Dichiarando che la Banca Centrale Europea “emette del danaro, degli euro, che vanno alle nostre banche”, il leader del Movimento a 5 Stelle, Beppe Grillo, non dice il falso.
Tramite delle operazioni di politica monetaria, la Bce fornisce alle banche dell’Eurosistema e, dunque, anche a quelle italiane, le riserve di liquidità di cui hanno bisogno. La liquidità viene assegnata attraverso dei meccanismi di asta. Ci sono diversi tipi di operazioni, tra cui le Mro (ovvero le operazioni di rifinanziamento principali che si tengono settimanalmente), e quelle di rifinanziamento a lungo termine, le Ltro, generalmente trimestrali.
Nell’intervista rilasciata ad agosto scorso alla Cnbc, Grillo accusa le banche di “non finanziare le imprese”, comprando invece “il nostro debito in mano alle banche francesi e alle banche tedesche”.
Ma facciamo un passo indietro. Nel pieno della bufera finanziaria che si è abbattuta sull’Italia a partire dall’agosto del 2011 e che ha raggiunto l’apice nel novembre dello stesso anno, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha lanciato due operazioni straordinarie di rifinanziamento a lungo termine, con l’obiettivo di scongiurare una stretta del credito nell’area euro. Con queste due operazioni, che si sono tenute nel dicembre del 2011 e nel gennaio del 2012, la Bce ha concesso prestiti a 3 anni alle banche a un tasso minimo dell’1%.
La domanda da parte delle banche è stata molto alta. Secondo i dati forniti da Bankitalia (pag 14), solo nella seconda operazione – con la quale la Bce ha assegnato 529,5 miliardi di euro – le banche italiane hanno richiesto prestiti per 139 miliardi di euro. Nella prima asta, invece, i miliardi assegnati sono stati 116.
Ma che fine ha fatto la liquidità presa in prestito dalle banche? Parte di questa liquidità è stata utilizzata per acquistare titoli di Stato, come afferma Grillo. Dalle informazioni contenute nel supplemento al bollettino statistico della Banca d’Italia dell’8 giugno 2012 (pag. 34, tavola 2.11), risulta che le banche italiane hanno aumentato gli acquisti di titoli di Stato nel periodo compreso tra le due aste di Ltro. Nel dettaglio, gli acquisti sono passati da 209,639 miliardi di euro di dicembre a 290,544 miliardi di euro di marzo (+80,905 miliardo di euro).
Che ci siano stati acquisti sui titoli di Stato italiani è, inoltre, mostrato anche dal calo dei rendimenti sugli stessi nel periodo successivo al lancio delle Ltro.
Nel grafico si nota il calo del rendimento a 10 anni del Btp italiano a partire da inizio 2012. Il calo del costo di finanziamento per l’Italia è ancora più chiaro se si guarda il segmento della curva a 5 anni.
Quindi, quando il comico afferma che le banche hanno utilizzato i soldi della Bce per acquistare il debito italiano, ha ragione, soprattutto con riferimento alle operazioni di Ltro a 3 anni.
Grillo dichiara anche che le banche italiane acquistano titoli di Stato “in mano alle banche francesi e alle banche tedesche”. I dati forniti dalla Bis (Bank for International Settlements) non sembrano dare del tutto ragione al comico. Infatti, nel periodo di riferimento, le banche tedesche non hanno mutato l’ammontare di titoli di Stato italiani detenuti, mentre quelle francesi lo hanno aumentato. Da dicembre 2011 a marzo 2012, l’esposizione della Germania all’Italia è rimasto pressoché invariata: da 133,954 miliardi di dollari a 133,474 miliardi. Al contrario, la Francia ha incrementato l’esposizione all’Italia da 329,550 miliardi di dollari a 333,890 miliardi (si veda qui pag. 78 per i dati a fine 2011, e qui pag. 106 per i dati di marzo 2012).
Allargando invece l’orizzonte temporale, si vede che le banche transalpine si sono liberate di titoli governativi italiani, nei tre mesi successivi (tra maggio e giugno 2012). L’esposizione è scesa a 248,095 miliardi per la Francia, mentre la Germania è rimasta stabile con 125,306 miliardi (pag. 76).
Insomma Grillo, “C’eri quasi”.
P.S.: Per avere, però, una panoramica più completa del perché le banche acquistano titoli di Stato, sarebbe utile dare un’occhiata alle nuove norme sui requisiti di ricapitalizzazione degli istituti bancari richieste dalle autorità europee.
(Si ringrazia Stefania Spezzati per questa analisi)