Nel mirino di Beppe Grillo, preoccupato per l’invecchiamento della popolazione italiana, finiscono i pensionati e i dipendenti pubblici. Vediamo quanto sono accurate le sue cifre.
I pensionati…
Le cifre indicate in questa affermazione, dati alla mano, risultano però gonfiate. Secondo gli ultimi aggiornamenti INPS ed ISTAT (risalenti al 2012), il numero dei pensionati totali ammonta infatti a 16,6 milioni di individui. Le pensioni di vecchiaia assorbono invece il 71,8% della spesa pensionistica totale erogata dalle casse statali.
…I dipendenti pubblici…
Per quanto riguarda questa categoria di lavoratori, la differenza tra il dato indicato da Grillo e quello del Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – è di circa 3 milioni. Il leader del M5S sostiene infatti che 6 milioni di italiani lavorano nel settore, mentre nel documento “Analisi dati del conto annuale del periodo 2007-2012” (aggiornato il 16 dicembre 2013), ne vengono indicati dal Ministero 3,2 milioni.
…E il rapporto con la popolazione.
L’ultimo numero da sfatare è quello riguardante la proporzione delle due categorie citate da Grillo con la popolazione italiana. Il leader del M5S afferma infatti che i pensionati e i dipendenti pubblici raggiungono la metà della popolazione italiana. In realtà, secondo un dato Istat aggiornato al 2014, gli italiani sono in totale 60,8 milioni, di cui solo 19,8 (16,6 + 3,2) destinatari di stipendi pubblici e pensioni di qualsiasi tipologia.
Ricapitolando:
I pensionati sono in realtà 16,6 milioni, non 22 come citato da Grillo
I dipendenti pubblici sono invece 3,2 milioni, non 6
Le due categorie, sommate, raggiungono il 32,63% della popolazione italiana (60,8 milioni)
Insomma, sbagli ampi e vistosi. A nostro avviso, però, Grillo non si merita un voto peggiore di Nì: pur nell’errore, infatti, la visione che offre ai suoi ascoltatori non si discosta totalmente dalla realtà.
Ringraziamo Leandra Borsci, Mariagrazia Carbotti, Agostina Russo, Matteo Traballoni e Niccolò Villani dell’Università di Bologna, Scuola di Scienze Politiche polo di Forlì per questa analisi.