Aggiornamento ore 16:25 del 22 luglio 2020 – Una precedente versione di questo fact-checking diceva che i sussidi del governo britannico andavano solo ad attività residenti in Inghilterra. In realtà, misure simili sono valide anche per la Scozia, il Galles e l’Irlanda del Nord.

Il 19 luglio il leader della Lega Matteo Salvini ha criticato su Twitter il modo in cui l’Unione europea e il governo italiano hanno gestito la pandemia di coronavirus. In particolare, Salvini ha detto che nel corso dell’emergenza il Regno Unito – uscito dall’Ue il 31 gennaio scorso – ha dato a ogni «negozio, impresa, ristorante e albergo» da 10 mila a 25 mila sterline (circa tra gli 11 mila e i 28 mila euro) a fondo perduto, ossia senza la necessità di essere restituiti.

Le cose stanno davvero così? Abbiamo verificato e Salvini è un po’ impreciso, anche se le cifre sono corrette. Vediamo meglio i dettagli.

Le misure del governo britannico

Per far fronte alla crisi economica causata dalla Covid-19, il governo britannico guidato dal conservatore Boris Johnson ha attivato una serie di misure volte a sostenere lavoratori, imprese e settori particolarmente in difficoltà.

Le misure a cui Salvini ha fatto riferimento esistono, ma fanno parte di due iniziative diverse. Vediamo quali sono.

Coronavirus retail, hospitality and leisure grant fund

A partire dal 1° aprile 2020 il governo inglese ha attivato il Retail, Hospitality and Leisure grant fund: una misura straordinaria varata per aiutare i gestori di una serie di attività che hanno sofferto maggiormente le conseguenze economiche della pandemia di Covid-19.

In particolare possono ricevere il sussidio i proprietari di attività con sede in Inghilterra – quindi non in Scozia, Galles o Irlanda del Nord – il cui immobile abbia un valore stimato (rateable value, in inglese, è un indicatore che viene utilizzato per stabilire il valore delle tasse da pagare sulle proprietà utilizzate per scopi diversi da quello abitativo) inferiore alle 51 mila sterline, e che siano attive nel settore del commercio al dettaglio, dell’ospitalità o del tempo libero. Sono quindi inclusi nella platea di possibili beneficiari i negozi, i ristoranti, bar e pub, i cinema, ma anche gli hotel, le palestre e le agenzie immobiliari. Le piccole imprese di altra natura invece non possono ricevere questo sussidio (ma come vedremo meglio tra poco ne hanno un altro dedicato).

L’importo ricevibile varia in base al valore dell’immobile in cui ha luogo l’attività (che è anche l’indicatore principale per calcolare le tasse sulle proprietà commerciali): per immobili di valore inferiore o uguale a 15 mila sterline verranno versate 10 mila sterline, mentre per attività il cui valore dell’immobile è compreso tra 15 mila e 51 mila sterline, il sussidio arriva a 25 mila sterline.

Le cifre indicate da Salvini nel suo tweet, quindi, sono corrette. Il contributo però non viene dato ad «ogni» attività ma solo a quelle con sede in Inghilterra (quindi non in tutto il Regno Unito) e con un valore d’immobile fino a 51 mila sterline.

Ma questi soldi sono davvero a «fondo perduto»? Sì. Il governo infatti specifica che i beneficiari non dovranno ripagare la cifra ricevuta, anche se questa sarà tassabile.

L’importo viene versato ai beneficiari direttamente dal consiglio comunale in cui ha sede l’attività. Sul sito del governo britannico si legge che i proprietari che soddisfano i requisiti vengono contattati automaticamente dal proprio consiglio comunale, che fornisce poi informazioni su come procedere.

Come abbiamo visto, il Retail, hospitality and leisure grant fund non è destinato a tutte le attività, ma solo a quelle inglesi attive nei settori dell’ospitalità, i negozi e l’industria del tempo libero e con un valore d’immobile inferiore alle 51 mila sterline. Le imprese attive in altri settori possono invece accedere ad un altro fondo dedicato: vediamo in che cosa consiste.

