La leader di Fratelli d’Italia condanna le politiche di sanzioni nei confronti della Russia e ricorda i rischi che tali politiche possono avere per il nostro Paese. E’ un tema che abbiamo analizzato di recente in seguito alle parole di un altro leader della destra italiana, Matteo Salvini (che si è guadagnato un “Pinocchio andante” per essere scivolato sul costo delle sanzioni che definisce “idiote”).
Le importazioni di gas dalla Russia
Che la Russia sia un partner energetico fondamentale per l’Italia non ci sono dubbi. Come è evidente dalla grafica a destra presa dall’Economist (su dati Eurogas), l’Italia era, tra le grandi economie europee, una di quelle maggiormente dipendenti dalla Russia per le importazioni di gas. Il livello del 2012 era però, secondo i dati Eurogas, ‘appena’ il 29% del fabbisogno, ben al di sotto della Germania (37%) e la Polonia (59%). Ma, soprattutto per gli scopi di questo fact-checking, è utile sottolineare che fosse al di sotto del 49% citato da Meloni. I Paesi Baltici e la Finlandia dipendevano invece al 100% dal gas russo.
La subordinazione alla Russia per le importazioni di gas sembra essere aumentata nel 2013. Nella scheda Sace dedicata al gigante energetico si legge che la percentuale di gas importato dalla Russia era pari al 37,5%. Percentuale sostanzialmente confermata dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (Aeeg) nella sua relazione annuale 2014.
Percentuale delle importazioni o del fabbisogno?
Quest’ultimo dato riguarda però il peso specifico della Russia sul totale delle importazioni italiane di gas. Per quanto l’Italia importi la grande maggioranza del suo fabbisogno di gas naturale (il 90,2% nel 2012), esiste una parte di gas Made in Italy; questo riduce la proporzione del gas russo sul fabbisogno totale a circa 33,8% o un terzo. Da dove è arrivato quindi il “49%” citato da Meloni e in precedenza dal ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi? Purtroppo la sezione del sito del Mise dedicata alle importazioni di gas segnala come “nuovi” i dati relativi al 2012. Le elaborazioni operate dagli economisti de lavoce.info. su dati Snam danno però a 50% la quota di gas russo sul totale delle importazioni 2013 (40% dei consumi), un livello arrivato addirittura ad un picco del 60% nel febbraio del 2014. Pur non riuscendo a spiegarci la grossa discrepanza tra i dati Aeeg/Sace e i dati Snam/lavoce.info (38% delle importazioni rispetto a 50%), ne attribuiamo almeno una parte alla natura provvisoria dei primi. Infatti i dati Aeeg, a pagina 134, indicano quantitativi di gas russo importato inferiori al valore finale pubblicato da Gazprom Export.
E se Putin chiudesse i rubinetti?
Prima di passare al verdetto occorre fare una precisazione. La crescente dipendenza sul gas russo non è dovuta tanto a ragioni di offerta o considerazioni geopolitiche ma alla domanda italiana ed a logiche contrattuali. Come spiegano infatti sia Aeeg che lavoce.info nei documenti sopracitati, di fronte ad un calo della domanda complessiva italiana, gli importatori sono riusciti a spostare queste minori importazioni dall’Algeria (dove i contratti erano più flessibili) alla Russia (dove lo erano meno).
Meloni ha sostanzialmente ragione: l’Italia dipende dal gas russo in maniera significativa, in particolar modo nel 2013 e nel 2014. Poteva però essere un po’ più precisa, dal momento che la Russia nel 2013 ha pesato per circa il 50% sulle importazioni di gas russo e non sul “fabbisogno” (la cui quota era circa il 40%). “C’eri quasi”.