immobili è meno netta di come la mette il segretario della Lega.

Che cosa dicono le raccomandazioni dell’Ue

Il riferimento fatto da Salvini è alle nuove raccomandazioni specifiche per l’Italia, pubblicate dalla Commissione europea il 23 maggio. Queste, come spiega il sito della Commissione Ue, «forniscono orientamenti su misura ai singoli Stati membri su come stimolare l’occupazione, la crescita e gli investimenti, mantenendo nel contempo la solidità delle finanze pubbliche». In generale, le raccomandazioni specifiche per i singoli Stati membri non sono strettamente vincolanti, ma hanno un peso maggiore per quei Paesi che hanno i conti più a rischio, come l’Italia appunto. Il loro rispetto è comunque soggetto da ampi spazi di manovra e trattativa, come dimostra il (non) rispetto delle raccomandazioni degli anni passati.

Tornando ai giorni nostri, il 23 maggio l’Ue ha raccomandato all’Italia, tra le altre cose, di «adottare» e «implementare appropriatamente» la riforma del fisco, che è ancora bloccata all’esame della Camera, per «ridurre le tasse sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema». Qui le raccomandazioni insistono sulla necessità del nostro Paese di «allineare i valori catastali» degli immobili con i «valori di mercato» (Immagine 1), una raccomandazione già fatta nel 2019. Questo significa, come sostiene Salvini, più tasse sulla casa e la reintroduzione di quella sulla prima casa? Questa domanda ha bisogno di due risposte separate. Partiamo dal quadro generale.
Immagine 1. La parte delle raccomandazioni Ue dedicata ai valori catastali – Fonte: Ue
Immagine 1. La parte delle raccomandazioni Ue dedicata ai valori catastali – Fonte: Ue
Il catasto italiano, ossia l’inventario degli immobili presenti nel Paese, è da tempo diventato iniquo e inefficiente. Uno dei problemi principali è che i valori delle cosiddette “rendite catastali”, che dovrebbero corrispondere all’affitto che si potrebbe percepire mettendo in locazione l’immobile, non corrispondono più ai valori per cui erano state pensate decenni fa. E a partire da queste rendite catastali, sono calcolate le imposte che si pagano sugli immobili. Oggi ci sono cittadini che in imposte pagano di più di quello che dovrebbero pagare, e altri meno, se il catasto fosse aggiornato. Quello che chiede l’Ue è che i valori catastali vengano aggiornati, punto a cui si oppone da mesi il centrodestra nel dibattito relativo alla riforma del fisco. 

La riforma del catasto vorrebbe dire più tasse sulla casa, come dice Salvini? A livello generale, la risposta è no: non è automatico che da una riforma del catasto ne derivi per forza un aumento del gettito fiscale. Il governo potrebbe per esempio decidere di rimodulare le aliquote delle imposte sugli immobili e in quel caso potrebbe esserci una redistribuzione delle entrate tra comuni e tra singoli contribuenti. 

È vero però che in questo caso l’Ue chiede di abbassare le tasse sul lavoro anche attraverso all’aggiornamento delle rendite catastali. Dunque se la raccomandazione fosse rispettata, è possibile che il governo italiano possa decidere di non voler vedersi ridurre il gettito fiscale, compensando il calo delle imposte sul lavoro con quello sulla casa.

In ogni caso, da nessuna parte le raccomandazioni del 2022 dell’Ue chiedono all’Italia di reintrodurre la tassa sulla prima casa, come dichiarato da Salvini, che probabilmente fa confusione con quanto successo in passato. Nel 2017, la Commissione Ue aveva infatti raccomandato al nostro Paese di reintrodurre ​​l’imposta sulla prima casa, ma solo «a carico delle famiglie con reddito elevato».

Il verdetto

Secondo Matteo Salvini, l’Unione europea ha raccomandato all’Italia di «reintrodurre la tassa sulla prima casa». Non è vero: le nuove raccomandazioni Ue, pubblicate il 23 maggio, chiedono al nostro Paese di aggiornare i valori catastali, e non di introdurre di nuovo un’imposta sulla prima abitazione.

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