Il prezzo del petrolio è sicuramente uno degli indicatori economico-finanziari ripresi più spesso dai giornali e dai politici, sia per l’importanza che ha per le economie che importano energia sia per l’effetto che questa ha sull’immaginario collettivo. Ma sarà vero quanto detto da Beppe Grillo all’inizio del mese scorso?



Per verificarlo, utilizziamo i dati Nasdaq sul prezzo del barile al valore Brent, da cui abbiamo tratto il grafico a destra. Come si può vedere, il picco è stato effettivamente raggiunto a fine agosto, quando il petrolio costava $114,44 al barile (lo si può vedere più chiaramente sulla sezione del sito del Sole 24 Ore con l’andamento del prezzo del greggio a tre mesi). Andamento simile anche per il prezzo del petrolio a valore WTI, che il 6 settembre toccava i $109,21 al barile.



Grillo dice quindi il vero anche se vale la pena sottolineare che ci sono stati picchi non molto distanti da quello di fine agosto-inizio settembre, anche in vari momenti del 2011 e del 2012. Diversi analisti, inoltre, hanno sostenuto che tale fluttuazione fosse dovuta al disturbo sull’offerta di petrolio che si temeva potesse derivare da un potenziale intervento armato in Siria (si veda ad esempio questa analisi di Bloomberg).



Per quanto riguarda il collegamento tra aumento del prezzo del petrolio e l’inflazione, non sono certo queste le pagine più adatte per un’analisi economica dettagliata di tale relazione, ma proviamo a fornire qualche indicazione per dire se l’affermazione generale di Grillo può ritenersi corretta.



Sicuramente, come si può leggere in questo rapporto della Banca d’Italia del 2004, l’importante ruolo del petrolio nell’economia mondiale implica che qualsiasi variazione dei prezzi petroliferi influisce sull’economia in diversi modi. Dal lato dei prezzi, uno shock alle quotazioni del petrolio produce inevitabilmente effetti diretti, derivanti dalla presenza di beni energetici nel paniere dei consumi. Effetti indiretti possono inoltre emergere in seguito alla trasmissione dell’aumento dei costi dei beni intermedi ai prezzi al consumo in una fase successiva del processo di produzione”.



Nello specifico sembrerebbe che anche l’aumento repentino osservato nel mese di agosto abbia avuto un effetto sull’inflazione nel nostro Paese. Un’analisi di Confcommercio segnala un sensibile aumento dell’inflazione nel settore dei trasporti dovuto all’aumento del prezzo del petrolio e attribuisce un legame tra la situazione politica in Medio Oriente e “l’incertezza sulle dinamiche future dei prezzi”. Sempre ad agosto l’Istat ha attribuito all’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (tra i quali il carburante) un peso decisivo sull’aumento dei prezzi generali, confermando quindi la relazione positiva tra prezzi del petrolio ed inflazione che cita Grillo.



Beppe Grillo mette luce correttamente sulla situazione e si guadagna un “Vero”.