Secondo il World Economic Outlook di Aprile 2012 del Fondo Monetario Internazionale, il rapporto debito/Pil del Giappone è di circa 236%, una cifra vicina a quella citata da Berlusconi. Il Giappone nonostante ciò riesce a collocare i titoli a tassi d’interesse notoriamente bassi, attorno allo 0,10% per quelli a breve termine (dai 3 mesi ai 3 anni) e 0,80% per quelli a scadenza decennale. I valori al 27 settembre provengono dal Financial Times. Le ragioni di questa anomalia sono numerose: da un lato essa dipende dal fatto che i titoli giapponesi sono detenuti in gran parte dal pubblico, dall’altro a causa della deflazione investire in titoli di Stato in Giappone è stato per molto tempo più conveniente che investire in terreni o proprietà. Di certo non si può affermare che i tassi siano tenuti bassi solo dal fatto di avere un prestatore di ultima istanza. Se così fosse, nessun Paese con la proprio banca centrale autonoma (essenzialmente tutti i Paesi al di fuori di quelil delll’Eurozona) sarebbe mai dovuto ricorrere al default sovrano. In realtà stampare moneta per rifinanziare il debito ha come effetto collaterale l’aumento dell’inflazione e quindi non rappresenta di per sè una soluzione sensata. Per tirare le somme, Berlusconi cita correttamente i dati sul debito giapponese, ma le sue deduzioni e conclusioni sono quantomeno parziali per non dire distorte. Verdetto: “Pinocchio andante”.