Il Fiscal Compact, firmato nel marzo del 2012, rappresenta l’ennesimo tentativo, da parte dell’Unione Europea, di creare un sistema fiscale integrato, in cui i Paesi membri siano uniti da una disciplina e politica comune. E’ un documento molto complesso che delinea perfettamente lo sviluppo dell’integrazione europea negli ultimi anni, ma per l’interesse di questa analisi ci limitiamo a verificare quanto detto da Giannino.
Il Fiscal Compact conferma ciò che era già stato introdotto dal Six pack nel 2011: il cosiddetto “Debt Rule”. Come ben noto nei parametri inseriti nel Trattato di Maastricht, i Paesi membri dell’Unione Europea devono mantenere il rapporto debito pubblico/Pil inferiore al 60%. Il Six pack mira a fornire un meccanismo atto ad aiutare gli Stati – incapaci a rispettare tale parametro – a rientrare nei dettami di Maastricht. In base a quanto prescritto dal pacchetto legislativo dei sei regolamenti, nell’arco di tre anni i Paesi in eccedenza devono diminuire il proprio debito ad un ritmo pari ad un ventesimo (5%) dell’eccedenza in ciascuna annualità. In pratica, si tratta di un sistema che promuove una politica di risanamento “accompagnata” da una disciplina comune al livello fiscale.
Per quanto riguarda la seconda parte della dichiarazione, qui Giannino scivola su qualche imprecisione. E’ vero che ogni Paese ha la libertà di elaborare il percorso da seguire per la propria riduzione del debito ma qualche appunto occorre farlo. Nel 2010, con l’inserimento dell’ “European Semester”, l’Unione Europea ha tentato di introdurre un monitoraggio annuale sui diversi budget nazionali. Ogni aprile tutti gli Stati sono chiamati a presentare il proprio budget (in Italia questo è il Documento di Economia e Finanza – DEF) in linea con le guide programmatiche rilasciate dal Consiglio europeo nel precedente mese di marzo. Tra maggio e giugno la Commissione giudica le varie proposte da parte degli Stati membri, e si preoccupa di fornire le raccomandazioni specifiche qualora si presentassero dei problemi a livello nazionale. Entro la fine di luglio il Consiglio addotta formalmente le raccomandazioni per ognuno dei Paesi.
E’ vero che gli Stati decidono a livello nazionale, ma è anche vero che la Commissione e il Consiglio mantengono pur sempre un potere di monitoraggio su quanto deciso a livello nazionale dai singoli Stati membri e, inoltre, rilasciano raccomandazioni laddove il bilancio non fosse all’altezza dei parametri comunitari. “Nì” per Oscar Giannino.