Antonio Ingroia fa delle semplificazioni nella sua dichiarazione che rischiano di compromettere/travisare completamente  la comprensione “economica” degli eventi di cui si parla.


Verifichiamo innanzitutto le cifre:


–       il governo italiano fornirà, in effetti, un prestito di 3.9 miliardi di euro a Montepaschi per “potenziare il capitale” della banca senese;


–       Il gettito Imu sulla prima casa è stimato essere circa 4 miliardi di euro dallo stesso Ministero del Tesoro.


Ingroia è quindi abbastanza preciso sui numeri ma, purtroppo, citare cifre corrette non è sempre garanzia di veridicità… E’ il “senso economico” che è molto discutibile.


Nel primo caso, il Tesoro ha deciso di sostenere la ricapitalizzazione di Montepaschi, tramite i cosiddetti “Monti Bond”, o “Nuovi Strumenti Finanziari”, sottoscritti dal Tesoro stesso ed emessi da Montepaschi.


Questi strumenti hanno natura “ibrida”, ossia hanno caratteristiche sia “obbligazionarie” che “azionarie”, in quanto:


‒     come le obbligazioni, prevedono interessi (molto alti – dal 9% iniziale sono destinati crescere fino al 15%, allegato 1, pag. 5) e non danno diritto di voto nelle assemblee societarie;


‒     come le azioni, non hanno scadenza e partecipano al rischio di impresa; oltretutto se il coefficiente patrimoniale di MPS andasse al di sotto dell’8% (limite regolamentare), il Tesoro si assumerebbe le perdite come gli azionisti (allegato 1, pag. 1).


La natura ibrida dello strumento, non permette di parlare propriamente di un ingresso a pieno titolo dello Stato nell’azionariato di MPS, fatta salva la facoltà per Montepaschi di convertire i Monti bond in azioni proprie a suo piacimento (con relativa perdita di parte di governance della Fondazione Montepaschi, attuale azionista di maggioranza). Maggiori informazioni si possono trovare nel dl n. 95 del 6 luglio 2012.


Lo scopo dell’operazione non è “salvare” tout court la Banca, ma piuttosto rinforzarne i parametri contabili di liquidità richiesti dall’Eba (European Bank Authority).


Sulle cifre, inoltre, è bene specificare che 2 miliardi di euro sono di responsabilità esclusiva del governo Monti, mentre 1.9 miliardi di euro sono a sostituzione dei cosiddetti “Tremonti Bond” non ancora rimborsati. Montepaschi aveva, infatti, già usufruito del sostegno statale durante il governo Berlusconi, che aveva sottoscritto analogamente un prestito a MPS (si veda qui e qui).


 Nel secondo caso invece, quello dell’Imu, abbiamo un’imposta che va a finanziare spesa pubblica delle amministrazioni centrali e locali (art. 13 del decreto cosiddetto Salva Italia). Il meccanismo di riparto delle finanze pubbliche tra Stato ed Enti locali è complicato, ma il denaro così raccoltorappresenta un’entrata pubblica che viene successivamente convertita in spesa “per i cittadini”.


 Due situazioni diverse quindi: un aiuto straordinario dello Stato, in contrapposizione ad un’entrata tributaria “tradizionale”.


Con il prestito a Monte dei Paschi, i soldi “torneranno” nelle casse dello Stato insieme agli interessi (o diventeranno azioni da vendere/tenere in portafoglio/comprare); nell’altro saranno devoluti per il finanziamento della spesa pubblica nazionale e locale. Unica caratteristica in comune: l’ammontare di denaro; non per questo un’operazione non è riconducibile all’altra, anzi! Il gettito dell’Imu sulla prima casa entrerà nelle casse dello Stato ogni anno, mentre il prestito alla  Monte dei Paschi è un caso isolato, senza carattere di continuità.


 La dichiarazione di Ingroia presenta cifre corrette ma rischia di raggiungere ragionamenti discutibili. I soldi prestati a Montepaschi non sarebbero “tolti” alla collettività: si tratterebbe, piuttosto, di un particolare prestito statale (che potrebbe diventare, al limite, una partecipazione statale, anche maggioritaria in MPS – non ci addentriamo qui nella questione “politica” dell’appropriatezza di una simile decisione da parte del governo), con un ammontare “ad-hoc” concordato con Ue e Bankitalia (che viene “accettato” solo in quanto “aiuto una tantum” al sistema creditizio). Allo stesso tempo, l’Imu sulla prima casa ha tolto soldi ai contribuenti e li ha dati alle amministrazioni  pubbliche che li spenderanno come meglio credono, nell’esercizio delle loro competenze.


Il discroso di Ingroia si dimostra, quindi, fuorviante, poiché non esiste alcun nesso significativo tra prelievo Imu sulla prima casa ed emissione dei Monti Bond, anche se “le cifre” sono riportate in modo corretto. La dichiarazione potrebbe però inserirsi all’interno di un ragionamento sulle inefficienze e le malversazioni del nostro apparato economico ed istituzionale, che si traduce in maggiori tasse sulla cittadinanza per ripianare i disastri apportati da estesi fenomeni di corruzione. Non ci sentiamo di sanzionare Ingroia con un il peggiore dei voti, come non riteniamo sia giusto applicare un’interpretazione troppo letterale alle sue parole. “Nì” ci sembra il voto più appropriato.