E’ vero, enti torinesi occupano ruoli rilevanti (seppur non fondamentali) in entrambe le banche più grandi del Paese. Intesa Sanpaolo d’altronde è nata dalla fusione di Banca Intesa con Sanpaolo IMI, quest’ultima basata nel capoluogo piemontese. L’azionista principale, la Compagnia di San Paolo che detiene il 9,72% delle azioni ordinarie (quasi il doppio del secondo azionista Cariplo), ha sede a Torino.
Per quanto riguarda Unicredit, la situazione è più complicata. La Fondazione Cassa di Risparmio di Torino è solamente il terzo azionista (detenendo il 3,86% di capitale), ma poich
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é i primi due azionisti sono Srl con sede in Lussemburgo, Fassino correttamente riporta che è torinese il principale azionista pubblico. Su Unicredit c’è però il punto interrogativo di come vadano considerate le azioni detenute dalla Banca Centrale della Libia, che rappresentano una quota più rilevante di quella della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (con il 4,89%) ma sul sito sono segnalate come ancora “congelate” in seguito al sequestro operato a marzo (per i retroscena di questa storia vedere l’articolo del Sole 24 ore del 15 luglio 2012). Tuttavia, sembrerebbe che stiano per essere decisamente sbloccate, visto che il presidente Unicredit Giuseppe Vita ha parlato pochi giorni fa di un possibile consigliere libico nel prossimo CDA.
Fassino usa questi dati per sostenere che Torino sia un polo finanziario importante – una dichiarazione potenzialmente discutibile. Ma almeno i dati sui quali si basa sono essenzialmente corretti!