Prima di cominciare, una piccola precisazione: diversamente da Maroni, per adeguarci alla terminologia della principale letteratura a riguardo (es. Cgia Mestre) abbiamo chiamato “positivo” il residuo fiscale di una data Regione se i trasferimenti dall’Amministrazione Centrale ad essa sono minori dei trasferimenti dalla Regione stessa all’Amministrazione Centrale; “negativo” se accade l’inverso. Per intenderci, il Veneto (che versa all’Amministrazione Centrale più di quanto incamera) ha per noi un residuo “positivo”. Alcuni istituti e lo stesso Maroni usano una terminologia esattamente opposta, ma la “sostanza” non cambia!


La storia del “residuo” fiscale affascina giustamente tutti i contribuenti (e i leghisti) del nord, denunciando una storia di cui poco si parla (soprattutto in momenti come questo in cui il federalismo è stato accantonato per gli ovvi grandi costi di implementazione): in Italia poche Regioni hanno un surplus economico tra trasferimenti all’Amministrazione Centrale e quanto ritorna indietro, e di fatto contribuiscono al sostentamento delle altre aree geografiche e dell’apparato statale.


La Cgia di Mestre ha fatto uno studio approfondito a riguardo, con dati completi e ben strutturati per il periodo 2002-2007, in riferimento ai quali si evince che Maroni ha ragione. Tuttavia il Segretario della Lega non è molto preciso: solo se escludiamo le Regioni a statuto speciale (e omettiamo dall’analisi il Lazio che subisce l'”effetto capitale”) al nord tutte le Regioni hanno un residuo positivo, salvo la Liguria  (dati con aggiustamento Istat, pag. 7).


Unioncamere al 2011 sembrava invece confermare che tutte le regioni del nord avessero un residuo fiscale positivo, dando pienamente ragione all’ex ministro dell’Interno per il periodo 2006-2008.


Maroni inoltre fa una probabile esagerazione temporale: dati sull’arco di trent’anni non si trovano da nessuna parte, in rete sono disponibili alcuni studi che coprono periodi antecedenti, ma per il periodo 2012-1982, proprio non si trova nulla di completo!


Concludendo, si può sostenere che Maroni citi abbastanza correttamente i dati. Tuttavia si riferisce ad un orizzonte temporale difficilmente verificabile, ed esagera un po’ parlando in generale delle “Regioni del nord”, perché quelle a statuto speciale presentano una situazione diversa: assegniamo quindi un “C’eri quasi”!