Da osservata speciale dell’Eurozona, l’Italia deve fare molta attenzione a non sforare il fatidico rapporto deficit/Pil del 3% per evitare di ricadere all’interno della procedura europea prevista per i membri in disavanzo eccessivo. Cuperlo ha ragione quando afferma che il nostro Paese è appena rientrato all’interno del rapporto deficit/Pil ”tollerabile”, come comunicato in una nota del Consiglio dell’Unione Europea diramata nel giugno di quest’anno – sembrano confermarlo infatti gli ultimi dati Istat di notifica sull’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, aggiornati a fine ottobre 2013. Un orecchio attento agli sviluppi politici ed economici degli ultimi mesi non avrà però fatto fatica a percepire segnali di disagio da parte delle autorità europee rispetto agli sviluppi piú recenti delle finanze pubbliche italiane: un’evoluzione delle entrate inferiore alle aspettative e, a detta del Presidente Letta, un aumento dei tassi sui titoli italiani in seguito alle recenti instabilità politiche avevano infatti costretto il governo ad emettere una nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza per il 2013. Nella prima pagina di sintesi si può leggere come “nel 2013 l’indebitamento netto… Potrebbe arrivare al 3,1 per cento del Pil in assenza di interventi”, seguita da una promessa del governo di adottare interventi tempestivi per riportare il rapporto all’interno della soglia desiderata per il 2013. Tale promessa si è concretizzata nel decreto legge del 15 ottobre 2013, sulle misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica, volto ad adottare le correzioni necessarie. Insomma, si vedrà in futuro quanto queste misure possano essere servite, ma finché ciò non sarà confermato da ulteriori note di aggiornamento la partita sembra non essere ancora chiusa, nonostante l’Italia abbia al momento evitato di rientrare all’interno della procedura di intervento ufficiale (come comunicato in maniera estremamente asciutta dalla Commissione Europea).
Per quanto riguarda l’anno prossimo, lo stesso Documento di Economia e Finanza riportato sopra, fissa per il 2014 un rapporto deficit/Pil al 2,3% (pagina 2), un dato leggermente inferiore a quanto menzionato da Cuperlo.
Veniamo adesso al rapporto di causa tra gli ultimi obiettivi di indebitamento italiani ed il Fiscal Compact che l’Italia ha firmato assieme agli altri membri dell’Eurozona. Il Fiscal Compact prevede, come affermato correttamente dal candidato alla segreteria del Partito Democratico, che i Paesi firmatari riducano il rapporto debito/Pil di un ammontare equivalente ad un ventesimo della differenza tra il rapporto dell’anno in corso ed il rapporto ”ideale” del 60% rispetto al Pil (questo obbligo scatta solamente quattro anni dopo l’uscita di un Paese dalle procedure di disavanzo eccessivo, secondo questo articolo dello European Council on Foreign Relations). Allo stesso modo, il trattato prevede che i Paesi firmatari devono “agevolare l’adozione di misure nel quadro della procedura per i disavanzi eccessivi dell’Unione europea in relazione agli Stati membri la cui moneta è l’euro e il cui rapporto previsto o effettivo tra il disavanzo pubblico e il prodotto interno lordo supera il 3%”.
Insomma, sembra che Cuperlo sia ben informato sulla normativa comunitaria sulle finanze pubbliche dei Paesi membri e sugli impegni presi dall’Italia in tal merito. “Vero”.