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Conte sbaglia: lo spread con Draghi non ha toccato un «record storico»

| 26 agosto 2022
La dichiarazione
«Ho lasciato al termine del Conte II lo spread sotto i 100. Adesso con il governo Draghi abbiamo superato i 200, abbiamo toccato punte di 250: un record storico»
Fonte: Tg 4 | 25 agosto 2022
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Verdetto sintetico
Il leader del Movimento 5 stelle sbaglia.
In breve
  • Quando c’è stato il passaggio tra il secondo governo Conte e il governo Draghi, lo spread era sotto quota 100 punti base. TWEET
  • In questi giorni, lo spread è sopra quota 200 e negli scorsi mesi si è avvicinato ai 250 punti. TWEET
  • Non si tratta però di un «record storico»: durante il primo governo Conte, lo spread aveva superato quota 300 e nel 2011 si era avvicinato a quota 600. TWEET
Il 25 agosto, ospite al Tg 4, il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha dichiarato (min. 1:40) che quando è finito il suo secondo governo – sostenuto tra gli altri dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle – lo spread era «sotto i 100» punti, mentre con il governo guidato da Mario Draghi ha adesso superato i 200 punti, con «punte di 250, un record storico».

Abbiamo verificato: le due cifre sono sostanzialmente corrette, ma non è vero che con Draghi si è raggiunto un «record storico» per lo spread.

Che cos’è lo spread, in breve

Lo spread è un indicatore con cui comunemente in Italia si fa riferimento alla differenza tra il rendimento dei titoli di Stato italiani con scadenza a 10 anni (i Btp) e quello dei corrispettivi tedeschi (i Bund). Semplificando un po’, il rendimento di un titolo è quanto lo Stato promette di dare in cambio a un investitore che vuole finanziare il suo debito pubblico.

In questo caso la Germania viene presa come metro di paragone perché da anni è considerata l’economia più solida a livello europeo. È importante sottolineare che lo spread ha dunque un valore relativo: può infatti calare sia quando il rendimento del Bund a dieci anni sale (e il Btp resta stabile) sia quando il rendimento del Btp a dieci anni scende (e il Bund resta stabile).

I meccanismi di funzionamento dei mercati dei titoli di Stato sono complicati, ma qui il principio da tenere a mente è il seguente: un eventuale aumento della forbice tra Btp e Bund viene di norma interpretato come un peggioramento della fiducia nei titoli di Stato italiani da parte degli investitori, che chiedono più soldi per finanziare il nostro debito pubblico. Viceversa, un calo dello spread viene generalmente inteso come un aumento di fiducia, con un conseguente calo dei rendimenti e un risparmio per lo Stato.

L’andamento dello spread tra Conte e Draghi

Il governo Draghi è entrato in carica il 13 febbraio 2021. Il giorno prima lo spread si era attestato intorno ai 91 punti base. Tradotto: la differenza tra i rendimenti dei Btp e i Bund era di poco superiore all’1 per cento. Dunque, la percentuale citata da Conte è corretta, anche se a voler essere precisi, Draghi aveva accettato l’incarico di formare un governo il 3 febbraio. Il 2 febbraio lo spread si era attestato intorno ai 103 punti base.

L’ex presidente del Consiglio ha poi ragione quando dice che in questi giorni lo spread è sopra quota 200 punti base e che durante il governo Draghi si sono «toccate punte di 250» punti, il 14 giugno e 27 luglio 2022. Tra le altre cose, a contribuire all’andamento dei mercati è stata la crisi internazionale e la guerra in Ucraina.
Grafico 1. Andamento dello spread negli ultimi 10 anni – Fonte: Il Sole 24 Ore
Grafico 1. Andamento dello spread negli ultimi 10 anni – Fonte: Il Sole 24 Ore
Conte però sbaglia nel dire che i dati di Draghi sullo spread sono un «record storico». Per esempio, nell’autunno 2018, lo spread aveva superato quota 300 punti dopo che l’Unione europea aveva bocciato la manovra finanziaria presentata dal primo governo Conte, sostenuto da Lega e Movimento 5 stelle. Con il secondo governo guidato da Conte, lo spread aveva superato quota 250 a marzo 2020, durante le prime fasi della pandemia di Covid-19. Nei mesi successivi lo spread ha poi percorso una continua discesa, merito soprattutto dell’avvio da parte della Banca centrale europea del Pandemic emergency purchase programme (Pepp), un piano straordinario di acquisto dei titoli di Stato, che Conte ha omesso di citare in trasmissione.

Il record dello spread in Italia si è però registrato tra l’autunno e l’inverno del 2011, dopo le dimissioni del quarto governo Berlusconi e l’entrata in carica del governo tecnico di Mario Monti. All’epoca lo spread superò i 500 punti base, avvicinandosi ai 600, cifre oltre due volte superiori ai numeri attuali.

Il verdetto

Secondo Giuseppe Conte, quando è finito il suo secondo governo, lo spread era «sotto i 100» punti, mentre con il governo Draghi ha adesso superato i 200 punti, con in passato «punte di 250, un record storico».

Abbiamo verificato: le due cifre sono sostanzialmente corrette, ma non è vero che con Draghi si è raggiunto un «record storico» per lo spread.

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