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Borghi sbaglia su North e South Dakota e gestione dell’epidemia

| 18 marzo 2021
La dichiarazione
«[In South Dakota] nessuna restrizione, nessuna mascherina, solo informazione e responsabilizzazione. Numeri uguali a North Dakota con mascherine e restrizioni»
Fonte: Twitter | 13 marzo 2021
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
Pinocchio andante
Aggiornamento 23 marzo, ore 14:45 – L’onorevole Borghi ha inviato una replica al nostro articolo, che pubblichiamo in fondo al pezzo insieme a una nostra risposta.

Aggiornamento 18 marzo, ore 17:55 – Una precedente versione di questo articolo diceva che Borghi è un senatore della Lega, in realtà è un deputato.

 

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Il 13 marzo il deputato della Lega Claudio Borghi ha difeso su Twitter la governatrice repubblicana del South Dakota, Kristi Noem, pubblicando un’intervista della politica statunitense rilasciata il 28 febbraio all’emittente Cbs News. Nel video Noem risponde alle domande della giornalista Margaret Brennan, respingendo le critiche contro la gestione del South Dakota dell’emergenza coronavirus, basata sull’assenza di misure restrittive o dell’obbligo di indossare le mascherine.

Secondo Borghi, le critiche a Noem sono immeritate, come dimostrerebbe un confronto con un altro Stato americano, il vicino North Dakota. Il South Dakota non ha imposto «nessuna restrizione, nessuna mascherina, solo informazione e responsabilizzazione», ha scritto il deputato della Lega, registrando per l’epidemia «numeri uguali» al North Dakota, dove però sarebbero state introdotte «mascherine e restrizioni».

Il paragone fatto da Borghi – che nell’intervista Noem non usa come linea di difesa – è corretto oppure no? Abbiamo verificato e il deputato della Lega esagera la differenza tra i due Stati americani e tralascia alcuni elementi importanti. Vediamo in ordine quali.

I dati della pandemia nei Dakotas sono simili

Innanzitutto sottolineiamo che il North Dakota e il South Dakota – The Dakotas, come sono chiamati in America – sono due Stati molto simili tra loro, per esempio per quanto riguarda la popolazione (il primo ha circa 760 mila abitanti, il secondo 885 mila), la densità abitativa e la distribuzione dei residenti nelle varie fasce di età. Entrambi sono poi governati da due politici repubblicani: Doug Burgum in North Dakota e Kristi Noem in South Dakota.

Anche i dati complessivi sull’epidemia di coronavirus vedono i due Stati in condizioni simili, tra l’altro in cima alle classifiche degli Stati americani con numeri peggiori.

Da inizio epidemia ad oggi, in North Dakota ci sono stati oltre 101 mila contagi, ossia 13.300 ogni 100 mila abitanti (dato più alto di tutti gli Stati Uniti), e quasi 1.500 morti, 196 ogni 100 mila abitanti (undicesimo più alto).

In South Dakota i casi sono stati finora quasi 115 mila casi, ossia 13 mila ogni 100 mila abitanti (secondo dato più alto degli Stati Uniti), con oltre 1.900 morti – dato twittato anche da Borghi – ossia 126 ogni 100 mila abitanti (ottavo dato più alto).

Dunque, sebbene con qualche leggera differenza, i dati dell’epidemia nei due Dakotas sembrano essere di fatto «uguali», come sostenuto da Borghi.

Ricordiamo comunque, come abbiamo spesso spiegato in passato, che i confronti e le classifiche tra Stati vanno presi con cautela, dal momento che sono condizionate dalle strategie di test che vengono adottate. Detta altrimenti, più un Paese è in grado di fare test, più è in grado di diagnosticare i casi di infezione.

Qui troviamo un primo limite nel confronto tra i Dakotas fatto dal deputato della Lega su Twitter.

Il North Dakota ha fatto molti più test

Da inizio epidemia il North Dakota ha fatto quasi un milione e 450 mila test, mentre il South Dakota – che è più popoloso – la metà, quasi 714 mila. Si potrebbe obiettare che il North Dakota abbia fatto più test perché il virus lì era più diffuso, ma i dati sui tassi di positività sembrano smentire questa obiezione. Da inizio epidemia in North Dakota è stato trovato positivo il 7 per cento dei test fatti, in South Dakota l’11 per cento. Ricordiamo che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha individuato intorno al 5 per cento la soglia del tasso di positività entro la quale si riesce a gestire l’epidemia. Dalle percentuali viste sopra, risulta che il South Dakota ha fatto meno test del North Dakota in rapporto alla reale diffusione del coronavirus.

