Alla Direzione nazionale del Partito Democratico il Segretario-Premier Renzi apre una parentesi sull’andamento dell’ormai famigerato spread e fa un paragone tra lo spread italiano e quello spagnolo (rispetto a quello tedesco). Come spiega il sito LaVoce.info in un vecchio articolo, è utile guardare “all’evoluzione dello spread fra Btp e Bonos perché in grado di isolare le differenze fra le politiche seguite nei due Paesi di fronte alla crisi del debito e perché rimuove gli effetti degli interventi della Bce a sostegno di Italia e Spagna”. Il sorpasso dell’Italia nei confronti della Spagna serve dunque ad evidenziare quella che per Renzi è una maggiore affidabilità dei titoli italiani – e quindi del Paese – agli occhi dei mercati. Andiamo a vedere i dati.



21 febbraio 2014



Il giorno prima del suo insediamento – avvenuto il 22 febbraio, di sabato, quando le borse sono di norma chiuse – lo spread italiano rispetto ai bund tedeschi chiudeva a 194 punti, mentre in Spagna si attestava a 188 punti, come ha ricordato il Premier. Il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni dei Btp italiani era del 3,60%, poco sopra il 3,54% dei Bonos spagnoli.



21 settembre 2015



Il pomeriggio del 21 settembre 2015 – giorno dell’intervento di Renzi alla Direzione Pd, a mercati ancora aperti – lo spread italiano si attestava a 111 punti* mentre quello spagnolo si aggirava a quota 128 punti*, come riferito da Renzi.



Nel giro di diciannove mesi gli spread di entrambi i Paesi rispetto ai Bund tedeschi sono calati, ma il decremento italiano è stato più marcato rispetto a quello spagnolo. Per rimanere nell’intervallo di tempo in esame, il rendimento dei Btp a 10 anni è passato dal 3,60% all’1,80%*, mentre i Bonos spagnoli sono passati dal 3,54% al 2%*.











Il verdetto



I dati sugli spread sono tutti corretti, ed è vero – per dirla con Renzi – che quello che era un gap negativo è diventato un gap positivo.



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* Per visualizzare i dati selezionare dalla tendina la voce “1 settimana” e poi spostare il cursore lungo il grafico.