La campagna M5S per un referendum consultivo sull’uscita dall’euro è iniziata e la pubblicazione sul blog di Beppe Grillo del post “Euro Fact Checking” sembra quasi invitarci a verificare i dati citati.
La diatriba sulla crescita dentro e fuori dall’Eurozona
Se l’erba del vicino è sempre più verde, fuori dall’euro si cresce sempre di più. O almeno così affermano gli euroscettici di tutta Italia. La dichiarazione di Grillo non è infatti dissimile da alcune verificate in passato rilasciate da Giorgia Meloni (“Negli ultimi 14 anni – questo dicono i dati – tutte le nazioni che sono dentro all’Eurozona sono cresciute meno di quelle che stanno fuori eccezion fatta per la Germania”) e Matteo Salvini (“Guarda caso le uniche economie europee che stanno crescendo in questo momento sono quelle che hanno avuto la forza e la fortuna di mantenere la loro moneta”).
Cosa dicono i dati
Per la verifica delle parole di Grillo ci affidiamo ai dati Eurostat sulla crescita a valori concatenati con anno di riferimento 2005 (per chi si stia chiedendo cosa diamine voglia dire “valori concatenati” ecco qui una spiegazione efficace; per i meno curiosi basti sapere che è un modo per confrontare dati di una serie storica ‘ripulendo’ dagli effetti dell’inflazione).
Abbiamo rapportato i Pil 2013 dei 28 Paesi dell’Ue ai loro valori del 1999, anno dell’introduzione dell’euro come valuta contabile, e messo in ordine i Paesi da quello cresciuto di più a quello meno. Il risultato è riportato nel grafico in basso (qui i nostri calcoli). In blu sono i Paesi dell’Eurozona, in verde quelli senza la moneta unica (la Lituania entrerà il 1° gennaio 2015). Com’è immediatamente riscontrabile, vi sono Paesi con l’euro cresciuti molto (i Baltici e la Slovacchia, i cui Pil sono quasi raddoppiati in 14 anni) e quelli molto meno (l’Italia, sostanzialmente ferma). Lo stesso si può dire degli extra-euro: l’economia polacca nel 2013 era del 65% più grande di quanto non lo fosse nel 1999, mentre la Danimarca ha visto un ben più modesto +11%. Più che una distinzione tra dentro e fuori dall’euro, nell’UE28 ci sembra riscontrare una naturale crescita più rapida dei Paesi di partenza più poveri.
E il valore aggregato?
Volendo fare un confronto aggregato e solo tra economie più omogenee, dei 15 Paesi che erano membri dell’Ue nel 1999, i 12 che hanno adottato l’euro sono cresciuti effettivamente leggermente meno (1,4% annuo) di Regno Unito, Svezia e Danimarca che sono rimasti fuori (1,6% annuo). Non c’è modo di determinare se questa differenza sia attribuibile alla mancata adozione dell’euro e la differenza tra i campioni rende il confronto quantomeno azzardato. Il leader M5S non specifica però – come hanno fatto invece Salvini e Meloni – che l’euro elimini a priori le possibilità di crescita delle economie che lo adottano.
I migliori anni della nostra … crescita?
Più curiosa la seconda parte della dichiarazione, ovvero che l’Italia sarebbe cresciuta a ritmi più sostenuti proprio nei pochi anni in cui si è liberata dei vincoli monetari europei. Sul tema dell’uscita dal Sistema Monetario Europeo (SME), precursore della Unione Economica e Monetaria (UEM) e quindi dell’euro, abbiamo scritto una lunga analisi. Per i fini di questa dichiarazione basti sapere che l’Italia è uscita dallo SME a settembre 1992 per rientrare nel 1996. Come si può vedere consultando la serie storica, il periodo 1993-1995 non è stato particolarmente clamoroso dal momento che nel 1993 il Pil si è addirittura contratto e che il +2,2% e +2,9% degli anni successivi sono stati surclassati dal 3,7% del 2000. La media della crescita nel triennio ’93-’95 (1,4%) è peraltro ben inferiore a quella riscontrata nel triennio successivo all’adozione dell’euro come valuta contabile (+2,3%) e leggermente inferiore a quella dell’intero periodo tra l’adozione dell’euro e l’arrivo della crisi (+1,5%).
Quindi?
L’Euro Fact Checking pentastellato è un po’ troppo tranchant nell’indicare che i Paesi dentro l’Euro sono cresciuti più di quelli fuori. Come abbiamo visto sopra, l’affermazione è vera se si dividono i primi 15 Membri dell’Ue tra coloro che hanno adottato l’euro e quelli rimasti fuori dalla moneta unica, e si confrontano le relative medie a partire dal 1999. Detto ciò, la grande variabilità nella crescita tra economie dentro e fuori dall’euro non sembra indicare che la valuta sia un fattore determinante.
E’ invece errata la convinzione che dopo l’uscita dallo SME l’Italia abbia goduto dei suoi migliori anni di crescita nello scorso ventennio, dal momento che il 1993 ha visto un -0,9% e che nel periodo complessivo la crescita era inferiore proprio al periodo successivo all’adozione dell’euro. Complessivamente quindi una visione un po’ troppo distorta dalla realtà, pur condita con elementi di verità.”Nì”.