A questo punto si potrebbe far notare che i dati visti fino a qui considerano tutta la durata dell’epidemia, da marzo 2020 ad oggi, mentre i due Stati sono stati travolti dai contagi soprattutto a metà novembre. Ma anche il quel periodo il North Dakota faceva circa il doppio dei test rispetto al South Dakota e il primo non ha mai superato un tasso di positività del 20 per cento, mentre il secondo sì.

Anche limitandosi soltanto al periodo tra novembre e dicembre, i dati evidenziano un altro problema nel confronto fatto da Borghi.

Cosa è successo con l’obbligo delle mascherine in North Dakota

Il 14 novembre 2020 il governatore del North Dakota Doug Burnum ha infatti introdotto l’obbligo di indossare la mascherina, direzione invece non seguita da Kristi Noem in South Dakota, che ha preferito soltanto raccomandare il loro utilizzo (sulle misure restrittive più in generale torneremo tra poco).

Dati alla mano, si vede che dopo il 14 novembre il tasso di positività in North Dakota è sceso in un mese da circa il 18,5 per cento al 4,5 per cento, mentre in South Dakota dal 22 per cento a un 15 per cento. Quindi un calo meno marcato.

Anche i contagi, i morti e gli ospedalizzati – tutti e tre rapportati al numero della popolazione – sono calati prima in North Dakota, da metà novembre in poi, rispetto al South Dakota.

Ricapitolando: sebbene nei numeri complessivi da inizio epidemia i due Stati siano simili, si differenziano parecchio per il numero di test eseguiti e per l’andamento dei numeri da metà novembre in poi. In quella fase il North Dakota ha introdotto l’obbligo di indossare la mascherina e i dati suggeriscono che il calo possa in parte essere dovuto a quel provvedimento, segnale dell’efficacia delle mascherine (evidenziata da molti studi nella letteratura scientifica). Queste differenze sono state sottolineate anche da alcuni scienziati, tra cui Paul Carson, direttore del Center for Immunization Research and Education della North Dakota State University, intervistato a inizio febbraio 2021 da Nbc News.

Ma, oltre all’obbligo delle mascherine, ci sono stati altre grosse differenze tra i due Dakotas?

I Dakotas sono stati quelli con meno restrizioni

Borghi sbaglia nel dire che in North Dakota ci sono state «mascherine e restrizioni», mentre in South Dakota «nessuna restrizione, nessuna mascherina». Come abbiamo visto, l’obbligo delle mascherine in North Dakota è stato introdotto a livello statale il 14 novembre (e poi rimosso il 18 gennaio), ma ci sono differenze a livello locale, anche nel South Dakota. Ancora oggi diverse città in North Dakota hanno obblighi sull’uso delle mascherine, ma misure simili erano state adottate anche in alcune città del South Dakota, a novembre scorso.

In più, è parecchio impreciso e fuorviante sostenere che il North Dakota sia stato lo Stato delle «restrizioni», mentre il South Dakota no. Al di là del dibattito sulle mascherine, entrambi gli Stati infatti sono tra quelli ad aver avuto minori misure restrittive in tutti gli Stati Uniti, come mostrano i dati raccolti (qui scaricabili) dai ricercatori dell’Università di Oxford. Quest’ultimi hanno sviluppato il cosiddetto stringency indexpubblicato di recente anche su Nature – che tiene conto di parecchi fattori (per esempio, la chiusura delle scuole o di altre attività) per quantificare quanto uno Stato sia stato severo, o meno, nel contenimento del coronavirus.
Grafico 1. Stringency index negli Stati Uniti – Fonte: Università di Oxford
Grafico 1. Stringency index negli Stati Uniti – Fonte: Università di Oxford
Come si vede dal Grafico 1, fino a dicembre – quando la forte ondata di novembre stava esaurendosi – il North Dakota è stato, nel complesso, lo Stato americano con il stringency index più basso, seguito poi dal South Dakota. Lo Stato governato da Kristi Noem è stato meno restrittivo, seppur di poco, proprio nel periodo tra novembre e dicembre, mentre ha “chiuso” di più durante l’inizio dell’epidemia.

Ricapitolando: Borghi presenta i due Stati come esempi opposti nella gestione dell’emergenza, ma questa descrizione è parecchio esagerata. Negli scorsi mesi diversi articoli di media statunitensi – come Cnbc, il Los Angeles Times e The Atlantic – hanno accomunato i due Dakotas quando contagi e morti sono particolarmente aumentati in questa area degli Stati Uniti. In entrambi i casi, secondo alcuni esperti, il calo dell’epidemia registrato negli ultimi potrebbe essere dovuto alla formazione di una prima immunità di gregge, favorita nei Dakotas dalla concentrazione della popolazione in determinate aree.

