La disomogeneità tra Italia settentrionale e meridionale nell’andamento dei principali indicatori economici è un triste dato di fatto. Un‘infografica dell’Economist a maggio mostrava un’allargamento della forbice tra Nord e Mezzogiorno durante la crisi sia per quanto riguarda il Pil che per quanto riguarda l’occupazione, le esportazioni, gli investimenti, la povertà. Ma è vero, come dice Renzi, che il nostro Paese è diviso tra chi cresce a ritmi del 2% e chi decresce?
La crescita nel 2014
I conti economici territoriali dell’Istat si fermano purtroppo al 2013, troppo indietro per essere utili nella valutazione delle parole del Premier. Stime sulla crescita dei Pil regionali nel 2014 sono però disponibili da due fonti: Svimez e Banca d’Italia. Secondo la prima il Mezzogiorno nel 2014 ha registrato un -1,3% rispetto al Pil dell’anno prima, mentre la macro-regione del Nord-Est* è cresciuta dello 0,4%. Guardando alle singole realtà regionali quella con la crescita più rapida è stata il Friuli Venezia Giulia (+0,8%) mentre la gran parte delle altre erano in negativo. Decisamente diversi – e meno positivi – i dati rilasciati da Banca d’Italia (da fonte Prometeia)**, secondo cui la Regione cresciuta di più sarebbe la Lombardia che, con appena lo +0,2%, è ancora più lontana da quel “più del 2%” di cui parla Renzi.
Le previsioni per il 2015
Se già per il 2014 siamo costretti ad affidarci a dati incerti con alta variabilità tra una stima ed un’altra, dobbiamo prendere con ancor maggiore cautela le previsioni per l’anno in corso. Secondo i dati Prometeia pubblicati a fine luglio, le macroaree Nord-Ovest e Nord-Est cresceranno dell’1%, il Centro dovrebbe fare +0,7% mentre il Mezzogiorno dovrebbe vedere il Pil contrarsi (-0,3%). Delle 10 Regioni per cui sono stati pubblicati dati (quelle più grandi) la Lombardia dovrebbe crescere più rapidamente delle altre (+1,2%) mentre Sicilia e Campania sono appaiate all’ultimo posto (-0,4%).
Il verdetto
Gli aggiornamenti più recenti sulla crescita del Pil nelle Regioni italiane vanno presi con le pinze: l’Istat si ferma al 2013 e le stime per il 2014 mostrano discrepanze significative. Detto ciò, per il 2014 i dati disponibili indicano che nessuna Regione si è nemmeno lontanamente avvicinata al 2%. Per quanto riguarda l’anno in corso il Nord-Ovest e il Nord-Est dovrebbero crescere di circa 1 punto percentuale, meno della metà di quanto sostiene Renzi. Scendendo nel dettaglio, la Lombardia nel 2015 è data al +1,2%, una percentuale decisamente inferiore del “più del 2%” del Premier. E’ certamente vero che c’è un parte del Paese la cui economia continua a contrarsi, ma non c’è “un pezzo d’Italia” che cresce in maniera così significativa come dice Renzi: “Pinocchio andante”.
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* La macroarea del Nord-Est include il Trentino-Alto Adige, l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia; quella del Nord-Ovest Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria; il Centro è composto da Toscana, Umbria, Marche e Lazio e il Mezzogiorno da Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna
** Immaginavamo che le differenze tra le due stime potessero originare da punti di partenza diversi in termini di sistemi di contabilità nazionali SEC2010 o SEC95 (si veda questo nostro vecchio blog a riguardo). Lo Svimez ci ha confermato però che anche le loro stime, come quelle Bankitalia, sono fatte su base SEC2010. La significativa forbice tra le previsioni dei due istituti è quindi da attribuire solamente alla metodologia diversa dei modelli previsionali usati e alle date diverse in cui sono state effettuate le stime.