Il 10 settembre, ospite a DiMartedì su La7, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha criticato (min. -4:08) il precedente governo Conte, dicendo che è stato quasi sempre assente alle «riunioni dei ministri degli Interni europei, che dovevano decidere le politiche dell’immigrazione europee».
Secondo Zingaretti, infatti, l’esecutivo Lega-M5s «su 7 riunioni in 6 non si era presentato».
Ma è davvero così? La risposta è negativa. Abbiamo verificato e il presidente della Regione Lazio confonde (sbagliando comunque il conto) le presenze del governo con quelle dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Vediamo perché.
Di che cosa stiamo parlando
Come spiega il suo sito ufficiale, il Consiglio dell’Unione europea (o Consiglio dei ministri europei) – una delle istituzioni comunitarie che, insieme al Parlamento europeo, ha il compito di approvare le leggi – si riunisce in dieci formazioni diverse, in base alle tematiche trattate.
Ai suoi incontri, partecipano i ministri competenti dei 28 Stati membri o, in loro assenza, i rispettivi sottosegretari o rappresentanti governativi.
La formazione del Consiglio di cui parla Zingaretti è quella chiamata Giustizia e Affari interni (Gai), nelle cui riunioni si discutono e votano, tra le altre cose, provvedimenti riguardanti l’immigrazione, la lotta al terrorismo e il contrasto alla criminalità organizzata.
Per ogni Paese, il ministro competente è quello dell’Interno (o il rispettivo sottosegretario/rappresentante governativo).
Le presenze del governo Conte
Di norma, il Consiglio Gai si riunisce ogni tre mesi. Quante sono state le riunioni tenutesi sotto il primo esecutivo Conte?
Dal 1° giugno 2018 (giorno di insediamento del governo Lega-M5s) al 5 settembre 2019 (giorno di insediamento del governo Pd-M5s) il calendario ufficiale del Consiglio Ue mostra che si sono tenute in totale cinque riunioni formali (4-5 giugno 2018; 11-12 ottobre 2018; 6-7 dicembre 2018; 7-8 marzo 2019; 6-7 giugno 2019), mentre quelle informali sono state tre (12-13 luglio 2018; 6-8 febbraio 2019 e 18-19 luglio 2019).
Quest’ultime sono incontri tenuti per favorire il dibattito e far nascere intese fra i ministri competenti per gli Affari interni dei vari Stati membri.
L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha collezionato due presenze su otto incontri, entrambi in due occasioni informali: il 12 luglio 2018 a Innsbruck, in Austria, e il 18 luglio 2019 a Helsinki, in Finlandia.
Il leader leghista non è mai stato dunque presente ad alcuna riunione formale del Consiglio Gai e non ha quindi mai espresso – di persona – alcun voto in sede decisionale.
Ciò non implica però che le posizioni del governo italiano – come lascia intendere Zingaretti – non fossero rappresentate in sede di Consiglio dell’Ue: nell’incontro formale del 4-5 giugno 2018 ha partecipato l’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, e a tutti gli altri incontri ha presenziato l’allora sottosegretario dell’Interno Nicola Molteni (Lega).
E gli altri ministri europei?
Come abbiamo spiegato in un precedente fact-checking, agli incontri formali del Gai anche gli altri Stati membri non hanno sempre mandato il loro ministro competente in materia.
Nelle cinque riunioni formali, i 28 Paesi europei hanno infatti fatto presenziare, in media, un ministro dell’Interno – o di altro dicastero collegato – in 3,3 casi su 5.
Tra i Paesi che non hanno fatto mai presenziare un ministro negli ultimi cinque incontri formali ci sono però soltanto Italia e Francia.
Anche i ministri di altri importanti partner come Germania (2 su 5) e Spagna (1 su 5), hanno comunque partecipato meno frequentemente, se paragonati ai colleghi degli altri Stati membri.
Il verdetto
Secondo Zingaretti, il governo precedente (sostenuto da Lega e M5s) è stato assente in 6 delle 7 riunioni dei ministri degli Interni europei. Ma questo non è vero.
Sotto il primo governo Conte, ci sono stati otto incontri Gai (cinque formali e tre informali) e non sette. L’ex ministro dell’Interno Salvini è stato presente in due occasioni (entrambi informali) mentre a tutte e le altre sei riunioni c’era comunque un rappresentante del governo: cinque volte l’ex sottosegretario Molteni e una volta il rappresentante permanente dell’Italia all’Ue Massari.
Inoltre, anche altri Paesi Ue – come Francia, Germania e Spagna – non hanno presenziato sempre alle riunioni formali del Gai con i ministri competenti.
In conclusione, Zingaretti si merita un “Pinocchio andante”.
«Finalmente un primato per Giorgia Meloni, se pur triste: in due anni la presidente del Consiglio ha chiesto ben 73 voti di fiducia, quasi 3 al mese, più di qualsiasi altro governo, più di ogni esecutivo tecnico»
7 dicembre 2024
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