Prima di concludere, evidenziamo che in diverse occasioni i nostri colleghi fact-checker statunitensi, dalla Cnn al Washington Post, passando per Politifact, hanno smentito alcune dichiarazioni della governatrice Noem, che spesso ha fatto affermazioni errate sulla sua gestione dell’epidemia.

Il verdetto

Secondo Claudio Borghi, senza «nessuna restrizione» e «nessuna mascherina», il South Dakota ha avuto «numeri uguali» nell’epidemia al vicino North Dakota, che invece aveva «restrizioni» e l’obbligo di indossare le mascherine.

Abbiamo verificato e il paragone ha una serie di limiti.

In base ai dati complessivi, da inizio pandemia ad oggi North e South Dakota – entrambi governati da repubblicani – hanno numeri di fatto identici, sia per il numero di casi in rapporto alla popolazione (primo e secondo posto negli Stati Uniti) e dei morti.

Va però sottolineato che il North Dakota ha fatto molti più test del South Dakota, dunque con una maggiore capacità di intercettare più infezioni. Nei risultati dei test ha registrato un tasso di positività più basso (più questo indicatore è alto, più si stanno facendo pochi tamponi per tenere il passo dell’epidemia).

A novembre, quando i due Dakotas sono stati travolti dall’epidemia, il North Dakota ha introdotto l’obbligo di portare la mascherina, mentre il South Dakota l’ha solo raccomandato. Il contagio è poi iniziato a scendere in entrambi gli Stati, ma in maniera più rapida in North Dakota, fenomeno su cui può aver contribuito l’obbligo delle mascherine.

Per il resto, non è vero che nel North Dakota ci sono state «restrizioni» e nel South Dakota no: entrambi sono stati gli Stati con minori restrizioni negli Stati Uniti, a parte scelte differenti in brevi fasi dell’epidemia, anche a livello più locale.

In conclusione, Borghi si merita un “Pinocchio andante”.




Replica dell’onorevole Borghi:

Spett. Direttore Zagni

Come da nostra conversazione avuta su twitter e estesa anche ad altro personale della sua testata sono formalmente a richiedere rettifica del vostro articolo diffamatorio nei miei confronti in cui mi attribuite di aver detto falsità riguardo all’approccio degli stati del Nord e Sud Dakota all’epidemia covid.

La dichiarazione da voi presa in esame riguarda un mio tweet di cui riporto il link collegato con l’altro tweet che forma parte integrante della mia dichiarazione:

https://twitter.com/borghi_claudio/status/1370518546057457675

https://twitter.com/borghi_claudio/status/1370522301356212232

La dichiarazione contiene tre affermazioni precise e inequivocabili:

1) Che lo stato del South Dakota non ha imposto alcun obbligo di utilizzo mascherina e di restrizioni pubbliche e al business

2) Che lo stato del North Dakota al contrario ha imposto obbligo mascherina e di restrizioni pubbliche e al business

3) Che i numeri della pandemia relativi ai due stati sono sostanzialmente uguali.

Nel primo tweet veniva riportato il link ad un’intervista al Governatore del South Dakota Kristi Noem che spiega la sua strategia basata su informazione e nessuna imposizione. Con il secondo tweet, direttamente collegato al primo e separato solo per motivi di limiti di caratteri si specifica che in particolare si stanno confrontando i numeri dei morti e in particolar modo relativamente all’ondata di novembre, l’unica sofferta dagli stati in questione con allegato grafico delle morti proprio per fugare ogni dubbio.

A tal proposito si rileva:

1) Che lo stato del South Dakota non abbia imposto obblighi di mascherine e restrizioni al business non è in discussione ed è oggetto della medesima intervista al Governatore Noem quindi si tratta di affermazione VERA. Il fatto che alcuni provvedimenti siano stati presi in occasione dell’inizio delle informazioni sulla pandemia a marzo non rileva perchè all’epoca non ci furono praticamente casi in quell’area degli USA come appare dal grafico delle morti allegato al tweet. In ogni caso l’oggetto del tweet era l’intervista al Governatore dove si discuteva dell’approccio nella fase violenta dell’epidemia, ovvero a novembre.

