Al Senato per la presentazione del libro “Europa, sfida per l’Italia”, lo scorso 6 giugno il Presidente emerito Giorgio Napolitano ha puntato l’indice contro l’instabilità politica e contro la “abnormità” del ricorso alle elezioni anticipate che fa l’Italia, che sarebbe “sconosciuta” negli altri Paesi democratici europei.



Gli scioglimenti anticipati in Italia



Vediamo, per prima cosa, quante legislature sono state interrotte in Italia prima della scadenza. A partire dal 1948 ci sono state in totale sedici legislature, esclusa quella attuale ancora in corso. Di queste, otto si sono concluse con lo scioglimento anticipato del Parlamento rispetto ai cinque anni di mandato previsti: la V (1968-72), la VI (1972-76), la VII (1976-79), l’VIII (1979-83), la IX (1983-87), l’XI (1992-94, sono gli anni di Tangentopoli), la XII (1994-96, primo governo Berlusconi) e la XV (2006-08, secondo governo Prodi). Il 50% del totale.



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La situazione negli altri grandi Paesi europei



Germania




In Germania ci sono state diciotto elezioni per il Bundestag, escluse le prossime in arrivo a settembre 2017. Il mandato del Parlamento tedesco dura quattro anni e ci sono stati, considerando prima la Germania dell’Ovest e poi la Germania unita, quattro casi di elezioni federali anticipate: nel 1972, nel 1983, nel 1990 (dopo la riunificazione) e nel 2005. Il 22% del totale.



Francia



Per quando riguarda la Francia, prendiamo in considerazione la cosiddetta Quinta Repubblica (quella attuale, iniziata nel 1958) e teniamo distinte le elezioni presidenziali da quelle dell’Assemblea generale.



Per quanto riguarda le prime, si ebbero nel 1969 per la prima volta, dopo le dimissioni di De Gaulle (che aveva perso un referendum sul quale aveva messo in palio la propria permanenza al potere) e nel 1974, a causa della morte del presidente Georges Pompidou. Due casi su dieci (escluse le ultime, vinte da Macron), dunque il 20%.



Per quanto riguarda le seconde, ci sono state cinque interruzioni anticipate rispetto al termine di cinque anni, su un totale di quattordici legislature (esclusa quella attuale): nel 1962, 1968 (le precedenti si erano tenute appena nel 1967, ma De Gaulle sciolse il Parlamento appena dopo un anno in seguito alla “crisi di maggio”), 1981, 1988 e 1997. Il 35,7% dei casi.



Regno Unito



Fino al 2011, quando venne introdotto il Fixed-term Parliaments Act, non esisteva una durata prestabilita della legislatura del Regno Unito e il premier poteva sempre chiedere al sovrano lo scioglimento anticipato della legislatura. Un atto del 1911 si limitava a indicare come durata massima possibile i cinque anni (in precedenza erano sette).



Ad ogni modo, vengono ritenute per consuetudine “snap elections” (elezioni anticipate) quelle avvenute prima che fossero passati quattro anni dalle precedenti.



Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questa situazione si è verificata cinque volte per le elezioni generali (escludiamo quelle dell’8 giugno 2017 per volontà dell’attuale premier britannica Theresa May). Successe nel 1951, quando Winston Churchill tornò a Downing Street, nel 1955, quando Churchill si ritirò dalla politica, nel 1966, quando Wilson tentò e riuscì a incrementare la maggioranza laburista, e nel 1974 – anno convulso a causa degli scioperi dei minatori – sia a febbraio che a ottobre.



Cinque “snap elections” su diciannove votazioni generali: il 26,3% dei casi.



Spagna



In Spagna, finito il franchismo e passate le elezioni costituenti del 1977, la prima legislatura cominciò dopo le elezioni del 1979. Questa fu interrotta anticipatamente rispetto ai quattro anni previsti nel 1982, e lo stesso destino toccò alla III legislatura (1986-89), alla V (1993-96), alla IX (2008-11) e alla XI (2015-16).



Dunque cinque casi su undici totali, il 45,4%.



In buona compagnia?



Se limitiamo il confronto ai soli grandi Paesi europei, si può dire che Napolitano abbia quantomeno esagerato nella durezza delle sue affermazioni. Se infatti Germania, Regno Unito e – relativamente ai presidenti – la Francia hanno delle percentuali dimezzate o più rispetto all’Italia, la Spagna non è invece tanto distante.



Tra i paesi più piccoli, ci sono invece diverse situazioni uguali o peggiori di quella italiana, quanto a stabilità dei Parlamenti. Prendiamo il caso della Grecia: un Paese andato a votare sei volte negli ultimi dieci anni, un ritmo che ridimensiona la “abnormità” italiana. Il Paese ellenico, uscito dalla dittatura dei colonnelli nel 1974, da allora ha interrotto anticipatamente la legislatura undici volte su sedici (quella in corso è la diciassettesima): il 68,7%, ben più dell’Italia.



Anche il Belgio, poi, su 21 elezioni parlamentari svoltesi nel secondo dopoguerra (esclusa l’ultima), ha interrotto in anticipo la legislatura per 11 volte (il 52,4% dei casi).



Il verdetto



Non siamo di certo uno dei Paesi virtuosi da questo punto di vista, ma affermare – come fa l’ex Presidente della Repubblica – che sia addirittura “abnorme” il ricorso dell’Italia al voto anticipato rispetto agli altri Paesi europei è un’esagerazione. Per lui un “Nì”.



Questa analisi è stata pubblicata in origine, con modifiche, sul sito di AGI



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2017-06-08 10:10:14 UTC
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Pagella Politica rating logo Pagella Politica Verdetto:
«[In Italia si fa] Un abnorme ricorso, sconosciuto in qualsiasi altro Paese democratico europeo, allo scioglimento anticipato del Parlamento»
Giorgio Napolitano
ex Presidente della Repubblica
Presentazione del libro “Europa, sfida per l’Italia” al Senato
martedì 6 giugno 2017
2017-06-06