Non è una situazione rosea quella descritta da Gianni Cuperlo in una dichiarazione che ricorda commenti rilasciati in passato da Guglielmo Epifani e Pier Luigi Bersani, anch’essi impegnati a confrontare la crisi attuale con quelle più gravi del secolo scorso. Nell’attesa di vedere se Cuperlo avrà la meglio alle primarie e, quindi, se seguirà le orme di questi ultimi nel ruolo di segretario del Partito Democratico, vediamo se è stato più o meno corretto nella sua analisi.
Per quanto riguarda la situazione economica negli ultimi sei anni, i dati Eurostat disponibili per il periodo 2008-2013 mostrano un andamento vicino a quello descritto da Cuperlo anche se non equivalente. A valori concatenati con anno di riferimento 2005, il Pil è sceso da 1.475,4 miliardi di euro nel 2008 a 1.363,6 miliardi di euro nel 2013, ovvero un calo da un valore pari a -7,6% circa. Cuperlo è quindi un po’ esagerato: anche arrotondando, il calo, negli ultimi sei anni, è stato pari al massimo al 8%.
Corretta invece l’indicazione di Cuperlo su quanto vale un punto di Pil. A prezzi correnti, il Pil italiano è pari a 1.558,8 miliardi nel 2013, di cui l’1% è pari a circa 15,6 miliardi.
Passiamo ora alla parte più “spinosa” della affermazione del candidato dalemiano, giunto secondo al primo round di votazioni del Congresso Pd. Nell’analisi della già citata dichiarazione di Epifani, abbiamo pubblicato i nostri calcoli confrontando recessioni in termini di variazioni del Pil pro capite. Abbiamo creato una nuova scheda nell’Excel, moltiplicando il Pil pro capite dalla serie di Angus Maddison per la popolazione italiana dall’Unità d’Italia. Il risultato? Il Pil italiano calò del 5,06% tra il 1929 ed il 1934 e del l’8,88% tra il 1913 ed il 1919, ossia dal picco pre-Grande Guerra fino al punto più basso raggiunto.
Cuperlo anche qui esaspera il calo del Pil del periodo attuale (-8%, non -9%) ma indica correttamente quanto vale l’1% di Pil e quantifica con precisione i cali riscontrati durante due precedenti momenti di recessione del nostro Paese (tralasciando la devastazione della Seconda Guerra Mondiale quando il nostro Pil crollò del 44% in 6 anni). Voto finale: “C’eri quasi”!