Maroni incalza sulla proposta di trattenere al nord il 75% delle tasse, ricordando l’esempio della Sicilia che ne trattiene il 100%. Ma è così?


E’ vero che lo Statuto della Regione Sicilia prevede all’articolo 36, comma 1, che “al fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione e a mezzo di tributi, deliberati dalla medesima”. Una scheda sul federalismo fiscale e le Regioni a statuto speciale, disponibile sul sito della Camera, mostra anche le condizioni più favorevoli della Sicilia rispetto alle altre Regioni a statuto speciale – le quali sono già destinatarie, complessivamente, di una maggiore autonomia in confronto a quelle a statuto ordinario (pag. 137): alla Sicilia – si legge – è attribuito il gettito di tutti i tributi erariali, mentre, ad esempio, in Val d’Aosta e nelle Province autonome di Trento e Bolzano, rimane il 90% di quasi tutte le imposte; in Sardegna il 70% dell’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) e in Friuli il 60% dell’Irpef.


Tuttavia, bisogna anche fare una precisazione. Come riporta la scheda di cui sopra, il secondo comma del succitato articolo 36 dello Statuto precisa che “sono però riservate allo Stato le imposte di produzione e le entrate dei tabacchi e del lotto”. Nel bilancio dello Stato per il 2011 le entrate totali derivanti dalle imposte sulla produzione (le cosiddette accise), i tabacchi e il lotto ammontavano a quasi 49 miliardi di euro (pag. 69), di cui oltre 20 miliardi provengono dalle accise sugli oli minerali. Considerando che, secondo i dati della Regione, la Sicilia raffina il 36% del greggio italiano, possiamo capire perché, il 20 dicembre 2011, alla Camera è stata presentata una proposta di legge costituzionale d’iniziativa dell’Assemblea Regionale Siciliana che propone di modificare la norma dello Statuto in modo da attribuire alla Regione le imposte di produzione.


Proviamo adesso ad esaminare la questione facendo due calcoli, e costruendo il rapporto tra entrate regionali spese in Regione (numeratore) e gettito tributario complessivo (denominatore): 


1) partiamo dal denominatore, estrapolando il gettito tributario complessivo dell’isola mediterranea, ossia il gettito fiscale totale prodotto sul territorio siciliano. Questa è certamente il valore da riportare al denominatore, almeno secondo quanto si legge nel programma elettorale dello stesso Maroni (pag. 6). Ipotizziamo che nel fare confronti tra la Lombardia ed altre Regioni italiane, infatti, il candidato al Pirellone utilizzi lo stesso genere di rapporto. 


Il valore lo troviamo all’interno del rapporto stilato dal Dipartimento alle Politiche di Sviluppo, che per la Regione Sicilia individua, tra le voci di entrate, le “imposte dirette”, le “imposte indirette” ed “altri tributi propri”, per un totale di 26.880 miliardi di euro nel 2010 (ultimi dati disponibili). Il valore aumenta a 37.245 miliardi di euro se decidiamo di includere anche la voce “contributi sociali”, la cui presa in carico implica però che siano considerati, dal lato delle entrate, anche la spesa sostenuta dagli enti previdenziali della Regione.


2) Cerchiamo adesso di costruire il valore delle entrate spese sul territorio siciliano, quindi il numeratore del nostro rapporto. 


Come promemoria, stiliamo un breve riassunto delle voci che compongono il totale delle entrate regionali. Queste si possono suddividere in imposte, tasse, trasferimenti erariali, tariffe ed altre voci minori (il tutto delineato dal rapporto Ires 2012). Tutte queste voci sono raggruppabili all’interno di tre categorie di entrate: i tributi propri (imposte per le quali la Regione ha facoltà di decisione sull’ampiezza della base imponibile, nel determinarne le aliquote ed altri elementi di personalizzazione – es. Irap), le addizionali (letteralmente “aggiunte” a beneficio delle Regioni su aliquote da imposte erariali – es.Irpef), e le compartecipazioni, ossia le quote di tributi erariali di spettanza regionale (es. Iva, che nel caso siciliano è però riscossa interamente da Palermo).


A queste entrate si aggiungono le spese sostenute dallo Stato a favore dei territori e degli enti ivi presenti per l’erogazione dei servizi, stimate anno dopo anno dalla Ragioneria Generale dello Stato (Rgs).


Entrando adesso in dettaglio nei calcoli, scropriamo che del gettito tributario complessivo la Sicilia trattiene esattamente 10.996 miliardi di euro (tributi+tasse+tributi erariali spettanti a Regioni a statuto speciale), secondo quanto riportato sulla scheda dei bilanci regionali armonizzati (da pag. 21 in poi).


La spesa regionalizzata, con riferimento al solo bilancio dello Stato, invece, è pari a 23.877 miliardi di euro (pag. 11). Se si include anche la spesa degli enti previdenziali, invece, questo valore sale di un ulteriore 19.012 miliardi di euro.


La tabella di seguito riassume i dati raccolti:



Insomma, effettivamente sembra che pure dai nostri calcoli la Sicilia non solo trattenga la totalità delle sue imposte ma che, sommando a queste le spese a carico dello Stato, superi largamente la totalità del proprio gettito fiscale complessivo, spesa previdenziale o meno.


Ci sembra, quindi, che Maroni dia una panoramica che può considerarsi corretta. Si merita un bel “Vero”.