Aggiornamento, 19 febbraio 2015: In una precedente versione di questa analisi abbiamo erroneamente indicato che del cosiddetto “regime dei minimi” potessero avvalersi esclusivamente gli under-35 per i primi cinque anni di attività. In realtà, al regime potevano accedere tutte le nuove partite IVA che rispettavano i requisiti previsti dalla legge per l’anno di inizio dell’attività e per i 4 successivi. Maggiori informazioni qui. Ci scusiamo con i lettori per l’errore.






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Giorgia Meloni accusa il governo Renzi di fare gli interessi dei poteri forti ed ignorare i meno tutelati, tra cui il cosiddetto ‘popolo delle partite Iva’. Il leader di Fratelli d’Italia contesta al governo di aver addirittura triplicato le tasse sulle partite Iva dai fatturati più esigui, sarà vero?



Il regime dei minimi



L’inquadramento fiscale a cui si riferisce la Meloni è il “regime dei minimi”, introdotto dalla legge n.244 del 2007 (la finanziaria 2008). Questa soluzione dapprima rimuoveva alle partite Iva, con ricavi inferiori ai 30.000 euro in un anno, numerosi adempimenti contabili e li assoggettava ad un’imposta pari al 20%, che sostituiva l’Irpef (inclusiva le addizionali regionali) e l’Irap. In base all”articolo 27 del decreto legge n. 98/2011 del luglio dello stesso anno, tale imposta è stata ridotta al 5% per gli under-35 nei primi 5 anni di attività.



Le modifiche della finanziaria del governo Renzi



Come afferma anche Giorgia Meloni è vero che questo regime contributivo è stato oggetto di aggiustamenti nella Legge di Stabilità 2015, approvata lo scorso dicembre. Le nuove regole, dettate dai commi 54-89 dell’articolo 1 non ci sembrano brillare per chiarezza e per verificare la dichiarazione in oggetto proviamo a vedere quali sono state le principali caratteristiche del nuovo regime forfettario che sostituisce ed accorpa vari regimi agevolati:



  1. Il tetto del nuovo “regime forfetario” non è più fissato a 30.000 euro ma varia a seconda dell’attività e dipende da un coefficiente di redditività stabilito nell’allegato 4 della Legge di Stabilità. Il tetto oscillerebbe trai 15.000 e i 40.000 euro (non dite che non vi avevamo avvertito sulla scarsa chiarezza).

  2. Viene eliminato il limite di età precedentemente fissato ai 35 anni.

  3. L’aliquota forfetaria passa al 15% (comma 64).

  4. In fase di start-up e rispettati alcuni requisiti, il reddito imponibile viene ridotto di un terzo per i primi tre anni di imposta (comma 65).



Occorre sottolineare che tutti coloro che già erano iscritti al regime dei minimi potranno continuare a beneficiarne fino alla fine del periodo di cinque anni e fino al raggiungimento dei 35 anni di età (comma 88). Inoltre, il vice ministro all’Economia Casero ha già promesso che verranno riviste le norme riguardanti il regime dei minimi all’interno del pacchetto sulla delega fiscale nel Consiglio dei Ministri del 20 febbraio. Cosa che, al momento di stesura di questo fact-checking, ha valore di mera promessa.



Il verdetto



La leader di Fratelli d’Italia ha sostanzialmente ragione: l’aliquota sostitutiva è stata triplicata per il regime dei minimi. Va specificato che (1) chi nel 2014 era sotto il vecchio regime può continuare a godere dell’aliquota al 5% fino alla fine dei requisiti pre-esistenti e (2) per le start-up il reddito imponibile viene ridotto di un terzo per i primi tre anni, portando quindi ad un’aliquota raddoppiata e non triplicata per i primi tre anni. Detto ciò – almeno fino agli interventi correttivi promessi per i prossimi mesi – è vero che i cosiddetti “minimi” vedranno triplicata l’aliquota sostitutiva. “C’eri quasi” per Meloni.