In questa dichiarazione espressa negli ultimi giorni della campagna elettorale, Alfano dipinge un quadro sconfortante della situazione dell’economia italiana. Avrà riportato correttamente i fatti?


Il Segretario del Pdl usa come periodo di riferimento i 14 mesi del governo Monti per parlare di consumi “crollati”. Secondo i dati Eurostat (indicizzati al 2005), i consumi delle famiglie sono effettivamente calati – da 100,2 nel quarto trimestre (T4) 2011 ad appena 96,5 nel terzo trimestre (T3) 2012. L’enfatico “crollati” di Alfano non sembra, quindi, fuori luogo visto che i consumi erano ai livelli più bassi dal secondo trimestre del 2000.


Il debito pubblico, poi, di fatto “è cresciuto” come dice Alfano. Dai dati Bankitalia pubblicati il 15 febbraio, possiamo riscontrare che il debito è passato dai 1.912 miliardi del novembre 2011 ai 1.988 miliardi a dicembre 2012 (vedi tavola 5 pag. 11).


Continuando nella verifica delle parole di Alfano (“l’economia non è in stagnazione ma è in recessione”), puntualizziamo che l’economia si trova “in recessione” – se si vuole usare la definizione “tradizionale” usata dai giornali finanziari (ad es. il Sole 24 Ore, anche se istituti come il National Bureau of Economic Research usano termini più “raffinatI”) – in presenza di “due trimestri consecutivi di crescita negativa”. Infatti, secondo i dati Istat rilasciati il giorno stesso della dichiarazione di Alfano e riassunti nei grafici a destra, il Pil è calato sia in termini tendenziali (anno su anno) che in termini congiunturali (in confronto al trimestre precedente) da sei trimestri.


Alfano parla, infine, correttamente dei “dati Istat” sull’evoluzione del Pil trimestrale. Il T4 2012 ha infatti visto un calo del 2,7% in confronto al T4 2011.


Citando correttamente una quaterna di indicatori dall’andamento negativo, Alfano si guadagna un triste “Vero”.