I sussidi per le piccole imprese

Le piccole imprese con sede su territorio inglese possono accedere allo Small business grant fund, un pagamento una tantum di 10 mila sterline destinato ad imprese inglesi con un valore d’immobile inferiore alle 15 mila sterline. Queste attività, inoltre, sono totalmente (se hanno un valore d’immobile inferiore a 12 mila sterline) o parzialmente esentate dal pagamento di alcune tasse.

Il funzionamento è uguale al fondo visto prima: i soldi vengono versati dal consiglio comunale al proprietario dell’impresa, che non è tenuto a restituirli ma soltanto a pagarci su le relative tasse.

Riassumendo: in Inghilterra le attività relative all’ospitalità, al tempo libero e i negozi con un valore d’immobile inferiore a 51 mila sterline possono ricevere un sussidio una tantum, di valore compreso tra le 10 mila e le 25 mila sterline. Le piccole imprese con un valore d’immobile inferiore a 15 mila sterline possono accedere ad un sussidio di 10 mila sterline. Entrambi i contributi sono a fondo perduto, e non devono quindi essere ripagati.

A quanto ammontano queste misure, e quanto è già stato pagato dal governo inglese?

Quanto è stato pagato

Secondo i dati più aggiornati forniti dal governo inglese, il 12 luglio i fondi totali allocati dai diversi consigli comunali per il Retail, hospitality and leisure grant fund e lo Small business grant fund erano di circa 12,3 miliardi di sterline. Di questi, 10,7 miliardi erano già stati pagati: l’87 per cento del totale.

Il numero di beneficiari è invece stimato in circa 960 mila, di cui più di 872 mila hanno già ricevuto il contributo.

Come abbiamo detto, questi contributi sono validi solo in Inghilterra. Nelle altre nazioni del Regno Unito (Scozia, Galles e Irlanda del Nord) i governo locali hanno però attivato misure molto simili.

Le misure in Scozia, Galles e Irlanda del Nord

In Scozia con lo Small business fund e il Retail, Hospitality, Leisure Support Grant le piccole imprese e le attività di intrattenimento, ospitalità e i negozi hanno potuto accedere (le domande sono ora chiuse) a un sussidio a fondo perduto di valore compreso tra le 10 mila e le 25 mila sterline, in base al valore d’immobile. Altri fondi scozzesi per le aziende in difficoltà sono il Creative, Tourism & Hospitality Enterprises Hardship Fund e il Pivotal Enterprise Resilience Fund.

Anche in Galles, sempre in base al diverso valore d’immobile, le attività nei settori dell’ospitalità, negozi e intrattenimento hanno potuto richiedere un contributo da 10 mila o 25 mila sterline. Misure simili sono state attivate anche in Irlanda del Nord.

Il verdetto

Il 19 luglio Matteo Salvini ha scritto su Twitter che, nel corso dell’emergenza coronavirus il Regno Unito «ha dato da 10 mila a 25 mila sterline a fondo perduto ad ogni negozio, impresa, ristorante e albergo».

Abbiamo controllato e le cifre riportate dal leader della Lega sono corrette: con le due misure del Coronavirus retail, hospitality and leisure grant fund e lo Small business grant fund, il governo britannico ha dato un contributo una tantum, a fondo perduto, alle piccole imprese e alle attività nei settori dell’ospitalità, del tempo libero e i negozi del valore di 10 mila o di 25 mila sterline.

Questi sussidi però non vengono dati automaticamente ad «ogni negozio, impresa, ristorante e albergo»: per il primo le attività devono avere un valore d’immobile massimo di 51 mila sterline, mentre per le piccole imprese il limite scende a 15 mila.

Queste misure sono valide solo in Inghilterra, ma provvedimenti simili sono stati attivati anche in Scozia, Galles e Irlanda del Nord.

In conclusione per Salvini un “C’eri quasi”.