Aggiornamento 1 dicembre, ore 11 – Dopo il fact-checking di Pagella Politica, Marattin ha corretto il testo del suo articolo, segnalando ai lettori la modifica.
Il 30 novembre il deputato di Italia viva Luigi Marattin ha pubblicato un articolo sul suo sito personale per rispondere a chi in questi giorni ha criticato l’accordo di maggioranza sul taglio delle imposte previsto in legge di Bilancio per il 2022, ora all’esame del Senato.
Per quanto riguarda l’Irpef, ossia l’imposta sui redditi delle persone fisiche, l’intesa – che dovrà concretizzarsi in un emendamento alla manovra – prevede il passaggio da cinque a quattro aliquote. Nello specifico, i redditi maggiormente interessati dal taglio sono quelli medi e medio-alti. I redditi tra i 15 mila e i 28 mila euro lordi vedranno infatti ridursi l’aliquota dal 27 al 25 per cento, mentre i redditi tra i 28 mila euro lordi e i 50 mila euro lordi avranno un’aliquota del 35 per cento (attualmente è del 38 per cento tra i 28 mila e i 55 mila euro).
La critica principale è che queste novità non favorirebbero le fasce di reddito più basse. Secondo Marattin, il 60 per cento di tutta l’Irpef viene però versato dai contribuenti con un reddito compreso tra i 35 mila e i 55 mila euro, una delle fasce maggiormente interessate dal taglio dell’Irpef. E che dunque sia giusto tagliare le tasse a chi ne paga già tante.
Al di là del legittimo giudizio politico, abbiamo verificato che cosa dicono i numeri e la percentuale indicata da Marattin è esagerata. Il dato corretto è tre volte più basso.
Che cosa dicono i numeri
I dati più aggiornati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) fanno riferimento alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2020 e relativi all’anno di imposta 2019.
Secondo i dati più aggiornati, il numero dei contribuenti Irpef in Italia è pari a poco più di 41,5 milioni. In base alle divisioni del Mef, le fasce di reddito con il maggior numero di contribuenti sono quelle tra 20 mila e 26 mila euro (oltre 6,6 milioni di dichiaranti, il 16 per cento sul totale) e tra 15 mila e 20 mila euro (oltre 5,5 milioni di dichiaranti, il 13,4 per cento sul totale). Il 24,2 per cento dei contribuenti – quasi uno su quattro – dichiara meno di 7.500 euro.
I contribuenti nella fascia tra i 35 mila e i 55 mila euro – quella indicata da Marattin – sono in totale poco più di 3 milioni e 567 mila, circa l’8,6 per cento sul numero complessivo di tutti i dichiaranti. Detta altrimenti, in Italia poco meno di nove contribuenti su 100 dichiarano un reddito tra i 35 mila e i 55 mila euro. Davvero, come sostenuto dal deputato di Italia viva, i contribuenti in questa fascia «sopportano da soli quasi il 60 per cento di tutto il peso dell’Irpef»? In breve la risposta è no.
Prendiamo in considerazione le elaborazioni di Itinerari previdenziali, un ente indipendente che si occupa di previdenza sociale e politiche fiscali, dove tutte le fasce del Mef (una trentina) sono state accorpate in dieci. I contribuenti nella fascia 35-55 mila euro versano (pag. 15) quasi 37,4 miliardi di euro di Irpef, il 21,6 per cento sui 172,5 miliardi di euro di gettito complessivo di questa imposta (Grafico 1).
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Il 30 novembre il deputato di Italia viva Luigi Marattin ha pubblicato un articolo sul suo sito personale per rispondere a chi in questi giorni ha criticato l’accordo di maggioranza sul taglio delle imposte previsto in legge di Bilancio per il 2022, ora all’esame del Senato.
Per quanto riguarda l’Irpef, ossia l’imposta sui redditi delle persone fisiche, l’intesa – che dovrà concretizzarsi in un emendamento alla manovra – prevede il passaggio da cinque a quattro aliquote. Nello specifico, i redditi maggiormente interessati dal taglio sono quelli medi e medio-alti. I redditi tra i 15 mila e i 28 mila euro lordi vedranno infatti ridursi l’aliquota dal 27 al 25 per cento, mentre i redditi tra i 28 mila euro lordi e i 50 mila euro lordi avranno un’aliquota del 35 per cento (attualmente è del 38 per cento tra i 28 mila e i 55 mila euro).
La critica principale è che queste novità non favorirebbero le fasce di reddito più basse. Secondo Marattin, il 60 per cento di tutta l’Irpef viene però versato dai contribuenti con un reddito compreso tra i 35 mila e i 55 mila euro, una delle fasce maggiormente interessate dal taglio dell’Irpef. E che dunque sia giusto tagliare le tasse a chi ne paga già tante.
Al di là del legittimo giudizio politico, abbiamo verificato che cosa dicono i numeri e la percentuale indicata da Marattin è esagerata. Il dato corretto è tre volte più basso.
Che cosa dicono i numeri
I dati più aggiornati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) fanno riferimento alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2020 e relativi all’anno di imposta 2019.
Secondo i dati più aggiornati, il numero dei contribuenti Irpef in Italia è pari a poco più di 41,5 milioni. In base alle divisioni del Mef, le fasce di reddito con il maggior numero di contribuenti sono quelle tra 20 mila e 26 mila euro (oltre 6,6 milioni di dichiaranti, il 16 per cento sul totale) e tra 15 mila e 20 mila euro (oltre 5,5 milioni di dichiaranti, il 13,4 per cento sul totale). Il 24,2 per cento dei contribuenti – quasi uno su quattro – dichiara meno di 7.500 euro.
I contribuenti nella fascia tra i 35 mila e i 55 mila euro – quella indicata da Marattin – sono in totale poco più di 3 milioni e 567 mila, circa l’8,6 per cento sul numero complessivo di tutti i dichiaranti. Detta altrimenti, in Italia poco meno di nove contribuenti su 100 dichiarano un reddito tra i 35 mila e i 55 mila euro. Davvero, come sostenuto dal deputato di Italia viva, i contribuenti in questa fascia «sopportano da soli quasi il 60 per cento di tutto il peso dell’Irpef»? In breve la risposta è no.
Prendiamo in considerazione le elaborazioni di Itinerari previdenziali, un ente indipendente che si occupa di previdenza sociale e politiche fiscali, dove tutte le fasce del Mef (una trentina) sono state accorpate in dieci. I contribuenti nella fascia 35-55 mila euro versano (pag. 15) quasi 37,4 miliardi di euro di Irpef, il 21,6 per cento sui 172,5 miliardi di euro di gettito complessivo di questa imposta (Grafico 1).