Quanti numeri in una sola frase per Beppe Grillo, appena uscito dalla riunione con il Presidente della Repubblica!
Alcuni di questi dati sono stati già citati dal leader pentastellato, altri invece sono più “freschi”. Proviamo a valutarli uno ad uno.
Partiamo dal tasso di disoccupazione: qui Grillo dice assolutamente il vero. Sia il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) che quello complessivo è ai massimi dall’inizio delle serie storiche trimestrali Istat. Il grafico sotto mostra la situazione della disoccupazione fino alla fine del primo trimestre 2013. Nel frattempo, il tasso di disoccupazione a maggio 2013, rilasciato il 1 luglio, era arrivato al 12,2% (era 12% ad aprile, 12,8% per il primo trimestre 2013).
La produzione industriale è indubbiamente crollata negli anni di crisi: secondo Eurostat, sono 30 i punti persi dal gennaio 2008 a maggio 2013, di cui due punti persi nei primi cinque mesi del 2013. Come si può vedere dai dati Eurostat, però, e come confermato da una recente analisi di Bankitalia, il calo della produzione industriale sembra essersi bloccato negli ultimi mesi. Troppo presto per stappare lo champagne, sicuramente, ma sono dati meno negativi di quelli presentati da Grillo, la cui previsione di un calo del 3% non trova peraltro riscontro nei principali istituti di statistica.
Va sul sicuro, invece, il leader a 5 stelle quando parla del debito pubblico. L’ultimo aggiornamento disponibile sulla situazione debitoria, prima di questa dichiarazione, era del 14 giugno 2013 e si riferisce al mese di aprile quando il nostro debito pubblico aveva raggiunto i 2.041.293 milioni di euro. Proprio in questi giorni è uscito l’aggiornamento di luglio che conferma il trend in aumento: a maggio il debito pubblico era circa a 2.075 miliardi.
Passiamo alle imprese che falliscono “con il ritmo di una al minuto”. Secondo i dati Infocamere, si sono chiuse 159.480 imprese nel primo trimestre 2013 a cui si aggiungono 83.847 imprese cessate nel secondo trimestre, per un totale di 243.327 imprese. Il dato è un po’ esagerato, ma non troppo: il rapporto è di circa 0,93 imprese al minuto. Sottolineiamo che questo numero riguarda il numero di imprese “cessate”, quindi include le imprese chiuse d’ufficio dalle Camere di Commercio. Epurando il numero da questo sottogruppo scopriamo che si sono chiuse 149.969 imprese nel primo trimestre 2013 e 74.364 imprese nel secondo trimestre. Anche in questo caso il rapporto è vicino al “1 al minuto” citato da Grillo (0,86 imprese al minuto). Come si può vedere in una nostra recente analisi, il numero di imprese chiuse non è drammaticamente superiore ad alcuni anni precedenti, ma sembra essere peggiorato il saldo tra imprese aperte e chiuse, che nel primo trimestre di quest’anno era di -31 mila, il peggior dato dal 2004.
E’ poi vero – come dice Grillo – che la tassazione è tra le più alte d’Europa. Nel 2011 la pressione fiscale italiana (pari al 42,8%) ci collocava al settimo posto tra i Paesi Ue dopo Danimarca, Belgio, Francia, Svezia, Austria e Finlandia. Nel frattempo la pressione fiscale è aumentata (si veda quest’analisi sul tema per ulteriori dati): questo ci porterebbe a pensare di aver scalato ulteriori posizioni, ma non ci sono dati aggiornati per fare il confronto con gli altri Paesi. Ancora più marcata la situazione relativa alla tassazione sulle imprese, dove l’Italia ha il primato in Europa e occupa uno dei primi posti al mondo. Secondo la Banca Mondiale, la pressione fiscale sulle imprese in Italia sarebbe pari al 68,3%, un valore che ci colloca tra Kyrgyzstan e Mauritania; la seconda economia europea in questa particolare classifica è la Francia con il 65,7%.
Passiamo ora agli “stipendi tra i più bassi dell’Ue”. Qui Grillo esagera. Lo stipendio medio orario in Italia è sicuramente molto basso rispetto al Pil del Paese e confrontato con i Paesi quali la Germania e la Francia, ma è più alto di quello in 14 altri Paesi Ue, tra cui anche la Spagna. Lo stipendio medio, pari a 11,87, è di appena 6 centesimi al di sotto della media dell’Ue a 27. La situazione è simile per quanto riguarda lo stipendio medio annuo (lordo). Per quanto le altre grandi economie europee abbiano degli stipendi medi lontani anni luce dallo stipendio medio italiano (28.230 in Italia vs. 41,736 in Germania, 39.626 in Regno Unito e 36.155 in Francia), l’Italia si colloca più o meno a metà della classifica, non in fondo.
Passiamo al penultimo dato in questa carrellata di indicatori negativi. Il “crollo dei consumi” di cui parla Grillo sarà verificato? Se si parla del 2013, i consumi sono effettivamente in calo. L’Indice dei Consumi di Confcommercio (Icc) ha riscontrato un calo a maggio dello 0,2% rispetto ad aprile e del 3,2% su base annua, ivi incluso un calo nel consumo degli alimentari (-4,6%). Il calo è ovviamente più marcato se si usa come punto di partenza la situazione pre-crisi. Sempre elaborazioni Confcommercio su dati Istat ci segnalano un calo del 12,9% nella spesa media mensile delle famiglie tra il 2007 e il 2012.
Un po’ più difficile verificare l’ultimo commento di Grillo, visto che non cita né un orizzonte temporale né una segnalazione del trend. Presumiamo che per “l’indebitamento delle famiglie” intenda che quest’ultimo sia in aumento: ma in quale orizzonte temporale? Secondo un Occasional Paper di Bankitalia, sull’indebitamento delle famiglie italiane, la quota di famiglie indebitate è calata tra il 2008 e il 2010 (in seguito ovviamente anche alla ridotta disponibilità del credito). Se si guarda, però, alla situazione da prima del 2008, è aumentata sia la quota di famiglie indebitate che le famiglie in difficoltà, oltre che il debito medio per famiglia, trainato dai mutui sulla casa.
Difficile dare un voto unico a una dichiarazione così carica di dati. Proviamo a dare una pagella ai vari sottopunti prima di passare alla dichiarazione complessiva:
- Grillo dice il Vero citando dati precisi sulla disoccupazione record, il livello del debito pubblico, il calo dei consumi e la pressione fiscale.
- Il comico ligure “c’era quasi” sul numero di imprese che hanno chiuso nel 2013.
- Le dichiarazioni sulla produzione industriale e gli stipendi sono da Nì. La situazione non è positiva ma il leader del M5S sceglie di esagerarla oltremodo.
- La dichiarazione sull’indebitamento delle famiglie è senza voto poiché non è chiaro cosa voglia sottolineare.
Alla luce di un paio di errori abbastanza gravi e un’imprecisione, a fronte di quattro dati corretti, lo studente Grillo si guadagna un “C’eri quasi” per questa dichiarazione sconfortante.