L’8 febbraio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è stata ospite a 30 minuti al Massimo, un format del quotidiano La Stampa in cui il direttore Massimo Giannini intervista personalità legate al mondo della politica o dell’economia. Durante la conversazione Meloni ha fatto diverse dichiarazioni sui vaccini contro la Covid-19, affermando per esempio che non ha intenzione, per ora, di vaccinare la figlia di cinque anni.

In particolare, Meloni ha sostenuto (min. 20:30) che per i bambini e ragazzi tra 0 e 19 anni le «possibilità di morire di Covid» sono pari allo «0,006 per cento», le stesse associate alla «possibilità di morire colpiti da un fulmine».

L’affermazione ha subito acceso il dibattito sui social, dove alcuni utenti hanno difeso l’affermazione della leader mentre altri hanno tentato di smentirla (tra questi ultimi anche il virologo Roberto Burioni).

Al di là delle polemiche, sono corretti i dati riportati da Meloni? Le cose sono più complicate di come possono sembrare.

I dati sui fulmini

Partiamo dalle affermazioni relative alle «possibilità di morire colpiti da un fulmine», che secondo Meloni sono pari allo 0,006 per cento. È probabile che l’origine di questo dato sia una statistica pubblicata dal National weather service statunitense secondo cui, guardando ai dati raccolti tra il 2008 e il 2019, in media un cittadino statunitense ha 1 possibilità su 15.300 di essere colpito da un fulmine nel corso della sua vita.

Questo dato corrisponde effettivamente a una probabilità dello 0,006 per cento. Ma non è esattamente quello di cui parla Meloni. Per prima cosa è riferito a un ipotetico cittadino americano tra gli zero e gli 80 anni, quindi non solo ai più giovani o agli under 20. Inoltre, questo indica la probabilità di essere colpiti da un fulmine, ma non necessariamente uccisi. Negli Stati Uniti tra il 2009 e il 2018 sono state colpite da un fulmine in media 270 persone all’anno, di cui 27 sono morte e 243 – il 90 per cento – sono rimaste ferite, seppur in alcuni casi anche in modo grave. Questa statistica insomma non corrisponde alle probabilità che un bambino venga ucciso da un fulmine, perché il dato fa riferimento a tutte le fasce d’età e include sia le persone uccise che quelle colpite ma sopravvissute.

Un’interpretazione più corretta del dato è stata fornita da Giovanbattista Fazzolari, senatore di Fratelli d’Italia e responsabile del programma del partito. Per difendere quanto detto da Meloni a 30 minuti al Massimo, il 9 febbraio Fazzolari ha scritto su Twitter che la statistica indicata dalla leader di FdI è relativa alla «probabilità di essere colpiti da un fulmine nell’arco della vita», che come abbiamo visto, secondo il National weather service statunitense, è effettivamente pari allo 0,006 per cento.

Ma questa percentuale è davvero uguale al rischio di morire di Covid-19 per i ragazzi tra 0 e 19 anni?

I dati sulla Covid-19

Nel nostro Paese, i numeri più recenti riguardo allo sviluppo della pandemia di Covid-19 sono forniti dall’aggiornamento nazionale curato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) pubblicato il 4 febbraio e aggiornato al 2 febbraio.

Nel rapporto dell’Iss si legge che, dall’inizio della pandemia fino alle ore 12 del 2 febbraio 2022, i contagi nella fascia d’età 0-19 sono stati circa 2,3 milioni, risultati in 13.055 ospedalizzazioni, 212 ricoveri in terapia intensiva e 44 decessi. Non è chiaro se nell’intervista a La Stampa Meloni facesse riferimento al tasso di mortalità del virus – quindi la percentuale di decessi sul totale della popolazione – o quello di letalità, che indica invece la percentuale di deceduti sulle persone effettivamente contagiate.

Per quanto riguarda la mortalità, dividendo i 44 deceduti per circa dieci milioni e mezzo di bambini e ragazzi under 20 che risiedevano in Italia nel 2021, otteniamo un tasso dello 0,0004 per cento, parecchio inferiore rispetto allo «0,006 per cento» citato da Meloni.

Se consideriamo invece la letalità, dividendo il numero di decessi (44) per il numero di contagiati (2.332.231) otteniamo un tasso dello 0,002 per cento, quindi anche in questo caso inferiore rispetto a quanto riportato da Meloni.

In ogni caso, sembrerebbe quindi che i bambini e ragazzi italiani fino a 19 anni abbiano meno probabilità di morire di Covid-19 – 0,002 per cento di deceduti tra i contagiati – che di essere colpiti da un fulmine nel corso della loro vita se fossero cittadini americani (0,006 per cento).

C’è però un problema: il confronto è traballante e i due fenomeni sono difficilmente comparabili per diversi motivi.

Perché non possiamo comparare fulmini e Covid-19

In primo luogo, seppur ci siano particolari occasioni che espongono maggiormente al rischio, la possibilità di essere colpiti da un fulmine è un fenomeno in larga parte imprevedibile e incontrollabile. Oggi, dopo due anni di pandemia, abbiamo invece strumenti validi che ci proteggono dalla Covid-19: l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale, l’isolamento e soprattutto i vaccini, che seppur senza eliminarlo del tutto riducono notevolmente il rischio di contrarre il virus, di sviluppare sintomi gravi e di finire in terapia intensiva.

