Il 12 giugno 2019 Renato Brunetta ha dichiarato che la flat tax – oggi tra i cavalli di battaglia della Lega – era già stata proposta da Forza Italia nel 1994. Come abbiamo scritto in un nostro recente articolo, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018 la misura era stata promessa dall’intero centrodestra.

Ma davvero la flat tax è stata proposta prima da Forza Italia che dalla Lega? E che differenze ci sono tra quanto promise Berlusconi 25 anni fa e quanto promette ora il governo Conte?

Abbiamo verificato.

Che cos’è la flat tax

Come abbiamo scritto in passato, la flat tax, secondo la definizione dell’enciclopedia Britannica, è «un sistema di tassazione che applica una singola aliquota fiscale a tutti i livelli di reddito».

Definizione simile viene data anche dalla Treccani, per cui la flat tax è «un sistema fiscale non progressivo basato su un’aliquota fissa, in particolare, imposta ad aliquota fissa».

Elementi costitutivi sono dunque la non progressività in base al reddito e l’unicità dell’aliquota.

Davvero fu proposta già nel 1994 da Forza Italia?

Nel 1994, all’indomani della sua “discesa in campo”, Silvio Berlusconi propose in effetti una flat tax. In particolare nel programma elettorale (vedi slide n.50) di Forza Italia si prevedeva di introdurre un’unica aliquota Irpef al 30 per cento per tutti. La promessa non è stata mantenuta.

Nello stesso anno, il 1994, il programma politico della Lega prevedeva sì la «revisione dell’attuale sistema fiscale finanziario», ma senza però proporre alcuna aliquota fissa. Dunque è vero, come dice Brunetta, che fu Forza Italia a proporre – prima ancora della Lega – la flat tax in Italia.

Ma si tratta della stessa flat tax di cui si parla adesso?

Forza Italia e governo Conte a confronto

Programmi a confronto

Come già detto, alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 il programma presentato dal centrodestra – cioè dalla coalizione nata tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia – aveva indicato nella flat tax il primo punto della propria riforma fiscale. Si prevedeva una «riforma del sistema tributario con l’introduzione di un’unica aliquota fiscale (flat tax) per famiglie e imprese con previsione di no tax area e deduzioni a esenzione totale dei redditi bassi». Non era specificata nel programma la misura dell’aliquota unica, ma in precedenza la Lega aveva indicato il 15 per cento e Forza Italia il 23 per cento.

Visti poi gli esiti delle elezioni e la successiva nascita del governo Conte, il centrodestra si è diviso tra governo e opposizione.

La Lega, parte della maggioranza insieme al M5s, ha inserito nel Contratto di governo una riforma fiscale che, però, non è corretto definire flat tax. Come abbiamo infatti spiegato nel nostro progetto Traccia il Contratto, l’accordo tra i due partiti di maggioranza prevede l’introduzione di «due aliquote fisse al 15 per cento e al 20 per cento per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie».

Guardando al 1994 e al 2018 si tratta, quindi, di due proposte decisamente diverse. Se, con Berlusconi, l’intento era quello di introdurre a tutti gli effetti una tassa piatta, nel secondo caso non è corretto parlare di flat tax. Si tratta infatti di una semplificazione delle aliquote che non produce l’effetto di averne una sola per tutte le fasce di reddito.

La flat tax di cui si parla ora

Ma, al di là dei programmi, il governo ha qualificato (erroneamente) come “flat tax” alcuni provvedimenti varati o che intende varare.

Per quanto riguarda i primi, ricordiamo l’estensione del regime di vantaggio per le partite Iva, presentata come “prima fase” della flat tax ma che, non introducendo un sistema ad aliquota unica, non è appunto una vera flat tax.

Per quanto riguarda poi i provvedimenti che sono stati proposti per il futuro nelle ultime settimane, ancora non se ne conoscono i dettagli. Tuttavia, da quanto è emerso ancora di recente dalle dichiarazioni di Salvini, sembra di nuovo scorretto parlare di flat tax. La misura proposta, sempre in base a quello che si sa al momento, sarebbe infatti una semplificazione del sistema di aliquote Irpef ma non la sua riduzione ad un’unica aliquota.

Dunque non si tratta di una “flat tax” paragonabile a quella proposta da Forza Italia nel 1994.

Il verdetto

Renato Brunetta ha dichiarato che la flat tax è stata «proposta prima ancora che dalla Lega da Forza Italia nel lontano 1994».

Il deputato di Forza Italia ha ragione. Nel 1994 il partito guidato da Silvio Berlusconi aveva fatto della flat tax – un’aliquota Irpef unica al 30 per cento per tutti – la misura centrale per la riforma fiscale del Paese. La Lega all’epoca ancora non aveva fatto sua questa proposta.

Precisiamo, però, come la flat tax promessa da Berlusconi nel 1994 non sia paragonabile con le misure impropriamente chiamate “flat tax” varate, o proposte, dal governo Conte e dal ministro Salvini. Nel contratto di governo si parla infatti di due aliquote, l’intervento sull’Iva non è una flat tax e anche la recente proposta della Lega – seppur coi margini di incertezza dovuti all’assenza di un testo normativo – non sembra andare verso un regime ad aliquota unica.

Renato Brunetta fa quindi un’informazione corretta e merita un “Vero”.