Dalle pagine del suo blog, Beppe Grillo denuncia il peso del debito pubblico, definendolo “una garrota che lentamente strangola il Paese”. In fondo al post troviamo questa dichiarazione oggetto del fact checking di Pagella Politica, sulla diffusione del fenomeno della ristrutturazione del debito, ossia sull’operazione attraverso cui si rinegoziano i criteri di un prestito per alleviare il peso sul debitore, ad esempio allungando la durata oppure tagliando proprio i tassi d’interesse applicati e quindi il face value del debito che deve essere restituito (per maggiori dettagli si veda pag. 4 del working paper citato qui sotto). Ma sono davvero 95 gli Stati che dal 1950 ad oggi hanno fatto ricorso a questo strumento?



Sembrerebbe di sì, almeno secondo questo working paper del Fondo Monetario Internazionale pubblicato ad agosto 2012. A pagina 5, lo studio sostiene di aver censito in maniera completa tutti i casi di ristrutturazioni del debito sovrano dal 1950 al 2010: sarebbero oltre 600 casi in 95 Paesi. La lista completa si può trovare a pagg. 31-32 del paper, ed include – oltre alla Russia e la Serbia citati da Grillo – Paesi quali l’Argentina, il Brasile, l’Egitto, l’Iraq, il Pakistan, la Polonia, la Romania, la Turchia, l’Ucraina ed il Venezuela. Per dare un’idea del contesto abbiamo evidenziato nella cartina illustrata in fondo all’analisi, tutti i Paesi citati dallo studio, i quali si concentrano in Africa ed America Latina.



Grillo riporta correttamente un dato e la dichiarazione ottiene, quindi, il “Vero” di Pagella Politica.

Lo studio citato, tuttavia, evidenzia una serie di particolarità del campione dei Paesi in esame che vale la pena sottolineare:

– delle ristrutturazioni in questione, 186 coinvolgevano creditori privati mentre 447 riguardavano il debito bilaterale attraverso il “Club di Parigi“, un gruppo informale dei principali Paesi creditori del mondo;

– di quei primi 186 casi:

1. non uno concerneva un’economia avanzata,

2. 109 sono avvenuti in seguito al default sovrano,

3. 57 hanno visto un taglio nel face value del debito (quindi una riduzione immediata dell’ammontare da restituire).