La riforma delle pensioni è stata sicuramente una delle più impopolari attuate fino ad ora dal governo Monti, tuttavia non si può negare che abbia migliorato la sostenibilità del sistema previdenziale italiano. Quest’ultimo era infatti ormai divenuto difficilmente gestibile a causa del sistema retributivo applicato in precedenza, e della stagnazione demografica della popolazione.


Per renderci conto delle aree che hanno permesso al governo di risparimare maggiormente analizziamo le principali novità apportate dalla riforma del ministro Fornero:


A partire dal 1° gennaio 2012 la pensione è calcolata per tutti i lavoratori con il sistema contributivo. Questo significa che per tutti i lavoratori la pensione verrà calcolata sulla base dei contributi versati durante la loro vita lavorativa. Il sistema contributivo era già entrato in vigore nella riforma Dini del 1995 ma era applicato solo a certe categorie di lavoratori; fino a quest’anno la pensione di buona parte dei lavoratori era ancora fissata sulla base allo stipendio percepito negli ultimi anni di lavoro (sistema retributivo). Il metodo contributivo risulta meno equo per il lavoratore rispetto a quello retributivo, infatti non garantisce il livello di pensione percepita. Esso però garantisce per definizione la sostenibilità del sistema pensionistico in quanto ciò che il lavoratore riceverà come pensione sarà pari a quanto avrà contribuito durante la sua vita lavorativa.


Secondariamente con la riforma Fornero la pensione di anzianità è stata sostituita dalla pensione anticipata. Prima della riforma era possibile conseguire la pensione di anzianità con 40 anni di contribuzione o anche meno, secondo il sistema detto delle “quote”. La rifoma Fornero ha abolito in toto il sistema delle quote e ha fissato come soglia, per poter accedere alla pensione anticipata, 41 anni e un mese per le donne e 42 anni e un mese per gli uomini. In questo modo il numero di persone che possono beneficiare di tale tipo di pensionamento è diminuito.  


In terzo luogo la riforma Fornero invece fissa a 66 anni l’età per il conseguimento della pensione di vecchiaia Tale regola è valida già dal gennaio 2012 per gli uomini e per le donne dipendenti del settore pubblico e lo sarà a tendere per tutti i lavoratori. Prima della riforma, l’età per accedere alla pensione di vecchiaia era fissata a 65 anni per gli uomini, mentre per le donne l’età variava in funzione del settore lavorativo. Anche in questo caso, aumentando l’età pensionabile, il numero di persone che possono usufruire di tale tipo di pensionamento è stato ridotto, con conseguente risparmio di risorse da parte dello stato. 


Tutti i punti elencati evidenziano che i cambiamenti apportati dalla riforma Fornero vanno nella direzione di un sistema pensionistico sicuramente meno equo ma altrettanto certamente più sostenibile (per approfondimenti sul tema, consigliamo questa lettura). A Mario Monti va un meritato “Vero”.


(Si ringrazia Erica Piol per questa analisi)