Nonostante sia stato eletto a larga maggioranza al quarto scrutinio, non sono mancate le voci critiche per la scelta di Sergio Mattarella come nuovo Presidente della Repubblica. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ad esempio, gli rinfaccia di aver bocciato, in quanto giudice della Corte Costituzionale, il taglio delle cosiddette “pensioni d’oro”. Cerchiamo di capirne di più.



Il taglio delle pensioni d’oro



Nell’estate del 2011, quando lo spread cominciò a salire pericolosamente, il governo Berlusconi varò un decreto legge contenente “disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria”. Tra queste, per fare cassa si prevedeva anche un contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 90 mila euro. Nello specifico: dal primo agosto 2011 fino al 31 dicembre 2014, i trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie (i cui importi superassero i 90 mila euro annui) sarebbero stati assoggettati ad un contributo di perequazione del 5% della parte eccedente l’importo fino a 150 mila euro; del 10% per la parte eccedente i 150 mila euro, e del 15% per la parte eccedente i 200 mila euro.



L’intervento della Corte



Contro tale norma fa ricorso un ex magistrato e presidente della Corte dei Conti, in pensione dal 2007 e beneficiario di un trattamento pensionistico superiore ai 90 mila euro all’anno. La Corte Costituzionale di cui faceva parte anche Sergio Mattarella, con sentenza n. 116 del 2013, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di questa misura. Il motivo è piuttosto semplice.



La Costituzione, all’articolo 53, dispone che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Il problema del contributo di solidarietà è che gravava soltanto sui titolari di pensioni superiori a 90 mila euro, che si sarebbero trovati a subire un prelievo più alto di un lavoratore che dichiara lo stesso reddito. Come spiega la Consulta:



“Al fine di reperire risorse per la stabilizzazione finanziaria, il legislatore ha imposto ai soli titolari di trattamenti pensionistici, per la medesima finalità, l’ulteriore speciale prelievo tributario oggetto di censura, attraverso una ingiustificata limitazione della platea dei soggetti passivi. […] Se da un lato l’eccezionalità della situazione economica che lo Stato deve affrontare è suscettibile di consentire il ricorso a strumenti eccezionali, nel difficile compito di contemperare il soddisfacimento degli interessi finanziari e di garantire i servizi e la protezione di cui tutti cittadini necessitano, dall’altro ciò non può e non deve determinare ancora una volta un’obliterazione dei fondamentali canoni di uguaglianza, sui quali si fonda l’ordinamento costituzionale”.



Quindi?



La Corte Costituzionale di cui era membro Mattarella ha sì bocciato il taglio delle pensioni d’oro – sarebbe tuttavia più corretto ricordare che tale bocciatura trova la sua ragion d’essere nel fatto che il contributo di solidarietà creava due pesi e due misure, toccando soltanto i titolari di pensioni per oltre 90 mila euro invece di tutti i titolari di questo reddito. In ogni caso, ai fini del fact-checking, Giorgia Meloni porta a casa un “Vero”.