Matteo Salvini, ospite di Dalla Vostra Parte nella puntata del 21 dicembre, ha dichiarato – e ribadito in un tweet: “Sono stanco dell’ipocrisia islamica. Oggi, per religione, nel mondo si uccide solo nel nome di Allah e Maometto!”.



Si tratta di un’affermazione falsa. Oggi nel mondo, per religione, si uccide in nome di Allah, Maometto, Gesù, Dio, Jahvè, Shiva, Ganesh, Buddha e via dicendo. Anche tralasciando i casi di singoli individui disturbati che commettono atrocità “in nome” della religione – molti sedicenti jihadisti, ma anche molti fanatici cristiani, specialmente negli Usa – e concentrandoci solamente sui casi dove le violenze hanno un carattere sistematico, risulta evidente che la religione islamica non sia affatto la sola a ispirare aggressioni letali.




Partiamo dal cristianesimo. Nella Repubblica Centrafricana la milizia prevalentemente cristiana “Anti-Balaka” ha distrutto quasi tutte le moschee del Paese e, secondo quanto scritto nel rapporto di Amnesty International relativo al 2014, ha perpetrato gravi violenze, omicidi (centinaia, tra cui quello dell’ex ministro della salute Joseph Kalite, ucciso a colpi di machete davanti a una moschea) e conversioni forzate a danno della minoranza musulmana, costringendo spesso gli islamici centrafricani a scegliere la via dell’esilio.



In base a quanto riporta il Washington Post, a Bangui, la capitale, nel 2014 i musulmani sono passati da oltre 100.000 ad appena 900. Secondo Amnesty International, le violenze sono proseguite nel biennio successivo. Le recenti violenze di carattere religioso sono state precedute dalle stragi di cristiani perpetrate dal governo golpista dei ribelli musulmani (riuniti nella “Seleka”, cioè “coalizione”) tra il 2013 e il 2014.



Restando in Africa, in Uganda, Sud Sudan e Congo è attivo l’Esercito di Resistenza del Signore, un gruppo guerrigliero fondamentalista cristiano guidato da Joseph Kony, che sostiene di parlare con Dio e di essere il medium dello Spirito Santo. Il gruppo è considerato dagli Usa un’organizzazione terroristica e i suoi dirigenti sono stati accusati dalla Corte penale internazionale di aver attuato numerose violazioni dei diritti umani, compresi l’omicidio (decine di migliaia di morti), il rapimento, le mutilazioni, la riduzione in schiavitù sessuale di donne e bambini, e l’impiego nelle ostilità di bambini-soldato arruolati a forza.



In India per decenni gruppi cristiani estremisti e secessionisti, quali il Fronte di Liberazione Nazionale di Tripura e il Consiglio Nazionalista Socialista del Nagaland (fanatici cristiani battisti di ispirazione maoista), hanno perseguitato induisti e musulmani, compiendo pulizie etniche con l’obiettivo di creare Stati indipendenti fondati su una visione fanatica della propria religione. Da pochi anni le violenze sono fortunatamente andate scemando.



Anche l’altra religione del Libro, l’ebraismo, non è esente da fenomeni di fanatismo violento. Senza scomodare il terrorismo sionista del secolo scorso, l’Irgun o anche solo l’omicidio nel 1995 del primo ministro Rabin per mano di un fanatico ebreo, sono sicuramente ricompresi dalla descrizione di Salvini “uccisi per religione” i musulmani che negli ultimi anni hanno subito attacchi da parte di estremisti ebrei ortodossi. Uno dei casi più recenti, e odiosi, è quello di luglio 2015, quando due fanatici ebrei col volto coperto diedero fuoco a una casa di palestinesi, uccidendo un bambino di 18 mesi che dormiva all’interno e lasciando scritte inneggianti al Messia. L’anno prima, sempre per mano di estremisti ebrei, era stato bruciato vivo un sedicenne palestinese, Muhammed Abu Khdeir, per “vendicare” tre adolescenti israeliani uccisi da fanatici islamici.



Molte vittime causa anche il fanatismo buddista. In Sri Lanka, ad esempio, il gruppo radicale buddista Bodu Bala Sena a giugno 2014 causò decine di morti e centinaia di feriti in diversi attacchi ai danni della comunità musulmana, minoranza del Paese. In Birmania, di nuovo, la scorsa estate fanatici buddisti capeggiati dai loro monaci hanno devastato un villaggio abitato dalla minoranza islamica del Paese (i Rohingya), saccheggiando e dando alle fiamme la moschea. Il fenomeno dell’intolleranza religiosa in Birmania è andato crescendo dopo il 2012, causando centinaia di vittime e migliaia di profughi. Si può dire sia esploso con la fine della dittatura militare e con la “democratizzazione” del Paese. È considerata una delle maggiori sfide per la presidente, e Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. E altri Paesi asiatici conoscono simili fenomeni.



Anche l’induismo ha i suoi estremisti. Secondo quanto riporta Fides, l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, il 14 dicembre un gruppo di circa 30 militanti induisti ha attaccato un gruppo di fedeli cattolici a Tikariya, villaggio nello stato indiano del Rajasthan, percuotendo il sacerdote cattolico Stephen Rawat, le donne e gli altri cristiani. Pochi giorni prima, in un altro attacco induista, una donna cristiana era stata arsa viva e molti suoi correligionari erano stati costretti a convertirsi all’induismo sotto la minaccia di morte. Un fenomeno, quello della violenza di fanatici indù contro cristiani e musulmani, che viene descritto come in costante aumento.



Le violenze religiose causate dall’Islam sono più note in Occidente, colpito da numerosi attentati terroristici negli ultimi anni e geo-politicamente interessato dalle crisi e dalle faide che stanno sconvolgendo il Medio Oriente. Ma non si può affermare, come fatto da Matteo Salvini, che “oggi nel mondo si uccide solo nel nome di Allah e di Maometto”. In Asia e in Africa, che insieme fanno i cinque settimi della popolazione mondiale, la situazione è molto più complessa. Semplicemente spesso la ignoriamo.



Il verdetto



Matteo Salvini ha detto che oggi, nel mondo, gli autori di violenze motivate religiosamente sono solo musulmani. Molte altre religioni, però, sono usate purtroppo per giustificare comportamenti violenti: “Panzana pazzesca” per il leader della Lega Nord.



Questo fact-checking è stato pubblicato in origine sul sito di AGIPer saperne di più