2) Che lo stato del North Dakota al contrario abbia imposto obbligo di mascherine e restrizioni è provato dal sito stesso del governo del North Dakota

Qui l’ordine di utilizzo mascherine https://www.health.nd.gov/sites/www/files/documents/Files/MSS/coronavirus/State%20Health%20Officer%20Orders/2020-08_Mask_Order.pdf
Qui il sistema di chiusure a codici colorati assai simile al nostro https://ndresponse.gov/sites/www/files/documents/covid-19/ND%20Smart%20Restart/Additional%20Resources/NDSmartRestartPlan.pdf

Cosa nota e confermata dal recente articolo de “l’Economist” che riconosce come differenza fra i due stati l’applicazione di restrizioni da parte del North Dakotahttps://www.economist.com/united-states/2021/03/18/south-dakotas-economy-defies-conventional-wisdom-about-covid-19

Pertanto anche questa affermazione è senza alcun dubbio VERA

A tal proposito ricordo che al contrario di quanto affermato nel vostro articolo nulla nella mia dichiarazione rappresenta il North Dakota come esempio di restrizioni rispetto ad altri stati, il mio confronto si limita ai due Dakotas in quanto stati confinanti e simili, così come nessun pregio hanno le osservazioni sulle “performances” del North Dakota pre e post direttive, l’interesse del confronto si limita alla mancanza di differenze totali tra i due stati in presenza di approcci diversi alla fine di un ciclo pandemico.
Altrettanto prive di pregio sono le osservazioni relative a sporadiche differenze relative a ordini autonomi di singole contee, come è del tutto evidente il mio tweet si riferiva a ordini emessi dallo stato.

3) Che i dati riguardanti la pandemia dei due Stati siano sostanzialmente analoghi è altresì cosa VERA e confermata anche dal vostro stesso articolo, non si capisce cosa possa mai c’entrare a tal proposito il fatto che uno stato abbia effettuato più test dell’altro cosa peraltro non vera come indicato dai più usati siti di dati sul Coronavirus che possono avere i loro difetti ma sono i più guardati al mondo e da cui risulta che il testing per popolazione è del tutto analogo per i due stati. Dati qui: https://www.worldometers.info/coronavirus/country/us/ in ogni caso il sostenere che i dati sui morti ufficiali sebbene uguali siano “diversi” sulla base dei diversi numeri di test è una pura e semplice illazione, i dati ufficiali sono quelli da me riportati e come tale non si capisce come possa essere falsa un’affermazione basata su dati ufficiali.

Dato quindi che risulta per tabulas che tutte e tre le affermazioni riportate nella mia dichiarazione siano VERE sia sul piano formale che sul piano sostanziale (ma basterebbe anche solo il vero formale) vi si richiede non solo di pubblicare questa rettifica in calce all’articolo ma anche di cambiare titolo e giudizio in quanto falsi e diffamatori nei miei confronti.

Con i migliori saluti.

On. Claudio Borghi




Replica di Pagella Politica

North Dakota e South Dakota hanno statistiche sostanzialmente uguali sia sui contagi che sui morti diagnosticati Covid-19 (il dato secondo l’onorevole Borghi al centro della sua dichiarazione). Ma i dati sui decessi, come hanno spiegato istituzioni come Ocse e Oms, possono risentire del numero dei test eseguiti, fattore omesso dall’onorevole Borghi. La statistica indicata dall’onorevole Borghi e tratta da Worldometers indica il numero di persone testate, non dei test fatti (il North Dakota ne ha fatti molti di più). Notiamo peraltro per i nostri lettori che, anche se non è questo il caso, Worldometers in passato si è rivelata essere una fonte inaffidabile. I dati sui tassi di positività suggeriscono che il South Dakota abbia fatto meno test di quelli necessari per monitorare l’epidemia. Dunque i «numeri uguali» indicati dall’onorevole Borghi vanno confrontati con cautela.

Per quanto riguarda mascherine e restrizioni, come abbiamo scritto, a novembre il North Dakota ha introdotto restrizioni in più rispetto al South Dakota e l’obbligo di indossare le mascherine. Da un lato – come mostrano i dati raccolti dall’Università di Oxford, e non da una «neolaureata» come scritto dall’onorevole Borghi su Twitter – queste restrizioni sono meno severe di molte altre introdotte negli Stati Uniti e rendono la distinzione con il South Dakota meno netta. Dall’altro lato, al di là delle misure a livello statale, diversi enti locali del South Dakota hanno introdotto l’uso della mascherina, appunto a livello locale: fatto omesso dall’onorevole Borghiche potrebbe aver influenzato in alcune zone l’andamento dell’epidemia.

Per questi motivi, le affermazioni dell’onorevole Borghi su dati e restrizioni – corrette solo in parte – non possono essere usate per mostrare che una gestione dell’epidemia priva di restrizioni abbia risultati simili a quelli di una gestione con restrizioni, seppure non forti.

In base al nostro sistema di verdetti, la redazione ha valutato che la dichiarazione dell’onorevole Borghi rientra nella categoria del “Pinocchio andante” perché «parte da un dato o da una asserzione non del tutto irrealistica, ma come minimo vaga o eccessivamente generale» (quella sui «numeri uguali» dell’epidemia) «per poi trarne conclusioni scorrette» (ossia il confronto tra North e South Dakota e l’implicito suggerimento che restrizioni e mascherine non abbiano effetti).

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