Un’altra tra le differenze principali (ed evidenti) sta nei rischi per la collettività: la Covid-19 è una malattia infettiva, e quindi una persona giovane risultata positiva, seppur non particolarmente a rischio, può a sua volta contagiare altre persone più anziane o appartenenti a categorie deboli contribuendo così, pur indirettamente, a un aumento nel numero di decessi.

Questo è direttamente collegabile alla dichiarazione di Meloni che, come detto, è stata fatta proprio per criticare la necessità di vaccinare anche i più piccoli. Ricordiamo che il vaccino sviluppato da Pfizer-BioNTech contro la Covid-19, l’unico attualmente approvato per i bambini a partire dai 5 anni, è stato valutato come sicuro dalle principali agenzie regolatorie internazionali, tra cui l’Ema in Europa e i Cdc negli Stati Uniti.

Riducendo il contagio e lo sviluppo di sintomi gravi, inoltre, i vaccini alleggeriscono anche la pressione sul sistema sanitario, permettendo a tutti i pazienti – con o senza Covid-19 – di ricevere le cure dovute e necessarie.

– Leggi anche: Ma ha senso vaccinare anche bambini e ragazzi?

Inoltre, anche se le probabilità di morire di Covid-19 tra i più giovani sono effettivamente molto basse, un’analisi dei numeri assoluti mostra come la comparazione fatta da Meloni tra fulmini e coronavirus non sia particolarmente solida.

I numeri assoluti

Come abbiamo detto, negli ultimi dodici anni negli Stati Uniti sono morte a causa di un fulmine in media 27 persone all’anno, con un picco massimo di 40 vittime nel 2016 e un minimo di 10 nel 2021.

Secondo i dati dei Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc), da aprile 2020 – quando il virus ha iniziato a diffondersi in modo consistente nel Paese – a gennaio 2022 sono morte 910 persone tra zero e 18 anni. Anche dimezzando il numero, per ottenere un’idea approssimativa dei decessi verificatisi in un singolo anno, questo rimane di gran lunga superiore rispetto alle 27 vittime annuali dei fulmini in tutte le fasce d’età. Questi numeri sono stati riportati anche dal virologo Roberto Burioni in un tweet sul tema.

Nel Regno Unito, la Royal Society for the Prevention of Accidents, un’associazione benefica che si occupa di prevenzione degli incidenti, riporta che ogni anno vengono colpite da un fulmine tra le 30 e le 60 persone, di cui il 10 per cento – quindi tra tre e sei – con esito fatale. Anche considerando la stima più pessimistica, quindi sei decessi all’anno a causa dei fulmini, il numero è notevolmente inferiore ai decessi verificatisi a causa della Covid-19 tra gli zero e i 19 anni anche solo in Inghilterra e Galles, che nel 2021 sono stati 66.

Al momento non esistono dati precisi su quante persone vengono colpite ogni anno da un fulmine in Italia. Ma a guardare i numeri assoluti negli Stati Uniti e nel Regno Unito, insomma, il Covid è parecchio più pericoloso dei fulmini, anche per bambini e ragazzi.

Il verdetto

L’8 febbraio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ospite al format 30 minuti al Massimo del quotidiano La Stampa, ha affermato che per i bambini e ragazzi tra 0 e 19 anni le possibilità di morire di Covid-19 sono pari allo «0,006 per cento», una percentuale che sarebbe uguale al rischio di morire perché colpiti da un fulmine. Per questo, quindi, non sarebbe necessario vaccinare anche i più giovani.

È vero che secondo dati del National weather service americano un cittadino statunitense ha circa lo 0,006 per cento di probabilità di essere colpito da un fulmine nel corso della sua vita (1 possibilità su 15.300), ma questo dato è riferito a tutta la popolazione americana tra zero e 80 anni e include sia le persone colpite ma sopravvissute che quelle decedute, le quali rappresentano una minoranza.

Per quanto riguarda i pericoli della Covid-19 sui più giovani, non è chiaro da dove arrivi il dato di «0,006 per cento» citato da Meloni, anche se secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Iss la percentuale di persone italiane tra zero e 19 anni decedute a causa della malattia dall’inizio della pandemia sono state 44, su più di 2,3 milioni di contagiati: lo 0,002 per cento, un numero che comunque rimane molto piccolo ed è persino inferiore a quello citato da Meloni.

La situazione si capovolge se guardiamo ai numeri assoluti: negli Stati Uniti, per esempio, dall’inizio della pandemia a oggi sono morte a causa della Covid-19 più di 900 persone tra zero e 18 anni, un numero di gran lunga superiore alla media di circa 30 decessi annuali registrati a causa dei fulmini in tutte le fasce d’età.

Inoltre è importante ricordare che vaccinare i più piccoli porta grandi vantaggi non solo al singolo, che in ogni caso rimane protetto dalle forme più gravi della malattia, ma anche e soprattutto alla comunità: le persone vaccinate infatti hanno meno possibilità di contagiarsi e finire in terapia intensiva, ma anche di infettare altri individui potenzialmente più a rischio, alleggerendo di conseguenza la pressione sul sistema sanitario.

In conclusione, per Meloni un “Pinocchio andante”.