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No, i bambini non iniziano a guardare porno a 7 anni

| 31 agosto 2023
La dichiarazione
«Gli studi parlano di sette anni come età media del primo accesso dei bambini a contenuti porno»
Fonte: Il Riformista | 30 agosto 2023
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
La ministra per la Famiglia esagera, e non di poco.
In breve
  • Con tutta probabilità Roccella fa riferimento a una ricerca pubblicata nel 2019 dall’Osservatorio nazionale Adolescenza Onlus, un’organizzazione di psicologi e psichiatri. Secondo questa ricerca, però, l’età media della prima esposizione alla pornografia per i minori è «tra i 7-8 e gli 11 anni». TWEET
  • Studi più autorevoli, fatti all’estero anche da ricercatori italiani, stabiliscono invece che l’età media di primo accesso ai contenuti pornografici è intorno ai 12 anni. TWEET
Il 30 agosto, in un’intervista con il quotidiano Il Riformista, la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella è intervenuta sui recenti casi di violenze sessuali nei confronti di giovani donne. Tra le altre cose Roccella ha ribadito che per prevenire il fenomeno è necessario, a suo parere, limitare la possibilità per i minori di accedere a contenuti pornografici online. Per sostenere questa tesi, la ministra ha affermato che secondo diversi studi i bambini accedono per la prima volta a contenuti porno in media all’età di «sette anni». 

Negli scorsi giorni la ministra ha ripetuto questo dato almeno altre due volte: la prima è stata lo scorso 25 agosto in occasione di un’intervista con il Quotidiano Nazionale, la seconda è stata due giorni dopo, il 27 agosto, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook. 

Al netto delle legittime opinioni politiche, abbiamo verificato e Roccella sbaglia.

La fonte del dato

In tutte le occasioni in cui lo ha ripetuto, Roccella non ha mai specificato quale sia la fonte del dato sull’età media di primo accesso a contenuti pornografici, parlando soltanto di alcuni «studi» non ben precisati. Non è dunque chiaro a quali studi faccia riferimento nello specifico la ministra. In più non è chiaro se il dato citato da Roccella faccia riferimento solo all’Italia oppure anche ad altri Paesi. 

In ogni caso, Roccella potrebbe aver fatto riferimento a uno studio sulla pornografia tra i giovani condotto a ottobre 2019 dall’Osservatorio nazionale Adolescenza Onlus, un’organizzazione di psicologi e psichiatri. I contenuti di questo studio, al momento non pubblicamente disponibile, sono stati riassunti all’epoca in un articolo pubblicato dal sito Leggo con un’intervista alla presidente dell’osservatorio, la psicologa Maura Manca. «L’età media della prima esposizione alla pornografia per i minori è tra i 7-8 e gli 11 anni e viene spesso favorita dalla disponibilità di un proprio smartphone e di un accesso a internet senza filtri», si legge nell’articolo pubblicato da Leggo a proposito dei contenuti dello studio in questione. Nell’intervista che accompagna l’articolo, alla domanda se secondo lei fosse necessario vietare l’uso di internet ai minori, Manca ha risposto che a suo parere è inutile. «Alle elementari – ha spiegato Manca – la curiosità porta a cercare informazioni online, quindi un bambino che non usa lo smartphone può accedere a quelle immagini tramite le ricerche del compagno di scuola. E può accadere anche a sette anni».

Roccella potrebbe dunque aver fatto riferimento a questo dato, travisandolo: il fatto che i minori possano avere accesso a contenuti pornografici anche a sette anni non equivale al fatto che l’età media di primo accesso corrisponda davvero a sette anni. In più, come detto in precedenza, lo studio condotto dall’osservatorio di cui Manca è presidente ha parlato di un’età media «tra i 7-8 e gli 11 anni», una fascia d’età ben più ampia del dato di cui ha parlato Roccella. Tra l’altro, lo stesso dato riportato dall’osservatorio va preso con le pinze visto che non è chiara la metodologia e le fonti utilizzate per ricavarlo.  

Che cosa dicono gli studi scientifici

Il dato citato da Roccella è smentito da autorevoli studiosi del fenomeno come Elena Martellozzo, criminologa e direttrice associata del centro studi sugli abusi e i traumi infantili della Middlesex University di Londra. Martellozzo, che ha condotto diverse ricerche sugli effetti della pornografia sui minori, ha detto a Pagella Politica che quelli di Roccella «non sono dati corretti». «Sette anni non può essere l’età media», ha spiegato Martellozzo. «È vero che ci sono bambini molto piccoli, di età anche di sette anni, che magari vengono esposti a materiale pornografico, ma ciò non vuol dire che questa sia la prassi». 

La ricercatrice ha specificato infatti che bisogna fare delle distinzioni quando si parla di minori e consumo di pornografia: «Un conto sono gli adolescenti e i preadolescenti, che vivono una fase di curiosità sessuale e che in qualche modo ricercano la pornografia, mentre tutto un altro discorso va fatto per i più piccoli, che sono esposti alla pornografia anche quando non vogliono vederla e non sono pronti a vederla». Questi ultimi entrano a contatto con questo tipo di contenuti in maniera trasversale, perché ci sono adulti in casa oppure attraverso siti spam e pop-up durante la navigazione in internet. «Durante le nostre ricerche, i ragazzi ci hanno spiegato come in un certo senso online sia più difficile evitare la pornografia piuttosto che trovarla, ma una questione seria come questa ha bisogno di un approccio altrettanto serio. Parlare di primo consumo pornografico in media a sette anni crea un panico morale che veramente non esiste», ha continuato Martellozzo, che sul tema ha compiuto i primi studi nel Regno Unito e li ha confrontati con gli studi commissionati da altri Paesi, come per esempio l’Australia. Secondo una ricerca del governo australiano, pubblicata nel 2017, i giovani fanno le prime esperienze di consumo di pornografia «tra i 10 e i 17 anni». 

Allo stesso modo, nel 2022 uno studio sul rapporto tra adolescenti e pornografia condotto da Commonsense, un’organizzazione indipendente che svolge ricerche nel rapporto tra bambini e nuove tecnologie, ha rilevato che negli Stati Uniti l’età media di prima esposizione alla pornografia è di 12 anni, un’età di cinque anni più elevata di quella citata da Roccella. La ricerca ha coinvolto un campione di ragazzi tra i 13 e i 17, che sono stati sottoposti a un questionario online con varie domande riguardo il loro primo accesso a contenuti vietati ai minori. In ogni caso, per quest’ultimo dato è bene tenere presente che si tratta di una ricerca svolta su un campione di ragazzi e che dunque il dato potrebbe risentire di un margine di errore. 

Il verdetto

Secondo Eugenia Roccella, diversi studi affermano che i bambini accedono per la prima volta a contenuti porno in media all’età «di sette anni». Abbiamo verificato e la ministra sbaglia.

Con tutta probabilità, lo studio a cui si riferisce Roccella è quello fatto nel 2019 dall’Osservatorio nazionale Adolescenza Onlus, un’organizzazione di psicologi e psichiatri. Questo studio però afferma che l’età media della prima esposizione alla pornografia per i minori è «tra i 7-8 e gli 11 anni», un dato diverso da quello citato dalla ministra. Tra l’altro, lo stesso dato riportato dall’osservatorio va preso con cautela perché non sono specificate la metodologia e le fonti utilizzate per ricavarlo.

Studi più autorevoli, fatti all’estero anche da ricercatori italiani, stabiliscono invece come età media di primo accesso ai contenuti pornografici intorno ai 12 anni, un’età sicuramente bassa ma non quanto quella ripetuta più volte dalla ministra.

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