Da mesi, Salvini guida la Lega in una battaglia per l’uscita dalla moneta unica. Coniato il mantra della “moneta criminale”, Salvini non perde occasione per ripetere la precisa volontà del suo partito di dire addio all’euro. Ma promettere non basta, e allora ecco che Salvini scomoda non uno, non due ma ben sei premi Nobel. D’altra parte il segretario della Lega comprende benissimo l’importanza di sostanziare le parole con i fatti. Peccato che i fatti non siano quelli giusti.



In quello che potremmo definire il pamphlet leghista del “basta euro”, che potete scaricare qui, vengono citati i seguenti premi Nobel: Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Amartya Sen, Milton Friedman, James Mirrlees e Christopher Pissarides come contrari all’euro e, secondo quanto detto da Salvini anche in altre occasioni, promotori dell’uscita dall’euro.



Vediamo una per volta le frasi incriminate, leggendole e confrontandole nel contesto generale del pensiero di questi economisti.



Krugman (premio Nobel nel 2008) parla, nel 2012, di una moneta dal valore sentimentale e simbolico che però rende l’Europa fragile perchè fa perdere flessibilità ai Paesi. Così resterà fino a quando non verrà creata una garanzia bancaria europea. Il messaggio sembra abbastanza chiaro e rimane coerente nel corso degli anni. Tuttavia il risultato dell’uscita dall’euro non è così “rose e fiori” come invece il libretto “Basta Euro: come uscire dall’incubo” – scritto a quattro mani da Salvini e da Claudio Borghi, docente alla Cattolica di Milano – sembra suggerire. In una intervista a Der Spiegel, parlando di una possibile uscita della Grecia dall’Eurozona, Krugman (che pure promuoveva questa opzione) parlava di un “terrible first year” in vista per la Grecia qualora fosse uscita dall’euro. Krugman dunque è anti-euro? Si può dire di sì, anche non è detto che sottoscriverebbe quanto prospettato da Borghi in termini di impatti economici.



Stiglitz (premio Nobel nel 2001) sottolinea argomentazioni simili, aggiungendo che uscire dall’euro sarebbe una opzione migliore rispetto al seguire politiche suicide. Tuttavia l’economista ritiene che vi siano vie per uscire dall’attuale situazione salvando l’euro. Stiglitz si è inoltre dissociato dalle correnti politiche che hanno strumentalizzato la sua analisi, sottolineando di essere in favore di una Unione Europea più unita, in cui l’unione politica e monetaria vadano di pari passo. Per sua stessa affermazione quindi, il noto economista statunitense è da annoverare tra i sostenitori dell’Ue.



– Un percorso simile è quello di Sen (premio Nobel nel 1998) che, nella frase riportata dal libretto leghista, definisce l’euro una moneta orribile. In risposta all’uso delle sue parole in supporto delle argomentazioni euroscettiche, Sen, in un comunicato stampa rilasciato con Stiglitz, ha risposto “Siamo molto turbati dall’apprendere che in alcune prese di posizione politiche, in Francia e in Europa, le nostre analisi sul funzionamento dell’euro sono state travisate. Noi siamo decisamente in favore di un’Europa più unita e di una maggiore integrazione politica. L’unione monetaria deve procedere di pari passo con l’unione di bilancio e l’unione bancaria e auspichiamo che questo si realizzi nei tempi previsti”.



– Interessante l’inserimento di Friedman (Nobel nel 1976) tra coloro che rinnegano l’euro. Il famoso economista, di certo fortemente critico dell’esperimento europeo – soprattutto per la perdita di flessibilità dei tassi di cambio (definendolo un progetto “elitario, antidemocratico e dirigista“) – è morto nel 2006. Difficile dire quindi quale sarebbe il suo punto di vista ora, a 7 anni di distanza e dopo un periodo di enorme crisi. Il suo allievo Antonio Martino ha provato a dare una risposta nel paper “Milton Friedman e l’euro” in cui ha riportato le parole del premio Nobel. Friedman già nel 1999 diceva “Ciononostante, ora sono meno pessimista di quanto fossi in precedenza, semplicemente perché non mi sarei mai aspettato che i diversi paesi avrebbero dimostrato il genere di disciplina richiesto allo scopo di qualificarsi per l’euro. La convergenza nei tassi di inflazione, tassi di interesse e via dicendo, è stata più ampia e più rapida di quanto mi sarei aspettato”.



Mirrlees (Nobel nel 1996), durante un convegno alla Ca’ Foscari a Venezia nel 2013, consigliava all’Italia esplicitamente di uscire dall’euro, nonostante originariamente fosse stato un promotore della moneta unica. Queste le parole riportate nel pamphlet di Salvini: “Guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’euro, ma uscirne adesso”. Tuttavia, come riporta la stessa Padania, tali parole erano precedute da una premessa: “Non voglio suggerire politiche per mutare la situazione attuale e mi sento a disagio nel fare raccomandazioni altisonanti, perché non ho avuto il tempo di valutarne le conseguenze”.



– Infine Pissarides (premio Nobel nel 2010), il quale sostiene che l’euro andrebbe “abolito” e “smantellato”. Tuttavia l’uscita dalla moneta unica non sembra essere l’unica opzione valutata dall’economista, che sostiene che ci vorrebbe un maggior potere della Bce sul sistema bancario.



Trovate ulteriori approfondimenti qui.



Complessivamente i premi Nobel cui fa riferimento Salvini hanno argomentazioni per certi aspetti critici sulla moneta unica, non sempre, però, accompagnati dalla visione tranchant di stampo leghista sulla inevitabilità dell’uscita dalla moneta unica. Inoltre, ben due premi Nobel si sono sentiti di intervenire per chiarire la propria posizione ‘europeista’, a seguito delle campagne del fronte di Marine Le Pen in Francia e la Lega in Italia. Matteo Salvini prende quindi un “Nì” da Pagella Politica!